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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Può sembrare / una poesia quella che / sto per scrivere…, di Elia Belculfiné 09/12/2009
 

 

Può sembrare / una poesia quella che / sto per scrivere…

di Elia Belculfiné

 

 

I

 

Può sembrare | una poesia quella che | sto per scrivere, invece è | una

specie di valigia; ecco: una vecchia valigia di cartone.

Credimi, stavolta, amore;

 

sono partito sul serio.

Frizza

 

nel mio petto il suono di questo battello

immenso, (o è astronave?) e di

 

questo viaggio; itinerario | d'amore. Nelle orecchie si solleva

la sua felicità di strumento musicale

e gli stivali infangati.

 

E' pietra arenaria antichissima questo

giro, sogno dai nomi dei

 

dipinti di Gauguin.||

 

Dissigillo |  il polline nuovo del tuo bacio, con un sorriso che

risale dall'immortalità del mondo

e la fotografia. Ma

 

sempre più

 

faticosamente il tempo, il nostro tempo avanza

degli spazi di gioia e il grigiore…

 

Dolce amore, non riesco a far correre l'aeroplano; ahi, quale idea mi

annienta? Potresti dire, a guardare con occhio

 

mancante, che non mi sia mai mosso, ma la

mia mente è un grande esodo

 

e spesso visito

le stelle.

 

II

 

Ove mai cavalca il mio fantasma? Dentro un olio su tela?

Dove respingo la carità della piacevolezza?

 

Forse dentro “l'ode alla cipolla” di Neruda…

Ma ti ho visto

 

andare,

 

anche te ho visto andare, di sabbia

e di miraggio, nella gamma

 

di Aldebaran, e ti attendevo presso una sorgente

che piange luce infinita insieme

 

alla tua sterminata

libertà.

 

Berrò fino in fondo di queste lacrime: sono canzoni. Le ascolteremo

in tutto il globo, che a ridirle

 

siano una lieta fiducia

per i figli,

 

e tutta la tenerezza che sarà in loro come finestra aperta

che contempli il mare delle

balene in agosto.

 

III

 

 

|| Può sembrare una poesia

questa che scrivo, ma a ben vedere, è il vagone

 

di un treno, sì, il

 

vagone rugginoso di un treno; lo si è veduto || correre

di fianco al bufalo || e alla nuvola,

 

nei miei quaderni di scolaro. E tu || non sai quanto benedico il

bufalo e la || nube che || mi

 

camminano nel cuore e nelle dita. Tu, amore, non sai

che c'è il grano da beccare

 

per i corvacci || uguali

ai numi. ||

 

 

IV

 

Può sembrarti una poesia o un motivo, invece è un barroccio

trainato da un piccolo mulo; che me

 

ne faccio di un letto dolcissimo

se posso sognare?

 

Se posso avvolgermi in questo tendone da circo

che mi ha ammaliato di azzurro

contro il numero

 

degli angeli.

 

Sono la donna cannone che sale a Machu Pichu,

o il viandante delle stelle che scende

 

per ammirare il portiere dei

campi di cotone.

 

E' troppo lieve il suono dei lauri! Date alle mie braccia

scudo, e faretra alla schiena. Allora,

abbandono

 

gli assurdi affari

di società.

 

Allora sono il minatore che raggiunge l'istante della candela.

Però, se io ora mi alzassi anche la terra si leverebbe

con me, con un grido

 

spezzato di raccolto

amaro.

  

V

 

Quale stanchezza mi aggrovigli, laboriosa e infiacchita terra. Terra

mia di giardini di viti e di cantalupi. Quale

 

superiore bestemmia si imporpora

sulle mie labbra -

 

fiore vivo.

 

Ma la mia terra vera è il delirio | delle notti e

i giorni | che mi sospinge e carica

la dinamo.

 

Perché può sembrare davvero una poesia, ma

è una bicicletta. Esile.

 

E non sai che

non esiste una poesia

 

bianca

 

quanto può esserlo una strada e, allo stesso modo, non esiste un

pentagramma nero come può

annerire il cielo

 

dell'arco a sesto acuto

della sera.

 

La vita, la vita di sempre ha inflorescenze e manovre; ho conosciuto

il dolore, ho conosciuto l'oblio, tuttavia: nulla paura, se

 

acciuffo l'universo che mi racchiuda,

e la mia anima non avanza

 

incarcerata in

eterno.

 

 

 
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