Una madre sola
“Ascolta attentamente, e soprattutto ricordati
che le storie vere devono essere raccontate,
tenerle per se stessi è come tradirle”
(Israel Baal Sem Tov)
Questa è una storia vera che desidero
raccontare…
In una scatola. Ma ci può stare una vita dentro una
scatola? Possono rimanere chiuse e taciute emozioni tanto forti dietro le righe
di un vecchio diario? Si, a quanto pare si. Una bella scatola, riposta dentro
ad un vecchio mobile in cantina, tutta ricoperta di disegni dai tenui colori,
alberelli e casette di un mondo incantato. All'interno un quaderno con
un'etichetta bianca sopra, c'è scritto Aspettando te…. Alcune foto di un
giovane ragazzo e di mia madre accanto a lui. Alla mia nascita la mamma era sola,
lo ho sempre saputo, ma ha parlato così poco di mio padre! Per caso un diario,
chiuso in una scatola magica, di quando lei era incinta e aspettava me. In un attimo tutte le mie curiosità sarebbero state
soddisfatte, tutti i miei pensieri avrebbero avuto un'origine precisa. Inizio a
sfogliarlo e a leggerlo, la mamma scriveva, con parole scrupolose, di me, di
lei, e di quello che avrebbe dovuto essere mio padre. Era il quattordici luglio quando ha scoperto la mia esistenza e ne era
infinitamente felice, nonostante i suoi vent'anni. Mi rendo conto che lei si
sentiva molto sola, non aveva nessun appoggio: la solitudine crea una
disperazione senza rimedio, peccato che la maggior parte della gente viva in
una muta depressione. Sembrava che lei e mio padre mi avessero cercata, che
ambedue mi volessero, ma tra le pagine del diario mi accorgo che il problema
era solo suo. I suoi non la volevano, mentre i genitori di mio padre non
volevano me. Scriveva sul diario bagnandolo di lacrime amare,
ma ogni giorno mi diceva ti amo. Così facendo le sembrava di parlare con
me e si sentiva subito meglio. Povera mamma, senza una parola…Ti porto a fare
un giretto in bicicletta, perché tu possa vedere quanto la natura sia
meravigliosamente bella, ma anche crudele; come il mondo sia infinito, voglio
tu possa vedere le cose più belle oggi, attraverso i miei occhi. Anche se siamo
soli, bambino mio, noi due nel mondo, dobbiamo sperare nelle cose migliori, e
sorridere, e credere che sarà davvero come noi vorremmo! Parlava di un silenzio
che uccide l'anima, come un odore forte e profondo che
si insinua nelle viscere e puzza di amaro, di acido e di morte. Raccontava
delle sue ecografie da sola, di com'era felice quando
i dottori dicevano che stavo bene, di quanta gioia provava nel vedere i miei
occhi, le mie piccole dita e di come mi vedeva bellissima. Le difficoltà da
affrontare erano tantissime e come unico supporto trovava sfogo scrivendo di
getto le sue paure, i suoi problemi e le sue disillusioni. Si sentiva morire,
stava soffocando se stessa lentamente. Le sembrava che tutte le ingiurie delle
persone, anche quelle a lei molto care, fossero come terra su di lei, e si
sentiva seppellire. La sua anima vagava come fosse uno
spettro, senza voce. Voleva aggrapparsi ad un raggio di sole per superare anche
questo inverno e poter sorridere la prossima primavera, con me, il suo fiore.
Il mondo è il giardino dell'universo, dove l'uomo è il fiore profumato più
bello. Tu sei il mio urlo alla vita, scriveva, in certi momenti l'amore è come
la nota malinconica di una passata canzone, a cui sono
legati tanti ricordi, tutti soli, come me. Parlava della pioggia che piangeva
con lei, in quell'inverno inoltrato penetrando
dappertutto, nelle ossa, nell'anima e aveva freddo, aveva bisogno del calore
della vita e del focolare dell'amore. Il suo mondo si era perduto tra i suoi
sogni e le sembrava di vivere una realtà che non era la sua. Aveva rinunciato
all'università, al lavoro solo per avere me, ma voleva qualcosa di più, una
famiglia, una vita serena anche per me, come spetta di diritto a tutti i
bambini. Sperava di non vedere mai riflessa nei miei occhi quella luce di
tenerezza che luccicava in quelli di mio padre. Ma i miei occhi sono grandi
come quelli della mamma, nei giorni di sole si intravede lo smeraldo del mare,
il verde della speranza, proprio come nei suoi. Sono solo una stramaledetta
stupida innamorata del padre del mio bambino. Rammentava le prime nausee che le
annunciavano la mia presenza, era così contenta di avermi, anche nei momenti in
cui il mondo le franava addosso. Piccolo cuore mio, ho constatato che il
disagio della vita è presente nei consapevoli e che la felicità esiste nei
momenti in cui la realtà è verità, senza inibizioni e limitazioni. Aveva voglia
di un po' di mondo, di un po' di sole, di un pezzo di cielo tutto suo su cui
far volare la fantasia. Aveva bisogno d'amore, d'affetto, anche di una sola
carezza, era stanca di riscaldarsi al tepore di una coperta, voleva il presente
calore di mio padre per me e per lei. Immersa in un mare di ricordi malinconici
affrontava con il cuore colmo di una tremenda sofferenza il Natale, regalami la
gioia, diceva. In un'altra pagina del diario raccontava di come una sera
l'aveva supplicato di abbracciarla, ne aveva bisogno per trarre forza, ma lui
impassibile, stava a guardare il suo pianto disperato senza fare e dire nulla;
ha pianto per ore, quando bastava un solo istante per consolarla. Faccio fatica
a continuare a leggere, un nodo alla gola mi assale senza sfogo. Ora capisco
quei messaggi che mi mandava con lo sguardo, ci sono sentimenti che si
trasmettono solo con gli occhi, perché sono lo specchio dell'anima. I fogli
stanno per finire, bimba mia, papà ci abbandona. Credevo ci volesse bene e che
noi due fossimo le cose più importanti della sua vita, ma era tutto uno
sbaglio. Papà non ci ama più. In aprile, ero già nata. Continua con l'ultimo
scritto, ancora dolente continua. E' da tanto che non prendo in mano questo
abbozzo di dispiaceri che insistono implacabili. Sei qui in braccio a me, bimba
mia, sei così bella, hai un'espressione così dolce da spezzare l'anima, sei
così piccola e indifesa! Cara, sei la mia vita, ti amo sopra ogni cosa, sei la
mia sorpresa nei tuoi piccoli sorrisi, nel tuo sguardo ancora incerto, sei il
dolore di quando non mangi e stai male, sei il mio
cuore che soffre se soffri, la mia anima che ride se ridi.
Mi addolora guardarti così mentre dormi, con la tua
bocchina aperta e pensare che non sono stata capace di darti un padre, ma tu
devi sorridere alla vita, perché hai il sole del futuro che ti abbraccia. Tua
madre. Viveva credendo fermamente nella speranza e in un roseo futuro che poi
si è avverato. Mi ha dato tutta se stessa, tutta la sua vita con grande amore.
Non c'è stato momento, nonostante il diluvio di amarezze, dolori ed umiliazioni
subiti, in cui lei non mi abbia detto o scritto che mi amava e che mi voleva.
E' stato l'ultimo dono d'amore quel vecchio diario chiuso in cantina; sono
certa che lei, dall'alto del cielo, mi ha dato il coraggio per affrontare quel
triste passato, illuminandomi coi suoi ricordi, per capire i miei incompiuti.
Risento il suo sorriso, il suo caldo abbraccio nel cuore. Grazie mamma, per
avermi dato la vita accanto a te sola, ma completamente colma d'amore come non
mai. Da quando sei nata non c'è stato momento in cui io mi sia
sentita sola, la tua piccola anima mi fa tanta compagnia. Tu sei il
fiore che ha profumato, riscaldato, cullato ed amato tutta la mia vita. Non
sono più sola, perché ora io ho te.