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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  S'accaparri la dote il più forte in armi, di Luigi Panzardi 20/12/2007
 

S'ACCAPARRI LA DOTE IL PIU' FORTE IN ARMI

 

di Luigi Panzardi

 

 

Racconti in villa, la sera annoiata, con la luna sprezzante.

Il mare nero alterna sospiri falsi di pace

a silenzi feriti da algide scaglie sonore.

 

La panchina ascolta:

 

Il legnaiolo segava ogni giorno

mai stanco anche di festa:

crollavano i tronchi tra ruvidi gridi.

 

La terra s'apriva oscena, nuda e piagata;

ansimante il picchio di ritorno bussava al vuoto chiedendo del suo tronco;

il lombrico senza foglie s'essiccava contorto al sole;

al vento che libero scorreva lo scricciolo smarrito inveiva

 

<<A me, il tuo!>> Gridava il legnaiolo ridendo:

s'innalzava levigata la sua capanna,

mangiava legno di bosco e cresceva in finestre.

<<A me, il tuo!>>

 

Dopo anni di tronchi carpiti

in un'alba ottusa giunse un turbine ululante:

<<A me…Il tuo!>>

 

Il sibilo maligno del vento raggiunse la foresta ritratta, umiliata, mugugnante;

girò la notizia tra le foglie offese, tra i cirri d'erba,

uscirono da ruvidi buchi gli animali strisciando, volando,

tutti ridenti, aspirarono ebbri il profumo del legno affilato, tornito,

fecero ala al sentiero arido  e tacquero.

 

Veniva di lontano il carro trionfale sgargiante di discordi colori,

agghindata a festa  la bagascia con la falce rideva e rideva:

<<A me il tuo!>> gridava sguaiata

e lanciava sulla casa infoscata un turbine di morte.

 

<<A me, il tuo!>> Lo sentite il grido dei guerrieri

in Iraq?  in Afghanistan?

<<A me il tuo!>> grida anche l'HIV nello Zimbabwe, nel Darfur. 

 

La ferocia ingorda griderà sempre:

“S'accaparri la dote il più forte in armi”?

 

 
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