LE LABILI SENTENZE
di Luigi Panzrdi
Nei
lassi interposti fra i giorni corti
d'un esserci precario
col lume di viscido petrolio
ripercorro dell'intelletto il corso.
Rinvengo
tra celle d'un'arnia vuota
le poche spoglie di te regina
pollici di polvere dorata
da cui nasce di nuvole una gramaglia:
ricordi sulla groppa d'un vento nero.
Trabalza
il carro sul selciato,
instabile il carico ormai sull'orlo
è
maturo per cadere nel coevo eterno,
dove pollice contro pollice rideremo
nuovamente insieme
forse di questo nulla senza suole.
Nell'atrio
antelunare
senza
tetto e pavimento
da esseri certi imponderabili
rideremo beffardi
dei secchi fogliari di sentenze
d'una oltremodo labile sapienza.