Un tempo
di
Milvia Comastri
Sentivo i treni fischiare nella notte
e io sognavo di salirci sopra
abbandonando il poco che avevo.
Attraversavo cittą fluorescenti
che come fiori sbocciavamo nel buio.
Coglievo vite dalle finestre accese,
saluti in movimento, fotogrammi.
Il rumore del treno era un canto propizio
per un futuro tutto da creare.
E continuavo a andare, con l'euforia
nel sangue e il cuore che danzava
dentro il petto, saltimbanco perfetto
di un circo a cinque stelle.
Poi, al risveglio, mi ritrovavo
nel glaciale silenzio del mio letto,
nell'immobile vuoto del presente.
Tiravo le coperte sulla testa
e riprendevo un sonno senza sogni.