Distrazione
di Salvatore Armando Santoro
Lo sguardo distratto volgo,
tra i castagni lo sperdo,
tra le querce stanche
il corpo mio abbandono.
La brina gli occhi imbianca,
il volto mio scolora
le orecchie arrossa,
le guance mi congela.
Dopo la sbornia,
che l'animo ha turbato e la morale,
riscopro le cose semplici
di cui avevo perso il senso e la memoria.
Una pace m'avvolge:
un corvo volteggia muto in cielo
e il grillo di trillare ha smesso.
Fumano contorcendosi i camini,
un odor di silenzio
ovatta il borgo,
l'ombra s'allunga pigra
e già accarezza
i tetti ricchi di embricini rossi,
i vicoli,
le ripide coste dai gradini smossi.
Ogni voce maligna
ormai ristagna,
ogni pensiero amaro
ora nel cuore è spento.
Anche il telefono
dorme annoiato, giace,
poltrisce, bighellona,
pigro sonnecchia, tace.
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