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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Mors Solemnis di Federico Corselli 22/07/2006
 

"MORS SOLEMNIS"

 

 

Penetra un chiodo, e un altro ancora, tra la carne vibratile

che ansima e singhiozza per un peccato mai commesso,

 

flesso è il corpo e alta la fronte in gabbia,

percosso e attonito dagli staffili del proprio carnefice,

 

scende un rovo al di sotto della palpebra desta

per agganciar come fibbia di sferzante sale,

la visione di una nuova rinascita,

 

riverbera lo stridore di quella crosta lacera

finché oscilla e s'annida,

come verme tra gli incavi della Terra.

 

Una terra non meritevole di alcun perdono:

questo è il sacrificio e l'atto d'amore

illuso tra gli angoli della strada d'una città

ove il peccato s'insinua come radici di sempreverdi.

 

Il peso di una croce e di una corona di spine

a dirompere le ossa del collo come una bestia da soma

dopo la fatica e l'amaro sudore dei campi incolti.

 

Nessuna semina, nessun raccolto

se non una bestemmia ed una parabola

concimata ancor più dall'ibrido inganno

di coloro che conobbero la ragione dell'incesto e del sangue.

 

Si discioglie e si dipana adesso la corona di spine

sul corpo frantumato e afflitto dalla propria caduta

di angelo senza ali e senza nome, il cui paterno comando

dall'alto di una volta celeste, affoga nel vuoto

di un silenzio mai udito dalla mortale progenie;

 

e squarcia nella sua eterna e ciclica discesa,

ogni lembo di vana speranza, finché le carni

e il cuore si aprano come strale fra la tormentata tempesta,

nel pieno rigurgito di un diluvio di sangue e di piaghe infette.

 

Questo l'antico ricordo, d'una terra lontana;

 

così dalle contuse lacrime di un logoro flagello,

di mia Madre, il viso, scarno e flagellato

dalle singulte passioni del proprio figlio mortale

sfrigola e geme tra le mani congiunte,

portate alla bocca di chi assapora l'altrui dolore

come il destino di coloro che dell'immolato

sguardo, decretarono il veto.

 

Il mio cuore e la mia anima, pegni questi

per un popolo cieco e di sé giudice,

fuggono via dalle provate ossa di martire

insieme al mio alito, incarnatosi

in una sorda e falsa religiosa promessa,

 

pallido e arso di vergogna

per avere della propria indulgenza

mortificato le ultime delizie,

in veste di semplice Uomo.

 

 

 

 
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