Lepus
timidus
di Mela Mondì Sanò
Balzi fuori dai gineprai
montani,
dai veprai della pianura
dalla mente dell'uomo
in momenti impensati
inopportuni.
Eterna fuggiasca
nell'albume della nebbia
o nel fresco plenilunio,
al guaiolare
delle strigi rapaci
ti nascondi
dentro l'immagine della tua sorte,
non ti concedi sonno
e non ti apri porte.
Di continuo inseguita e braccata
perennemente divisa
tra l'oscuro fascino dell'ignoto
e
i sicuri luoghi
tra
l'orrore e la menzogna,
dalle tante astuzie
sei stanata
per una danza infinita
di paura e morte.
Sussurri in fondo alla radura
sospiri dietro ad un masso
sotto il tenue chiarore della luna
prigionieri insieme
io, la lepre e lui
in
confini angusti
a loro da secoli assegnati
ma
nelle danze-e fughe
incendi e aizzi del cacciator
le rughe.
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