I promessi sposi
di Tiziana Monari
Avrei voluto le loro bionde
voglie
lambite da acque chiare
il loro amore di
fanciulli e di formica
il dolce dormiveglia
il loro cielo in
boccio
avrei voluto Agnese come madre
le sue chiome scompigliate
i suoi occhi cinerini
la sua ombra bella
le sue mani profumate di sapone e liquirizia
l'Innominato come padre
nell'odore di bosco e di licheni
nel buio esiziale di ore aggrovigliate
l'oro che fascia il suo crudele cuore
le timide notti di stelle vagabonde
e una chiesetta al limitar del lago
con una bianca sagrestia
un Don Abbondio dal sonno stanco
il fiato abbandonato a purpuree ore
il canto di poiane solitarie
sul ponte i bravi a rubar zecchini e briciole di tempo.
Sono stai la mia rotta e la
tempesta
questi sposi di periferia
il cicaleccio di un refolo lontano
pagine che sfogliavo morbide di baci
sognando un cuore da toccare piano
di cartongesso azzurro
tra tulipani e nuvole di panna
scritto con inchiostro rosso
a lieto fine
su una carta pergamena.