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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Veduta con spiaggia, di Elia Belculfinè 30/12/2009
 

Veduta con spiaggia

di Elia Belculfinè

 

 

Mi hanno detto che il desiderio del mare

è somma di paura ingente; un fragore, un miscuglio di luce  

- schiuma -  questo

mio miscuglio nascosto dentro il calco della

strada. …Di che calibro l'anima altera

l'ingegno dei suoi colori -

 

vetro vulcanico - Prendo atto, adesso, del trionfo del

pesce che sale sul gabbiano, e il mio battito di

bestia. Non lontane le case

sognano di un

 

inverno silenzioso con il sole

 

che si acceca e disserra un chiavistello puro. Ma tu

sapevi innalzare l'amore, faro

riverso addosso

 

a una foresta di vento. Non sai che ora biancheggia,

si fanno un letto i pescherecci. E mi hai lasciato solo il

mare, per confidare la mia ventura. Penso

- tempo - una selva di respiri:

non sono indizio

 

di mondo. Qui il mondo finisce e ti abbandona

nelle spalle un abbraccio di fuochi. Tutto

riarde nell'attesa dei

tuoi occhi

 

così festosi da risuonare intorno

come affrancamento vivo. Un

tempo avrei saputo,

 

con la congestione della mia mascella incuneata

nel tuo pensiero, dire che, sì, anche il mare si invaghisce

delle sue distanze vergini, ma tu solo sapevi

trasformare la sabbia in

un giardino

 

di fichi. E risplendo di tristezza. Com'è grande

l'ambizione del mare…  eppure

 

la felicità non ha rumore di specchio, o un rumore di

specchio appena e mi arrampico sopra

le pietre dell'esultanza; scrivo

per te un notturno

 

di Chopin. Ma il mio lievito immondo trafitto

dall'amore vaneggia di un riscatto più presente che il tuo

pianoforte. Per questa ragione, e

per il fatto che non puoi darmi un arabesco

perduto, io per sempre mi inebrierò

dei tuoi castighi.  

 

 
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