Maledetti
ricordi
di Salvatore Armando Santoro
Mi pigia ognor
la mente,
sul cuore s'abbandona,
come su un morbido cuscino
sprofonda il sogno
e vaga immobilmente.
Giammai paga biglietto
e vola, vola,
veloce solca i cieli
e i mari,
in largo e in lungo
ripetutamente.
Strade tortuose copre,
prati, fiumi, radure
osserva stancamente.
Con gente estranea parla,
la voce si confonde
in borbottii asfissianti
senza riscontri umani.
Alberi spogli,
fioriti a primavera,
campi di grano
e spighe dorate a giugno
ornati da papaveri
di sangue traboccanti.
Odio nel tetro cuore
che batte intensamente,
e gli occhi abbaglia,
acceca di lacrime splendenti.
O miei ricordi cari,
che a volte ritornate
ad allietar sommessi
le alterne mie giornate,
sparite dal mio cuore,
svanite dalla mente,
perché tanto dolore
tessete tristemente?
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