Partire
di
Daniela Raimondi
La
mia terra era nuda, povera come un limone.
La
nebbia pesava sugli occhi.
Avevo
polmoni di tufo, le mani bucate dal gelo.
L´America
faceva paura solo a pensarla.
Stava
distesa sull´acqua come una donna impudica.
Volevamo
farci l´amore, succhiarla
attaccati
come tanti piccoli cani ai suoi seni.
La
notte piantava favole intorno al mio corpo
la
notte era sempre più nera.
Qualcosa
scendeva lungo i cammini del sangue:
era
come una gioia, o un castigo.
"Domani
io parto."
Dissi
a mia madre un mattino.
È
per te, grande America,
che
vendevo le pecore, il mulo
e
compravo un cappello, due paia di scarpe.
Inciampavo
sui ciottoli della città,
le
gambe tremavano lungo le strade infinite
che
portavano al mare.
Eravamo
banditi, villani vestiti da signori
pastori
poveri, donne in cerca di marito,
vecchie
con cuciti sotto la gonna
un
mazzetto di soldi e il rosario.
Fissavamo
l´oceano coi visi tagliati dal vento,
la
pelle sbiadita come gli affreschi dei santi.
Nessuno
chiamava dalla banchina,
nessuno
pregava.
Il
cuore nascosto sotto la giacca di feltro.
La
nave partiva.
Nel
fondo della stiva
donne
seminude sognavano sospese a un alveare.
Le
ragazze scioglievano i nodi ai capelli
con
dita sudate e pettini d´osso.
Un
sole straniero soffiava sull´acqua
leccava
le loro braccia nude, il vapore sui ventri.
Di
notte il mare gemeva, rapiva i bambini.
Il
vento faceva paura in quel buio.
Da I
fuochi di Manikárnica - America - Emigranti- (puntoacapo,
2020)