Il
castello di Poppi
di
Patrizia Fazzi
La
tua torre stagliata nel cielo
è
un dito puntato alla storia,
il
tuo corpo di pietra
un
aureo perfetto rettangolo
posato
sul colle
che
verde digrada di alberi,
sentinelle
silenti ai millenni.
E
lo sguardo che si avvicina
al
tuo netto profilo
disegnato
da geni
è
preso da uno zoom di bellezza,
ammira
incantato
i
merli che giocano a dama nell’aria.
Riecheggia
più forte del traffico
l’onore
e la sfida di tanti guerrieri,
lo
scandirsi paziente di mani della tua gente
nel
ciclo dei mesi,
risale
dai chiostri un mormorio di preghiere,
percorre
la valle e le foglie più alte ne vibrano.
Ecco,
ritorna quel Casentino glorioso dei Guidi
che
accolse il fuggiasco poeta
e
laborioso continua a intessere lane di storia,
a
salire i tornanti del colle
fino
al respiro della tua piazza
affacciata
su un ordinato pianeta
di
boschi e pianure,
in
un battito insieme tra il tempo e lo spazio
ritrovati
nel cuore.
Da Il
tempo che trasforma (Prometheus, 2020)
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