Scale
di Elia Belculfinč
Perņ non sai che tra le mie mani
potevo un acro di terra come se la musica
fino ad allora
una condanna a morte.
Musica
antico animale. E cielo fitto:
dove? Non qui:
stella coesa piano-forte. E resto;
sangue no e
vespro;
temi i miei
specchi da nulla. Ma ti contavo
le mani male di mio padre: mi
educavano a imprecare contro i campanili
di Bach
Oggi Dico colomba. Oggi Dico poesia
il tempo che il teatro gonfi le vele
verso terra,
che č i miei giorni.
ahi, giorni di marzo bocca-l-ira
di Lucifero:
tu con le orecchie:
posso sentire la luna.
Una poesia - corvo una colomba poesia, non
io, non ora
stella fissa di parola
E tu che ero anche breve
spazia inusuali
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dei tuoi contenuti, o Partenope,
un demone dalle ali
calche di
discorso.
Poi aprile e la
speranza E pietre da
demolire A mani nude
come suonare:
L'ho fatto e levigare
per anni lo stesso
cristallo.
Perņ. Perņ non sai anche
me frammenti e flusso.
Davvero.
Che
cercavo ospitalitą
nell'istante in cui i miei occhi finivano, e sono
i tuoi di chi non sopporta
il paradiso
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