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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Le cornanuse di Glencoe di Mario Malgieri 24/11/2006
 

Le cornamuse di Glencoe

 

Il vento di febbraio è freddo, quassù porta fiocchi di neve duri e gelati come i cuori dei Campbell e di tutti coloro che erano a Glencoe questa mattina. Io c'ero.

Lo stesso vento mi porta il suono delle nostre cornamuse.  "The Campbells are coming", è il nostro inno.  Ma lo suonano più lento del solito, le note straziano l'anima, non c'è traccia della gioia spavalda di appartenere al potente clan di Argyll.

Pare una nenia funebre, e certamente lo è.

No, non cantano la morte dei MacIain, che giacciono sventrati nelle loro case o macchiano del loro sangue la neve delle Highlands.  Altri lo faranno, più degni di noi.

Le cornamuse piangono l'onore dei Campbell, perduto in questa brughiera nel momento in cui la prima delle nostre spade si bagnò del sangue della prima delle donne, del primo bambino, del primo uomo dormiente senza sospetto nelle case dei MacIain.

Noi tutti saremo dannati per l'eternità a causa di ciò che abbiamo fatto, e le fiamme dell'inferno ci bruceranno sino a quando il nostro cuore si scioglierà e cadrà, goccia a goccia, rotolando giù dal Sgòr na Ciche sino alle pietre annerite del villaggio. Ma ugualmente il sangue che abbiamo versato non verrà lavato e macchierà in eterno l'erica di Glencoe, e il nostro onore.

 

Arrivammo sul far della sera, ci era compagna la tormenta.

Come lupi che si travestono da pecore per non spaventare il gregge, così ci presentammo al villaggio di MacIain Abrach na Domhnallaich, i MacDonald di Glencoe.

- Veniamo per ordine di Lord Breadalbane di Argyll, attendiamo un messaggio di Sua Maestà con le direttive per dirimere l'antica questione tra i Campbell e i MacDonald. I clan delle Highlands devono vivere in pace.- 

Ecco quello che disse Robert Campbell, mio zio, bussando alla porta di Alastair, il capo del Clan.

I MacIain ci aprirono le porte, ci accolsero, ci scaldarono, ci sfamarono. Per loro, le leggi dell'ospitalità erano sacre, non concepivano di lasciare degli uomini fuori dalle loro case, nella tormenta. Anche se questi uomini erano gli antichi rivali Campbell e il sangue, in passato, era già corso tra i nostri Clan.

Se solo i MacIain avessero dato ascolto a Coinneach Odhar il veggente! Lui aveva il Dono, e il nostro arrivo l'aveva pianto oltre vent'anni prima in una delle sue profezie, ben conosciute in tutte le Highlands:

"Il mio cuore si spezza per te, Glencoe, perché il giorno verrà in cui i tuoi bianchi pascoli selvaggi fioriranno del miglior sangue delle Highlands. Io prego Dio di non essere risparmiato per vedere quel giorno, perché sarà terribile e spaventoso. La pietà abbandona gli uomini e un rosso fiume di sangue affoga il fiore del Clan. Il pianto dei vivi si leva nella valle. Giovani levano la mano contro giovani, uomini maturi spingono la spada nel cuore delle donne e dei bambini addormentati."

Tutto questo aveva visto Coinneach Odhar, ma nessuno dei MacIain volle crederci.

Per molti giorni noi mangiammo il loro cibo, ci scaldammo al loro fuoco, ridemmo e cantammo bevendo il loro liquore. E avvenne che io mi innamorai perdutamente di Mary MacIain, e lei di me.

Che la folgore mi avesse incenerito prima che io potessi alzare gli occhi su di lei, che l'acqua del Loch Leven fosse risalita in tumulto a ghermirmi nei suoi gorghi, prima che io commettessi il sacrilegio di violare quel corpo di donna che tanto amavo!

Ma niente e nessuno impedì a Mary e a me di unirci nel più folle, nel più tragico, degli amori. Lei aveva la speranza che le parole di Robert fossero vere, che un giorno i nostri clan potessero vivere in pace e in buona vicinanza, così che l'amore di una MacIain per un Campbell potesse sopravvivere negli anni, più forte degli odi antichi.

Ma io no. Che Dio mi maledica, io conoscevo la verità, io conoscevo gli ordini di re William, che Robert custodiva nella sua giubba: "Quando riceverete il secondo messaggio, passerete a fil di spada tutti i MacDonald di Glencoe, nessuno deve restare vivo".

Così la mattina del decimo giorno lasciai il caldo letto di Mary, come una serpe striscia furtiva dal calore del sole per andare a sibilare nel buio della foresta, e cavalcai nella tormenta sino a Fort Williams; il messaggero del Re non era giunto, e io fui mandato a chiedere notizie.

Io speravo, io volevo, io pregavo, che il Re fosse misericordioso, che quell'ordine venisse revocato e i MacDonald fossero perdonati. 

Spronavo il cavallo lungo la strada innevata, il sorriso di Mary mi riscaldava e mentre il vento portava ancora fiocchi di neve duri e gelati, il mio cuore si apriva alla speranza.

A Fort William l'ordine era appena arrivato, portato da Lord Breadalbane in persona.

La sua influenza sul nostro sovrano è grande, come grande era stata la sua abilità per farsi nominare mediatore tra la Corona e i Clan.

Mediatore: Come un dardo è mediatore tra il cacciatore armato di balestra e il cervo; perchè Lord Breadalbane è uno di noi, è un Campbell. E in segreto odia i MacDonald.

Il messaggio mi fu consegnato la mattina seguente. Mio Dio, è solo ieri. Ma è come se fossero passati cento inverni, tanto il mio mondo è cambiato.

Lo presi, ripiegato e chiuso dal sigillo personale del Re. Non potevo conoscerne il contenuto, ma sapevo che c'erano solo due alternative: perdono o morte. Quel foglio nella tasca della mia giubba pesava come una montagna, mentre il mio cavallo risaliva a fatica nella neve, fiaccato dal freddo, le froge fumanti vapore.

Quando arrivai al villaggio, Robert mi attendeva nella stalla, perchè nessuno vedesse.

Ruppe i sigilli, lesse e io lessi la morte sul suo viso prima ancora che mi parlasse:

- Domattina, all'alba, tutti.  Dai gli ordini in segreto questa sera.-

E tutto è stato eseguito, secondo la volontà del Re.

 

Qui, dalla cima del Sgòr na Ciche, posso scorgere Ballaculish, mentre un raggio di sole trafigge come una lama le nuvole basse e illumina il Loch Leven.

Sulla lama del mio pugnale c'è il sangue di Mary.

Doveva morire come tutti i MacIain, ma solo io l'avrei toccata, nessun'altro le si doveva accostare. Ho detto ai miei uomini di lasciarla a me, che andassero a uccidere i suoi fratelli,  suo padre, sua madre.

Mentre nella casa si udivano le grida disperate delle altre vittime, tra le urla di trionfo dei miei compagni resi folli dall'odio e dal sangue, io la ho baciata un'ultima volta e poi le ho trafitto il cuore.

Lei non ha fatto nulla per difendersi.

I suoi occhi mi hanno fissato mentre le affondavo il pugnale nel petto e la sua bocca mi ha maledetto con l'ultimo fiato.

Sono ancora qui con me, quegli occhi, li sento; mi hanno seguito mentre uscivo dalla sua casa che già bruciava; erano fissi su di me mentre sellavo il cavallo e fuggivo, infine sono ancora qui, azzurri e spietati, che mi trafiggono come spade di ghiaccio mentre mi inginocchio tra la neve.

 

Ora questo stesso pugnale trafiggerà il mio cuore, lontano dalla casa che ho violato.

Nessuno dovrà trovare il mio corpo maledetto, esso verrà sepolto dalla neve e poi divorato dai lupi, a primavera.

Il vento mi porta ancora le note delle cornamuse. Io, Kenneth Campbell, scompaio da questa terra come le note delle cornamuse svaniscono nell'aria limpida delle Highlands.

 

 

 

 

Nota: il fatto narrato è realmente accaduto il 13 Febbraio 1692.

l'io narrante, la sua storia d'amore con Mary e alcuni dettagli sono frutto di fantasia.

 

Per chi volesse, esiste una bella ballata, "Ballad of Glencoe", testo e musica di Jim McLean, che non posso allegare come file musicale per questione di diritti Siae.

Per gli amanti del genere, consiglio il cd "Scotland, the singers & the song", con l'interpretazione di George Duffus.

 

Questo il testo.

 

Chorus:
O, cruel was the snow that sweeps Glencoe
And covers the grave o' Donald
O, cruel was the foe that raped Glencoe
And murdered the house of MacDonald

 

1. They came in a blizzard, we offered them heat
A roof for their heads, dry shoes for their feet
We wined them and dined them, they ate of our meat
And they slept in the house of MacDonald.

Chorus:
...

2. They came from Fort William with murder in mind
The Campbell had orders King William had signed
"Put all to the sword" these words underlined
"And leave none alive called MacDonald"


Chorus:

.....

3. They came in the night when the men were asleep
This band of Argyles, through snow soft and deep
Like murdering foxes amongst helpless sheep
They slaughtered the house of MacDonald

Chorus:

.....

4. Some died in their beds at the hand of the foe
Some fled in the night and were lost in the snow
Some lived to accuse him who struck the first blow
But gone was the house of MacDonald

 

 

 

 
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