Considerazioni
di Miriam
Ballerini
Il sole si stava preparando a
tramontare. La donna si guardò intorno: ormai nessuno badava a lei, ritta in
mezzo a una grossa aiuola di rose rosse. Lei era una statua che spiccava in
tutta la sua altezza, svestita, con le mani a mo' di ventagli pudichi a coprire
la nudità.
Gli anni l'avevano
resa grigia da tempo, intorno ai piedi si raccoglieva del muschio che a tratti
si era impossessato anche di alcuni parti del suo corpo di pietra.
<< Care
rose, anche questa giornata è passata>>.
<<Abbiamo
sete>>, risposero queste in coro.
<<Portate
pazienza, fra poco arriverà il giardiniere. Hanno assunto un ragazzo di colore,
credo sia uno dei tanti venuti in Italia a cercare lavoro… beate
voi che non capite quanto ci circonda>>, rispose la statua. <<Io
vengo da un paese europeo, sono stata costruita lì. Per alcuni anni ho
addobbato la casa di un ricco signore austriaco. Poi, lui ha venduto la sua
proprietà e mi hanno caricata su un camion che mi ha portata in questo piccolo
parco italiano. Ho lasciato lì tanti amici, tanti fiori e insetti che conoscevo
da tempo. E pure un piccolo pezzo di piede che si era rotto>>.
Se avesse potuto
piangere, la statua avrebbe lasciato che dagli occhi le sgorgassero lacrime,
invece di qualche secco granello di sabbia.
Capiva benissimo
la sofferenza di coloro che lasciavano la propria terra, magari con la speranza
di trovare quello scopo nella vita che portasse a loro e ai loro cari fortuna e
serenità.
Troppe volte si
era vista circondata da gente che sedeva sulle panchine del parco e li
ascoltava parlare degli “altri”. Come se non fossero tutta gente, tutta fatta
di carne e ossa. Dicevano delle bestialità e lei, rigida, doveva ascoltare per
forza, con quelle mani ferme a proteggere la sua intimità.
<<Per
fortuna sono io quella che ha un cuore di pietra…>>,
sospirò.
Le rose annuirono,
per poi ridacchiare serene sotto lo scroscio d'acqua del giardiniere che era
venuto per abbeverarle.