Il vecchio e la bambina
di massimolegnani
Aveva una
bavetta che si raccoglieva all'angolo sinistro della bocca e che si riformava
come un fiore a primavera non appena lui si ripuliva con la manica. E aveva
tante grinze in viso, più degli anni suoi, era un foglio di carta troppo a
lungo stropicciato. Lei non gli vedeva né la bava né le grinze, forse era cieca
oppure aveva occhi in grado di vedere unicamente il bello delle cose.
Passeggiavano
tenendosi per mano sulla strada polverosa che dal paese portava alla campagna.
Andavano sicuri, come avessero una meta, con una falcata asincrona, passetti
brevi e rapidi lei passi più ampi e lenti lui, falcata che risultava redditizia
a mantenerli in pari. Poche le parole, essenziali i gesti, tanti i sorrisi a
scambiarsi brevi stupori al volo sfarfallante di una gazza o al turbinio di
foglie gialle al vento.
Un
sodalizio strano, fragile e tenace, nato per caso un giorno in riva al fiume.
Lui pescava fissando assorto l'acqua, lei, comparsa chissà da dove, s'era
acquattata al suo fianco, senza nascondersi nè imporsi.
La bambina osservava il galleggiante che ricadeva preciso in acqua dopo il volo
ampio del lancio e condivideva la pazienza di un'attesa forse vana guardando
gli occhi placidi del vecchio. Al primo imbrunire lei gli regalò un papavero
colto per lui nel campo, a ricompensa di tutti i pesci che non aveva preso. Poi
scappò via prima che le arrivasse un grazie.
Da allora il
vecchio porta il fiore rosso infilato nella tesa del cappello, come una
sfrontatezza, un dispetto alla sua età. Cammina con la schiena dritta e una
bavetta all'angolo sinistro della bocca, lo sguardo rivolto all'utopia
dell'orizzonte. Nella mano stringe ancora le dita salde della bimba e insieme
vanno, senza che gl'importi dove.