Dalla riva
di Cristina Bove
Aveva occhi di mare
muraglie d'acqua e scogli
l'abisso dei perduti smessi
di se di ma di non di forse e quando
esperti a fiocinare la sua barca
nottate perse ai t(r)asti.
Una sventata coda di sirena
eccola giunta
palpitante nel centro delle squame
non sa che tra millenni
diventeranno piume.
Intanto sono sorde le sue spalle
a schiume di tempesta
Ha voce il buio
di bùccina soffiata
entra nel cavo degli scalmi
i palmi incatenati a gassa doppia.
Nodi da vecchi lupi di marina
inchiodano le grida sui fasciami.
|