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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Una madre sola di Gloria Venturini 22/12/2006
 

Una madre sola

“Ascolta attentamente, e soprattutto ricordati
che le storie vere devono essere raccontate,   
tenerle per se stessi è come tradirle”
(Israel Baal Sem Tov)  

       
       Questa è una storia vera che desidero raccontare…

In una scatola. Ma ci può stare una vita dentro una scatola? Possono rimanere chiuse e taciute emozioni tanto forti dietro le righe di un vecchio diario? Si, a quanto pare si. Una bella scatola, riposta dentro ad un vecchio mobile in cantina, tutta ricoperta di disegni dai tenui colori, alberelli e casette di un mondo incantato. All'interno un quaderno con un'etichetta bianca sopra, c'è scritto Aspettando te…. Alcune foto di un giovane ragazzo e di mia madre accanto a lui. Alla mia nascita la mamma era sola, lo ho sempre saputo, ma ha parlato così poco di mio padre! Per caso un diario, chiuso in una scatola magica, di quando lei era incinta e aspettava me. In un attimo tutte le mie curiosità sarebbero state soddisfatte, tutti i miei pensieri avrebbero avuto un'origine precisa. Inizio a sfogliarlo e a leggerlo, la mamma scriveva, con parole scrupolose, di me, di lei, e di quello che avrebbe dovuto essere mio padre. Era il quattordici luglio quando ha scoperto la mia esistenza e ne era infinitamente felice, nonostante i suoi vent'anni. Mi rendo conto che lei si sentiva molto sola, non aveva nessun appoggio: la solitudine crea una disperazione senza rimedio, peccato che la maggior parte della gente viva in una muta depressione. Sembrava che lei e mio padre mi avessero cercata, che ambedue mi volessero, ma tra le pagine del diario mi accorgo che il problema era solo suo. I suoi non la volevano, mentre i genitori di mio padre non volevano me. Scriveva sul diario bagnandolo di lacrime amare, ma ogni giorno mi diceva ti amo. Così facendo le sembrava di parlare con me e si sentiva subito meglio. Povera mamma, senza una parola…Ti porto a fare un giretto in bicicletta, perché tu possa vedere quanto la natura sia meravigliosamente bella, ma anche crudele; come il mondo sia infinito, voglio tu possa vedere le cose più belle oggi, attraverso i miei occhi. Anche se siamo soli, bambino mio, noi due nel mondo, dobbiamo sperare nelle cose migliori, e sorridere, e credere che sarà davvero come noi vorremmo! Parlava di un silenzio che uccide l'anima, come un odore forte e profondo che si insinua nelle viscere e puzza di amaro, di acido e di morte. Raccontava delle sue ecografie da sola, di com'era felice quando i dottori dicevano che stavo bene, di quanta gioia provava nel vedere i miei occhi, le mie piccole dita e di come mi vedeva bellissima. Le difficoltà da affrontare erano tantissime e come unico supporto trovava sfogo scrivendo di getto le sue paure, i suoi problemi e le sue disillusioni. Si sentiva morire, stava soffocando se stessa lentamente. Le sembrava che tutte le ingiurie delle persone, anche quelle a lei molto care, fossero come terra su di lei, e si sentiva seppellire. La sua anima vagava come fosse uno spettro, senza voce. Voleva aggrapparsi ad un raggio di sole per superare anche questo inverno e poter sorridere la prossima primavera, con me, il suo fiore. Il mondo è il giardino dell'universo, dove l'uomo è il fiore profumato più bello. Tu sei il mio urlo alla vita, scriveva, in certi momenti l'amore è come la nota malinconica di una passata canzone, a cui sono legati tanti ricordi, tutti soli, come me. Parlava della pioggia che piangeva con lei, in quell'inverno inoltrato penetrando dappertutto, nelle ossa, nell'anima e aveva freddo, aveva bisogno del calore della vita e del focolare dell'amore. Il suo mondo si era perduto tra i suoi sogni e le sembrava di vivere una realtà che non era la sua. Aveva rinunciato all'università, al lavoro solo per avere me, ma voleva qualcosa di più, una famiglia, una vita serena anche per me, come spetta di diritto a tutti i bambini. Sperava di non vedere mai riflessa nei miei occhi quella luce di tenerezza che luccicava in quelli di mio padre. Ma i miei occhi sono grandi come quelli della mamma, nei giorni di sole si intravede lo smeraldo del mare, il verde della speranza, proprio come nei suoi. Sono solo una stramaledetta stupida innamorata del padre del mio bambino. Rammentava le prime nausee che le annunciavano la mia presenza, era così contenta di avermi, anche nei momenti in cui il mondo le franava addosso. Piccolo cuore mio, ho constatato che il disagio della vita è presente nei consapevoli e che la felicità esiste nei momenti in cui la realtà è verità, senza inibizioni e limitazioni. Aveva voglia di un po' di mondo, di un po' di sole, di un pezzo di cielo tutto suo su cui far volare la fantasia. Aveva bisogno d'amore, d'affetto, anche di una sola carezza, era stanca di riscaldarsi al tepore di una coperta, voleva il presente calore di mio padre per me e per lei. Immersa in un mare di ricordi malinconici affrontava con il cuore colmo di una tremenda sofferenza il Natale, regalami la gioia, diceva. In un'altra pagina del diario raccontava di come una sera l'aveva supplicato di abbracciarla, ne aveva bisogno per trarre forza, ma lui impassibile, stava a guardare il suo pianto disperato senza fare e dire nulla; ha pianto per ore, quando bastava un solo istante per consolarla. Faccio fatica a continuare a leggere, un nodo alla gola mi assale senza sfogo. Ora capisco quei messaggi che mi mandava con lo sguardo, ci sono sentimenti che si trasmettono solo con gli occhi, perché sono lo specchio dell'anima. I fogli stanno per finire, bimba mia, papà ci abbandona. Credevo ci volesse bene e che noi due fossimo le cose più importanti della sua vita, ma era tutto uno sbaglio. Papà non ci ama più. In aprile, ero già nata. Continua con l'ultimo scritto, ancora dolente continua. E' da tanto che non prendo in mano questo abbozzo di dispiaceri che insistono implacabili. Sei qui in braccio a me, bimba mia, sei così bella, hai un'espressione così dolce da spezzare l'anima, sei così piccola e indifesa! Cara, sei la mia vita, ti amo sopra ogni cosa, sei la mia sorpresa nei tuoi piccoli sorrisi, nel tuo sguardo ancora incerto, sei il dolore di quando non mangi e stai male, sei il mio cuore che soffre se soffri, la mia anima che ride se ridi. Mi addolora guardarti così mentre dormi, con la tua bocchina aperta e pensare che non sono stata capace di darti un padre, ma tu devi sorridere alla vita, perché hai il sole del futuro che ti abbraccia. Tua madre. Viveva credendo fermamente nella speranza e in un roseo futuro che poi si è avverato. Mi ha dato tutta se stessa, tutta la sua vita con grande amore. Non c'è stato momento, nonostante il diluvio di amarezze, dolori ed umiliazioni subiti, in cui lei non mi abbia detto o scritto che mi amava e che mi voleva. E' stato l'ultimo dono d'amore quel vecchio diario chiuso in cantina; sono certa che lei, dall'alto del cielo, mi ha dato il coraggio per affrontare quel triste passato, illuminandomi coi suoi ricordi, per capire i miei incompiuti. Risento il suo sorriso, il suo caldo abbraccio nel cuore. Grazie mamma, per avermi dato la vita accanto a te sola, ma completamente colma d'amore come non mai. Da quando sei nata non c'è stato momento in cui io mi sia sentita sola, la tua piccola anima mi fa tanta compagnia. Tu sei il fiore che ha profumato, riscaldato, cullato ed amato tutta la mia vita. Non sono più sola, perché ora io ho te.

 

 
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