L´uomo
che amava le rose
di
Tiziana Monari
a
Rocco Chinnici
E
feci vuoto dentro
cercando
di far posto alla grazia delle rose
allo
scivolo di luce su quel bianco,all´onda dei rovi che si infrange
sui
tronchi degli ulivi verso il mare
e
poi l´aurora all´improvviso
il
morbido tessuto del mattino,il sipario lacero del tempo
e
Pegaso a cavalcare i mari della luna
scesi
le scale difendendomi dal nulla nel sibilo beffardo del grecale
sentendomi
sull´orlo dell´abisso
all´ombra
di un nemico occulto che divora
l´occhio
annegava e si fondeva d´infinito
le
rose che sfumavano in argento
scomponevano
geometrie fasulle
respirando
l´alito del fuoco e delle foglie
ed
il boato,la dissonanza, l´ora
il
tempo che scavava piano, piano
e
quell´album del mondo così scialbo
la
smorfia amara delle crepe,la fame oscena di quella bestia immonda.
La
trama l´ho capita solo dopo quando il sipario è calato sulla scena
quando
si è allungata lisa ai muri la mia sera
orrore,sangue
e margherite esplose
ricordo
solo il bacio a Caterina
Elvira
col pigiama a righe
Giovanni
che ascoltava una canzone
i
prati con gli anemoni selvatici, una fragranza di menta e di ginestre
Poi
sono partito come una scommessa
il
giogo sciolto a seguire il cuore
accanto
una dissolvenza di farfalle
ed
un carico di stelle che addormentava l´ombra della luna
ormai
appassita.