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  Scritti di altri autori  »  Poesie  »  San Rocco d'Acquaro, di Il Gabbiano 06/01/2012
 

San Rocco d'Acquaro
Ricordi della fanciullezza

di Il Gabbiano

 


E' un piccolo borgo
Aspro montano,
Di case sparse e stinte nel tempo,
Immerso fra i verdi boschi di castagneti
E antichi uliveti.
E' barbicato su di un costone
Dove sgorga una sorgente di acqua
Fresca e anche benedetta
Che disseta il viandante e i pellegrini
Calabresi.
In mezzo alla collina sorge il Tempio
Di San Rocco,
Protettore degli emigranti
Sparsi per il mondo
E specialmente in quello Americano
Dall'Alaska
In cerca di fortuna.
Uno dei tanti emigranti così
Parlava alla luna sul mare,
Con i suoi suscpiri da terre lontane
"Con granne chiantu tiegnu 'intra stu core
Guardannnu 'e sa finestra tantu mare!
Tu nsbatti eternu e ra mia vita more
E nnu'mmi stancu mai de ti guardare"
Con le loro rimesse,
Hanno contribuito alla costruzione
Del Santuario del Santo patrono
Di San Rocco
Il 15 e 16 agosto si svolge
Una grande festa,
In questo luogo di pace e di preghiera
Dove regna il silenzio della montagna
In un'atmosfera di allegria,
Per noi calabresi.
E' anche un'occasione per una
Scampagnata all'aria aperta
Con amici e parenti
Oltre al popolo festaiolo che
Vi giunge in pellegrinaggio
Da ogni parte della Calabria.
E' una festa dal sapore medioevale
Dove s'improvvisano osterie all'aperto
All'insegna della frasca.
L'ungo il fresco torrente
Si macellano agnelli e capretti.
Si mangia e si balla al suono
Delle zampogne
Nel centro e nella Piazzetta
A fianco della fontana
E' sempre affollato dalle bancarelle
Montagne di angurie e dolciumi
Giocattoli e leccornie per i più piccini
La zia Francesca,
Che da sempre ha fatto la venditrice
Ambulante di dolciumi e giocattoli
Che arrivava da Palmi,
Con la sua bancarella
Con i famosi " ciciri" ( i ceci)
Cotti con la sabbia di mare
Dal sapore eccezionale,
Con i gustosi taralli calabresi,
Nonché i giocattoli che facevano
Impazzire noi bambini
Andavo sempre a trovarla
Perché mi portava i regali
Mentre la Zia Teresa, mia madre,
Cucinava per i pellegrini
E dalla sua cucina campestre fumante,
Si diffondeva nell'aria
Un profumo invitante,
Di carne alla brace
Ella metteva sempre da parte
Alcune fette di pane
Con il companatico
Perché anche bambini
Dovevamo fare festa.
Questi sono ricordi che emergono
Dalla mia fanciullezza
Del nostro passato prossimo,
Di questa festa tradizionale
Ad Acquaro molto sentita dai calabresi
Ma come in tutte le feste
Il momento culminante era
La processione con la banda comunale
Ed i fuochi artificiali
Che facevano impazzire vecchi
E bambini

 
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