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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  Scale, di Elia Belculfinč 06/12/2010
 

Scale

di Elia Belculfinč

 

 

Perņ non sai che tra le mie mani
potevo un acro di terra come se la musica
fino ad allora
una condanna a morte.
 
  Musica
antico animale
. E cielo fitto:
dove? Non qui:
  
stella coesa piano-forte. E resto;
sangue no e
vespro;
temi i miei 
specchi da nulla. Ma ti contavo

le mani male di mio padre: mi
educavano a imprecare contro i campanili
                        di Bach
 
 Oggi Dico colomba. Oggi Dico poesia
 il tempo che il teatro gonfi le vele
verso terra,
che č i miei giorni.
ahi, giorni di marzo bocca-l-ira
di Lucifero:
tu con le orecchie:
posso sentire la luna.

  Una poesia - corvo una colomba poesia, non
io, non ora
 stella fissa di parola
  E tu che ero anche breve
spazia inusuali
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  dei tuoi contenuti, o Partenope,
  un demone dalle ali
       calche di discorso.
 
Poi aprile e la
speranza    E pietre da
demolire  A mani nude
come suonare:
L'ho fatto e levigare
 per anni lo stesso
 cristallo.
 
Perņ. Perņ non sai  anche 
me  frammenti e flusso.
  Davvero. 
Che 
cercavo  ospitalitą
 nell'istante in cui i miei occhi finivano, e sono 
i tuoi di chi non sopporta
   il paradiso   

 
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