Grazie, Garibaldi
di Sergio Sozi
Che
epoca stranita è la nostra:
Dante
lo leggono solo i topi
anche
se la Divina
si mostra
e tu
poeta lesto la copi;
ancora
molti non sanno dove
sian
Todi, Palinuro o Sesto,
ma
tutti sperano che su Giove
l'uomo
a far casino vada presto;
e
condivider mi tocca ogni dí
l'aria
le chiacchiere e la grassa
ignoranza
degli altri tipi lí:
i cittadini del mondo-massa
che
neanche sanno perché un giorno
a uno
strano barbuto di Nizza
l'idea
di girare un bel film porno
gli
sia saltata in testa con stizza:
sí, un
documentario voleva far
sulla
sua gente, noi, tutt'insieme,
a far
orgia, accapigliarci ed urlar
per
ridar forza all'antico seme.
Magnifiche
inquadrature e anche
superba
fu la sceneggiatura,
con
tanto di attrici nate stanche
e pur
divi pigri di natura
che un
po' tra l'«amiamoci suvvia!»
e
anche il «però restiam distanti!»
dovevano
stare a mezza via
tra le
gioie, l'ego, e i lievi pianti.
Certo
quel Nizzardo già sapeva
di
aver platea stremata, guitti
paesanotti
e di bestiale leva
buoni
al ciac neanche lindi e pitti,
magari,
sí, ottimi al si gira,
ma
come emigranti oppur ladroni
dei
mari senza Nazione vera:
uomini
a crudo d'aspirazioni.
D'altronde,
scomparso il Regista,
prosegue
la recita e l'amore
per il
soggetto resta conquista
d'uno
sol con l'Italia nel cuore.