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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Asino e pavone e Turismo (ri)ciclabile, di massimolegnani 30/10/2015
 

Asino e pavone

di massimolegnqani

 

 

Non conosco due animali più diversi, per natura loro e simboli che gli attribuiamo noi. Bellezza e bruttura, eleganza e sciatteria, colori sgargianti e grigio cupo. Uno fa la ruota di superbia, l'altro la spinge al giro tondo della macina. Uno è il pupillo della regina, l'altro appartiene al contadino più arretrato. L'asino banalmente raglia mentre il pavone è originale anche nel verbo, paupula eppur si tiene lontano dal ridicolo.

Ma tu ascoltali di notte qui in campagna, cantano in coro note malinconiche. Squarciano il buio con disperazione identica gridando al mondo che la felicità in ogni caso non esiste.

 

 

 

 

Turismo (ri)ciclabile

di massimolegnani

 

 

 

Amo cercare territori che ancora non conosco per brevi scorribande, e se possibile inseguire il caldo sostenibile in settembre, il sole amico e l'aria tiepida, cucirmi addosso un ritaglio di fine estate mentre parto dall'autunno. La bicicletta mi permette un contatto stretto con l'ambiente nuovo, le ruote a girare lente sull'asfalto o sul ghiaietto aiutano a guardarmi intorno in un turismo utile a farmi meno ignorante.

Così sono calato in Tuscia di cui non sapevo nemmeno il nome e mi diverte che sia Lazio e non Toscana come sarebbe logico.

Inanello laghi lontani, Bolsena, Vico, Bracciano e mi sorprende la bellezza delle sponde, i  prati digradanti all'acqua, i canneti, le spiaggette libere,  il vento forte che li fa sembrare piccoli mari, la sabbia nera che mi indica la loro origine vulcanica. Del vulcano alcuni conservano il cono da scalare con fatica come a Vico, giro tutt'attorno al bordo guardando giù il cratere sommerso d'acqua, mi sembra di sentirne ancora il rombo.

E sulle rive borghi di pietra chiara e antica, Capodimonte protesa alta sul lago, Bolsena aristocratica, Anguillara adagiata quieta, forse qui pescavano le anguille un tempo, non solo i coregoni. Ma più del pesce, a sera, la mia fame esige i bucatini all'amatriciana e la porchetta che sazia e stuzzica.

 

 

 
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