Elisabetha
di Eufemia Griffo
Gelido il
vento
d'un inverno infinito
scuoteva il mondo
la fine dell'amore
là ove il dubbio s'insinua
Mille secoli
d'una storia sepolta
tinta di sangue
t'invocherò per sempre
Mia Dolce Elisabetha
Vaghi come
ombra
agli
Inferi dispersa
cercando invano
me, che t'amai in eterno
e per questo dannato
Solo
illusioni
tra l'eleganti vesti:
tu, nel suo volto
nelle candide mani
profumate di rose
Sangue
commisto
atteso il giorno venne,
a rapir l'ira:
tra i tumultuosi nembi
alfine, trovai pace
~ Rigano il volto
lacrime calde,
ombre Confuse
nell'eterna morte
Sapore
d'assenzio
sulle labbra
rubino
nell'immortale
amore
di chi ancora
vive ~
Per la falsa notizia della sconfitta e morte sul campo del
guerriero Vlad III, paladino della lotta cristiana
contro i turchi, la moglie Elisabetta si suicida. Il
condottiero, folle d'ira e di dolore, giura vendetta e rinnega l'Onnipotente,
restando “non morto” per sempre, ambizioso di potere, assetato di sangue (di
cui si nutre) e lussurioso. Attraversa i secoli fino alla Londra vittoriana,
dove continua la sua caccia ai viventi finché incontra la bella Mina Murray,
moglie di Jonathan Harker (il suo agente immobiliare)
e dotata di una straordinaria somiglianza con la sua prima moglie Elisabetta.
Dapprima “seduce” Lucy, la migliore amica di Mina, riducendola in fin di vita e
uccidendola, poi Mina medesima. Da quel momento la sua vita cambia, mentre il
dottor Van Helsing e un gruppo di uomini gli danno la caccia.
Liberamente ispirata a Dracula di Bram Stocker
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