Può
sembrare / una poesia quella che / sto per scrivere…
di Elia Belculfiné
I
Può sembrare | una poesia quella che | sto per scrivere, invece è | una
specie di valigia; ecco: una
vecchia valigia di cartone.
Credimi, stavolta,
amore;
sono partito sul serio.
Frizza
nel mio petto il suono di
questo battello
immenso, (o è astronave?) e di
questo viaggio; itinerario | d'amore. Nelle orecchie si solleva
la sua felicità di
strumento musicale
e gli stivali
infangati.
E' pietra arenaria
antichissima questo
giro, sogno dai nomi dei
dipinti di Gauguin.||
Dissigillo | il polline nuovo del tuo bacio, con un sorriso che
risale dall'immortalità del
mondo
e la fotografia. Ma
sempre più
faticosamente il tempo, il nostro
tempo avanza
degli spazi di gioia e il
grigiore…
Dolce amore, non
riesco a far correre l'aeroplano; ahi, quale idea mi
annienta? Potresti dire, a
guardare con occhio
mancante, che non mi sia mai
mosso, ma la
mia mente è un grande
esodo
e spesso visito
le stelle.
II
Ove mai cavalca il mio
fantasma? Dentro un olio su tela?
Dove respingo la
carità della piacevolezza?
Forse dentro “l'ode
alla cipolla” di Neruda…
Ma ti ho visto
andare,
anche te ho visto andare,
di sabbia
e di miraggio, nella
gamma
di Aldebaran,
e ti attendevo presso una sorgente
che piange luce infinita
insieme
alla tua sterminata
libertà.
Berrò fino in fondo di
queste lacrime: sono canzoni. Le ascolteremo
in tutto il globo, che
a ridirle
siano una lieta fiducia
per i figli,
e tutta la tenerezza
che sarà in loro come finestra aperta
che contempli il mare
delle
balene in agosto.
III
|| Può sembrare una
poesia
questa che scrivo, ma a ben
vedere, è il vagone
di un treno, sì, il
vagone rugginoso di un
treno; lo si è veduto || correre
di fianco al bufalo ||
e alla nuvola,
nei miei quaderni di
scolaro. E tu || non sai quanto benedico il
bufalo e la || nube che ||
mi
camminano nel cuore e nelle
dita. Tu, amore, non sai
che c'è il grano da
beccare
per i corvacci
|| uguali
ai numi. ||
IV
Può sembrarti una
poesia o un motivo, invece è un barroccio
trainato da un piccolo mulo;
che me
ne faccio di un letto
dolcissimo
se posso sognare?
Se posso avvolgermi in
questo tendone da circo
che mi ha ammaliato di
azzurro
contro il numero
degli angeli.
Sono la donna cannone
che sale a Machu Pichu,
o il viandante delle
stelle che scende
per ammirare il portiere
dei
campi di cotone.
E' troppo lieve il
suono dei lauri! Date alle mie braccia
scudo, e faretra alla
schiena. Allora,
abbandono
gli assurdi affari
di società.
Allora sono il
minatore che raggiunge l'istante della candela.
Però, se io ora mi
alzassi anche la terra si leverebbe
con me, con un grido
spezzato di raccolto
amaro.
V
Quale stanchezza mi
aggrovigli, laboriosa e infiacchita terra. Terra
mia di giardini di viti
e di cantalupi. Quale
superiore bestemmia si imporpora
sulle mie labbra -
fiore vivo.
Ma la mia terra vera è
il delirio | delle notti e
i giorni | che mi sospinge e carica
la dinamo.
Perché può sembrare
davvero una poesia, ma
è una bicicletta.
Esile.
E non sai che
non esiste una poesia
bianca
quanto può esserlo una
strada e, allo stesso modo, non esiste un
pentagramma nero come può
annerire il cielo
dell'arco a sesto acuto
della sera.
La vita, la vita di
sempre ha inflorescenze e manovre; ho conosciuto
il dolore, ho conosciuto
l'oblio, tuttavia: nulla paura, se
acciuffo l'universo che mi
racchiuda,
e la mia anima non
avanza
incarcerata in
eterno.