RISTABILIRE LE REGOLE
di Armando Salvatore Santoro
Le avrei regalato tutto,
tutto di me,
anche quel minuscolo seme invisibile
che fa nascere una vita.
Avrei legato la mia entità alla
sua,
mischiato il mio sangue al suo,
ed avrei sregolato le regole
di una società repressa
che ratifica il decoroso e l'indecoroso
con il metro di un perbenismo bigotto
che affossa i sentimenti e l'affetto
Non avrei avvertito i suoi primi movimenti
galleggiando nei liquidi amniotici,
non avrei sentito lo strillo
del suo primo vagito.
Avrei immaginato il suo esile corpicino,
maschio o femmina che fosse,
allineato nelle culle d'una stanza di maternità.
L'avrei seguito nel suo sonno
leggero,
guardato con le candide mani aggrappate al suo seno,
osservato nelle felicità espresse ad altri.
L'avrei visto correre a quattro
zampe
tra gli ulivi,
nei recinti di pietre antiche della mia civiltà
che ho lasciato.
L'avrei desiderato,
ancora una volta l'avrei desiderato,
e non l'avrei avuto tra le braccia
a cantargli una ninna nanna
e vederlo addormentare sereno.
Ancora una volta
esiliato da un amore che non conosco,
che mi è stato sempre negato,
come una condanna da scontare,
per un delitto che non ho mai commesso
e di cui non capisco ragioni ed origini.
Ancora una volta,
ancora una volta,
dover rinunciare ad un amore sincero,
sbocciato tra i virgulti d'una pianta antica,
con le nuove radici
che si confondono e s'intrecciano con quelle vigorose
che affondano da quasi tre lustri nel terreno.
Ora la sera è scesa,
ha oscurato le emozioni,
offuscato i sentimenti,
represso l'amore,
ristabilite le regole.