Danzare…il mio
sogno!
di Giuseppe
Gambini
Stasera, come ogni sera, non riesco
a prendere sonno, anche se prima di coricarmi ho messo in funzione – come
sono solita fare - il mio carillon preferito, con dentro la statuina di una ballerina
in ceramica dal volto lucido e marmoreo che, su semplici note del famoso “Lago
dei Cigni”, volteggia sempre nello stesso verso, con la medesima velocità.
Il suo volto non appare stanco, è
rimasto immutato nel tempo, con gli stessi dolci tratti somatici, sognanti ed
espressivi. Il mio, invece, ogni giorno perde la propria vitalità, segnato ora
dopo ora da nuove rughe che lo deturpano... altro che creme di ringiovanimento
ci vorrebbero tra tutte quelle che la pubblicità ci propina attraverso i
mass-media!
La natura deve fare il proprio
corso, inutile illudersi; ad una certa età a nulla serve il restauro della
propria identità... bisogna accettarsi per ciò che si è diventati e serenamente
vivere il tempo che ci vien dato da vivere, godendo di quello passato!
Mi chiamo Elisa Ferraris ed ho 75 anni; anche se donna, ad una certa
età bisogna essere orgogliose di dichiarare i propri anni. Sono stata una
famosa ballerina, “prima étoile”del Corpo di Ballo del Teatro alla
Scala di Milano.
Sola e mai sposata, vivo in una
villa che ho voluto chiamare “Scarpetta rosa”, versoBrunate sul
lago di Como, dalla quale godo una bellissima vista sul lago sottostante,
circondata da alberi secolari.
Ho una nipote quasi trentenne che si
chiama Angela e vive a Milano, figlia di mia sorella Lucia, purtroppo
deceduta. Angela spesso viene a farmi visita e con lei posso parlare di tutto,
soprattutto di danza perché – anche per lei, come lo è stata per me –
quest'arte è una grande passione, un sogno da vivere e poter realizzare.
Oggi mia nipote verrà a trovarmi e a
lei inizierò a raccontare la mia vita.
Angela è anche una brava scrittrice
e ha deciso di rendere pubblica, spero senza romanzarla, la mia vita di
artista e tutti i miei successi e riconoscimenti. Mi farebbe piacere se anche
voi foste presenti a quest'incontro... così, ancor prima di leggere “le mie
memorie”, potete vivere in diretta tutta la fatica che mi è costata
per diventare una ballerina di successo, ma soprattutto potete vivere con me
e mia nipote il grande sogno della mia vita e la caparbietà e la grande passione
che vi ho investito per poterlo realizzare...
…eh, sì, danzare
è stato sempre il più grande sogno della mia esistenza!
Drin... drin.. drin... hanno
suonato, dev'essere lei e va anche di fretta, a
quanto sembra!
“Ciao, Angela, come va?”
“Bene, zia Elisa... e tu?”
“Bene, grazie. Allora, sei pronta ad
ascoltare e scrivere tutta la “Via Crucis” della mia vita? Sei
sempre decisa a farlo?”
“Certo, zia, non ne vedo l'ora!
Altrimenti perché sarei qui così puntuale, lo sai che solitamente non lo sono
mai!”
“Capisco! Senti, c'è però una
piccola novità che non conosci. Sapendo che venivi per ascoltare la mia storia,
mi son permessa d'invitare a quest'incontro anche alcuni amici anonimi ed
invisibili, ipotetici lettori che non conosciamo, ai quali farebbe piacere
ascoltare in anteprima la storia della mia vita, ti dispiace? Stai tranquilla,
mi hanno promesso che comunque, dopo, compreranno il libro che scriverai,
narrando tutte le emozioni della mia vita!”.
“Figurati, zia, ciò mi può solamente
onorare e far piacere. Sicuramente la storia delle tue vicissitudini potranno
motivare e spingere tante altre persone, soprattutto giovani ragazze, a seguire
il tuo esempio.
Allora, cominciamo?”.
“Sono pronta...”.
♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥
Sono una ballerina famosa e tante
ragazze vorrebbero imitarmi e raggiungere gli stessi traguardi e successi da
me conseguiti durante la vita. Queste ragazze, però, devono sapere che i sogni
da realizzare bisogna guadagnarseli con sacrificio e abnegazione, perché – se
è vero che la fortuna esiste ed una sua mano non si rifiuta mai – è altrettanto
vero che solamente la propria ambizione e testardaggine, unitamente ad una
grande forza di volontà, possono portare a risultati eccellenti. Bisogna
sempre credere in ciò che si fa, per raggiungere i risultati che si vogliono
ottenere! Danzare è stato il mio sogno da realizzare, fin da bambina e, se
oggi posso gridare al mondo d'averlo fatto, per me è una grande gioia e motivo
d'orgoglio.
Arrivare fin qua, però, non è stato
facile... quanti sacrifici mi son costati!
La mia è una storia lunga.
Bisogna partire da lontano, da
quand'ero bambina…
Sono figlia di contadini; con
orgoglio posso dire d'essere nata "sotto il cavolo", considerato
che ho vissuto l'infanzia in mezzo ai campi, coltivando la terra per dare una
mano ai miei genitori. Mio padre svegliava tutti al canto del gallo ed
accompagnava nei campi me, mia sorella e le nostre amiche della fattoria. Ci
mostrava il lavoro da fare e poi andava a svolgere il suo. Ma noi eravamo
piccole ed avevamo tanta voglia di giocare, di divertirci nei prati, rotolare
tra l'erba, correre sui declivi verdi molto estesi... oh, come ci divertivamo!
Lavorare era un gioco, o quasi, e qualche volta mio padre ci sgridava perché
perdevamo tempo. Ciò nonostante, già così piccola, sentivo una vocina dentro
di me che diceva: “Non è questo il tuo futuro!”.
A quei tempi non sapevo nemmeno cosa
fossero la danza, la musica classica, il teatro. Ma una sera, una delle rarissime
volte che guardavo la televisione, vidi uno spettacolo affascinante; alcune
ragazze poco più grandi di me, con stupendi costumi, con sinuosi movimenti
delle mani e delle gambe, s'intrecciavano tra loro e danzavano leggere nell'aria...
sembravano volare come farfalle, accompagnate da una musica dolcissima...
“Ma cos'è questo?” chiesi a mia
madre.
“Non lo vedi?... è la danza... sono
ragazze che ballano..." mi rispose lei.
Per me fu una folgorazione; da quel
momento decisi che sarei diventata ballerina! Quella notte ero un po' agitata,
ma feci un sogno meraviglioso!
Sognai d'essere già una famosa
ballerina e di danzare leggera come una piuma, sopra un tappeto di nuvole e intorno
a me tante altre ragazze in tutù volteggiavano. Saltavamo da una nuvola
all'altra con grande leggerezza, ci sembrava di volare e, al di sopra di noi,
splendeva il sole che ci sorrideva e dondolava la testa seguendo il ritmo della
musica.
Anche lui ballava con noi!
Al mattino il canto del gallo mi
riportò con i piedi per terra, alla realtà di tutti i giorni, ma ormai la mia
vita la sentivo cambiata! Appena potevo, scappavo nei campi e cercavo di
danzare, di ripetere i passi visti in televisione... volevo rivivere il mio
sogno! Mio padre, però, se n'era accorto e non era contento. Quando vedeva che
mi allontanavo dalla cascina, mi seguiva per controllare cosa facessi. Allora
mi rincorreva per i campi e quando trafelato mi raggiungeva mi sgridava
dicendomi:
“Cosa fai?! Perché perdi tempo con
questi strani movimenti Devi aiutare tua mamma e tua sorella... con tutto
quello che c'è da fare in casa!”.
Per fortuna, però, mia madre e mia
sorella Lucia erano dalla mia parte, mi capivano e difendevano.
Povero papà! Erano proprio inutili
le sue paternali!
Ormai la danza era la mia grande
passione; cercavo sempre di ballare e tutto ciò che mi circondava mi sembrava
spettacolo, un danza unica, in cui anche la natura prendeva vita. Tutto ciò che
toccavo ballava, persino le piante, i fiori, gli animali. I giorni passavano ed
io ero sempre più felice. Ogni mattina cercavo di esercitarmi a modo mio, diventando
così molto più agile nel muovermi. Mi divertivo ad inventare anche semplici
coreografie, coinvolgendo mia sorella e le amiche, tutto naturalmente di nascosto
da papà.
Arrivò l'estate e con essa la festa
del paese: era una grande attrazione turistica.
Per l'occasione il paese si trasformava e si riempiva di giocolieri, clown e
musica. Noi bambine ogni anno indossavamo costumi antichi tramandati di madre
in figlia e sfilavamo per le strade, inscenando piccole esibizioni. Riuscii a
convincere le mie amiche e mia sorella Lucia a preparare assieme un ballo per
la festa. Non immaginavo neppure lontanamente che quell'anno alla festa avrebbe
partecipato anche una famosa ballerina della "Royal Dance Accademy” di Londra, importantissima scuola di
danza, il cui incontro avrebbe cambiato radicalmente la mia esistenza.
La ballerina famosa restò molto
colpita, non tanto dalla semplicità del balletto, quanto dalla nostra
caparbietà e voglia di riuscire a farlo bene e venne a complimentarsi con tutte,
ma soprattutto con me, avendo saputo che ne ero stata io l'ideatrice. Mi disse
che lei era una ballerina professionista e allora la supplicai di danzare per
noi. Entusiasta per l'ambiente paesano e per l'atmosfera familiare creatasi,
accettò con piacere e si esibì in uno spettacolo fuori programma. Fu una esibizione fantastica! Quasi piangendo,
corsi ad abbracciarla. Colpita dalla mia passione, mi chiese se volevo
studiare danza. Ero titubante, avevo paura: io, una semplice ragazza di
campagna, diventare una ballerina?... no, non ce l'avrei potuta mai fare,
anche se lo desideravo ardentemente!
Lei capì i miei timori e
m'incoraggiò, dicendomi che pure le ballerine che l'accompagnavano alla festa
avevano provato le mie stesse incertezze, ma la passione e la voglia di
riuscire le avevano aiutate nel superarle e, così dicendo, le invitò a esibirsi
con lei.
Dopo quell'esibizione mi sentii più
tranquilla ed accettai. Ma c'era un grosso problema: bisognava convincere papà!
La ballerina andò da lui e gli chiese il permesso di portarmi in città, per
farmi studiare danza nella sua scuola.
Apriti cielo… scoppiò
una tragedia!
Mio padre assolutamente non voleva
lasciarmi partire. Lei cercava di convincerlo e lui diceva di no. Ripeteva
che quel lavoro non era per me, che dovevo aiutarlo in campagna, che non aveva
i soldi necessari per farmi studiare. La ballerina lo supplicava; poi cercarono
di convincerlo anche le mie amiche, i parenti, le vicine, mia madre. Ricordo
ancora la divertente scena come una comica di Stanlio e Ollio: lui correva avanti e noi tutte dietro ad inseguirlo
per farlo ragionare. Alla fine mi buttai in ginocchio, avvinghiandomi alle sue
gambe. Così bloccato e frastornato da tutti, tra urla e pianti, mio padre fu
costretto a capitolare e a dare il suo benestare.
La mia vita cambiò di colpo.
Prima che mio padre potesse ripensarci,
la ballerina decise di portarmi subito via con sé. Ricordo ancora il momento
della partenza, i saluti delle amiche e dei parenti, dei miei genitori, il treno
che mi portava verso la città, verso la grande avventura, verso il mio futuro.
L'addio al paese, alla campagna, ai
luoghi della mia infanzia mi procurarono tanta emozione. Tutti mi
accompagnarono alla stazione. Solo mio padre non ebbe il coraggio di seguirmi,
lo conoscevo bene! Nonostante il suo apparire rude e bruto, in fondo era un
gran sentimentale e romanticone. Di sicuro era
rimasto appoggiato a qualche tronco d'albero in campagna a versare lacrime che
non avrebbe voluto mostrare in pubblico per vergogna, perché secondo la sua mentalità
manifestare le proprie emozioni era solamente un segno di debolezza! Ma lo
giustificai, ero talmente emozionata da non pensarci più di tanto, perché comunque
una parte del mio sogno stava per avverarsi!
Eccomi qua, nella grande e famosa
scuola di danza!
Finalmente ero arrivata in un luogo
dove poter imparare a danzare seriamente, per diventare una ballerina vera!
All'inizio tutto era nuovo ed emozionante per me! Ogni cosa mi intimoriva: la
città, la scuola, le compagne, ma più forte di tutto era il desiderio di
osservare, di imparare.
Che brave le allieve della scuola!
“Come farò a diventare anch'io
come loro!?" - mi chiedevo, mentre le guardavo. Dovevo
cominciare da zero.
All'inizio seguivo i corsi delle più
piccole, per assimilare le basi della danza, indispensabili per poter andare
avanti. Mi ero illusa che tutto fosse semplice e facile, ma ogni giorno mi
rendevo conto che per raggiungere il successo, per diventare la migliore,
avrei dovuto stringere i denti e studiare ore ed ore. Ma con l'impegno che ci
misi, i risultati non tardarono ad arrivare.
Alla fine fu una grande
soddisfazione!
Una volta diventata più esperta,
rivedere le bambine piccole affrontare il loro primo saggio mi faceva rivivere
le mie stesse ansie e paure, ma erano così tenere e carine e tanto emozionanti
da vedere!
Finalmente, ce l'avevo fatta! Dopo i
primi tentativi, non certo promettenti, avevo conquistato la fiducia delle mie
compagne ed iniziato a credere maggiormente in me stessa. A scuola non
studiavamo solo danza classica; le allieve già impostate nel classico, potevano
studiare anche danza moderna e contemporanea ed altri stili di danza. Così
imparavamo a conoscere e ad amare tutti i generi di ballo e della musica ed
anche le diverse forme di espressione teatrale. Una brava ballerina non deve
solo saper contare da uno a otto per portare il tempo e il ritmo, ma con
l'espressione corporea deve anche saper bene interpretare il personaggio nel
quale si cala e farlo vivere, trasmettendone tutte le emozioni al pubblico in
sala.
Ormai la scuola di danza era la mia
casa e la mia famiglia.
Stavo bene con le compagne, le
rispettavo e le incoraggiavo, così come loro facevano con me. L'insegnante ci
ricordava sempre che nella scuola bisognava aiutarsi a vicenda:
"Solo con l'amicizia, la stima
e la collaborazione" ci ripeteva continuamente "potete
crescere assieme ed arrivare al successo, non solo come ballerine, ma anche
come esseri umani”.
Altro che scuola di vita, la
danza... ed anche il teatro!
Avevo ritrovato la fiducia che mi
mancava, l'amore per quest'arte, che mi portavo dentro da piccola, aveva preso
il sopravvento... il sogno stava per diventare realtà!
Così lo studio per la danza, oltre a
restare la grande passione, era diventata un'occasione di gioia e
divertimento, un modo di stare insieme a vere amiche. E questa grande gioia ed
emozione, questi momenti di felicità ed altruismo, siccome mi piaceva anche
scrivere soprattutto poesie, un giorno le tramutai in versi, dando loro il
titolo“QUANDO DANZO...” e
li dedicai a tutte le mie compagne:
Quando danzo
mi sento bianca colomba
che volando per il mondo
porta a tutti un po' di pace.
Quando danzo
mi sento variopinta farfalla
che leggera vola in cerca di libertà
e, mentre nell'aria si libra,
i mille colori delle sue ali
- i sentimenti dell'anima mia -
dolcemente si staccano
e come soffici piume volano
in cerca di te, mondo triste,
in cerca di te, mondo affamato,
in cerca di te, mondo crudele,
e ti portano nella mia scuola di danza
- palestra della vita mia -
e ti fanno ballare con me, con noi,
in un prato verde speranza
dove tutte siamo leggere farfalle,
dove tutte ci sentiamo graziose libellule,
dove tutte ci crediamo candidi cigni,
non in cerca di morte, ma per cantar la vita,
una vita che si possa vivere tutti insieme,
che si possa godere mano nella mano,
in un mondo fatto solamente
di musica e poesia, di felicità e fantasia,
dove si possano dire con il cuore
sempre dolci parole d'Amore.
I “grazie” e i
complimenti delle mie amiche si sprecarono!
Il momento più bello dei miei anni
presso la scuola fu lo spettacolo eseguito alla fine del corso di studi.
Quell'anno l'insegnante aveva deciso
di rappresentare "Il Lago dei Cigni" di Tchaikowsky, un balletto affascinante ed
impegnativo, nel quale erano coinvolte le allieve di tutti i corsi, la cui
preparazione fu durissima; tante prove, tante difficoltà da superare, ma alla
fine giunse il momento della grande serata. In sala, a vedere il saggio,
c'erano anche i miei genitori, mia sorella ed alcune mie amiche d'infanzia,
venuti dal paese a bordo di un vecchio autobus noleggiato per l'occasione.
Prima dell'inizio dell'esibizione ricordo, come se fosse oggi, tremavo come
una foglia e il mio cuore batteva a mille per l'emozione, ma soprattutto mi
sentivo bloccata dalla paura di non farcela, di non ricordare più nulla dei
passi da eseguire.
Ma una volta sul palco, tutto
svanì... non era più Elisa che ballava, ma l'anima del “cigno” Odette e del principe Siegfried che insieme
davano corpo alla struggente storia d'amore. Ormai ero in un'altra dimensione,
in un mondo magico ed ovattato, una piuma che volava nell'aria, una farfalla
variopinta e leggera saltellante sulle punte rigide delle scarpette. Con le
orecchie sentivo e seguivo le note musicali, ma la vera musica che mi faceva
volare era quella che si sprigionava dal mio cuore, dalla mia anima e mi
portava in alto, sempre più in alto, a librarmi verso il cielo.
Ero drogata e sotto l'effetto di
allucinogeni?... sì, certo, ma la mia droga si chiamava “danza!”.
Alla fine ci fu un'ovazione per
tutte e soprattutto per me che avevo interpretato il ruolo principale. L'abbraccio
di mio padre, alla fine dello spettacolo, fu il momento liberatorio ed il
premio più grande ed importante che avessi potuto ricevere, per tutti i
sacrifici fatti sino ad allora da lui e da mia madre. Aveva le lacrime agli
occhi e non smetteva di ripetermi:
“Scusami, scusami amore se non avevo
creduto in te, perdonami per la mia testa dura a non volerti lasciare andare
per la tua strada, per aver cercato di tarparti le ali verso la tua meritata
felicità!”.
“Tranquillo, papà, non devi
chiedermi scusa e non devo perdonarti nulla! Tu hai cercato solo di proteggermi,
per evitarmi magari delusioni cocenti! Però adesso è tutto a posto, non
piangere, fammi solo un gran sorriso e abbracciami, abbracciami forte!”... e
così fece ed aggiunse:
“Ascoltami, amore,. tra un tempo e
l'altro ero talmente emozionato che ho scarabocchiato su questo foglio di
carte delle semplici parole che con grande emozione mi son venute dal cuore e
voglio dedicartele e mi farebbe enorme piacere se tu potessi conservarle per
tutta la vita. Tieni, ma promettimi di leggerle solo dopo, quando tua madre ed
io saremo partiti”.
“Va bene, papà!”.
Ma non resistetti alla tentazione,
avevo una grande voglia di leggerle subito e così ritornai nel mio camerino,
dove le lacrime aiutarono a sciogliermi il trucco... le “semplici”parole
di papà erano queste:
Nel teatro della vita
t'ho vista danzare,
libera volteggiavi
come leggiadra farfalla,
leggera piroettavi
come diafana libellula,
fresca saltellavi
come zampilli d'acqua
d'una fontana da mille luci illuminata…
eri felice, eri contenta,
perché con la Danza ti abbracciavi,
perché con la Danza tu ballavi.
Una musica vibrante
ti faceva volare
e come fuochi d'artificio
salivi verso il cielo
e tra le stelle
la tua voglia di Danza
fragorosa scoppiava,
la tua felicità si trasformava
in ricami d'altri tempi,
in figure arabescate,
incantevoli da guardare,
in fantasmagoriche cascate
di stille cristalline.
Da uno scoppio ne nasceva un altro
e poi un altro ancora
ma, al contrario dei fuochi,
non ricadevi sulla terra
e restavi lassù a danzare
come candido cigno nell'universo,
a ballare luminosa con le stelle,
a danzare radiosa
con la luna ed il sole,
perché la Danza ce l'hai nel cuore,
perché la Danza per te è l'Amore,
perché la Danza per te è la Vita,
un magica speranza,
per te poesia infinita.
Questi versi li ho poi incorniciati
e li tengo di là, nella “Sala dei Ricordi”, ed ogni volta li rileggo
ancora – ormai li conosco a memoria – perché mi hanno sempre accompagnata per
tutta la vita.
Dopo il saggio di fine anno la
scuola organizzò una piccola tournée ed anch'io
fui chiamata a farne parte.
Con quello spettacolo debuttai
ufficialmente, da professionista, nei grandi teatri nazionali. Ricordo ancora
quella serata! Mettemmo in scena il balletto di "Romeo e
Giulietta" che ebbe un successo clamoroso! Quello fu il mio
trampolino di lancio.
Da quella sera iniziò la mia
carriera di ballerina che mi ha portato in giro per il mondo, prima con tanti
famosi Corpi di Ballo e poi finalmente anche come solista, passando - modestamente
- da un successo all'altro.
Ho avuto il piacere e l'onore di
ballare con i “grandi” della danza, da Bejart,
a Roland Petit, da Rudol'f Nuriev alla mitica Carla Fracci.
Ho visitato i luoghi più belli della
terra; oltre alla Scala di Milano e ai maggiori teatri italiani, sono stata a
Buenos Aires, Sidney, Melbourne, al Metropolitan di
New York, Los Angeles, Londra, Berlino, Parigi, Città del Messico e tante
altre città mi hanno vista protagonista sulle scene. Con grande soddisfazione
devo dire che sono stata particolarmente applaudita dal pubblico giapponese
che per l'Arte italiana aveva, ed ha ancora, una venerabile predilezione.
Ovunque hanno apprezzato il ballo e la bravura che riuscivamo a dimostrare.
Ho perso il conto dei tantissimi
alberghi nei quali ho soggiornato, dei tanti disagi e contrattempi vissuti,
ma quando una passione la si vive con grande gioia e piacere, qualsiasi
difficoltà diventa inezia, una piuma leggera. Quanti sacrifici ho dovuto affrontare,
quanto amore ho dedicato alla danza, ma alla fine danzare, il mio grande sogno
da bambina, si è realizzato!
Purtroppo, però, nella vita capita
spesso di non poter avere tutto.
Il grande amore per la danza mi ha
sottratto il grande amore del cuore. Le “cotte” e gli innamoramenti, come
tutte le ragazze, li ho provati anch'io, ma a differenza di altre donne, non
mi sono mai soffermata a valutarne uno. Ero troppo al centro del mondo, divorata
dall'egocentrismo, e ciò mi ha fatto ignorare e sottovalutare - ahimè – le
varie proposte di matrimonio ricevute.
Erano tante e non tutte sincere,
ovviamente; molte erano interessate, ed anche per questo mi sono un po' chiusa
verso gli altri. Sentimentalmente non mi sono mai fatta guidare dal cuore, non
mi sono mai lasciata andare.
Ho fatto male? Ho fatto bene? A 75
anni non lo so ancora!
In ogni caso, però, la solitudine
non mi è mai pesata più di tanto, perché di amici e amiche che mi volessero
bene ne ho avuti e ne ho ancora tanti. Con loro mi sento telefonicamente e
spesso vengono a trovarmi ed insieme rinvanghiamo il passato, non per versare
lacrime, ma semplicemente per gioire dei nostri momenti migliori.
Però, tra un successo e l'altro, ho
vissuto anche momenti drammatici, come ad esempio la perdita dei miei genitori,
soprattutto quella di mio padre, al quale, da qualsiasi luogo della terra mi
trovassi per lavoro, inviavo immancabilmente una cartolina con baci e
abbracci. Quando sono arrivata al suo capezzale, mi ha preso una stretta al
cuore ed ho pianto sino alle estreme forze: nel cassetto del suo comodino, in
ordine cronologico, erano conservate come reliquie tutte le cartoline che gli
avevo inviato!
Grazie, papà, per quello che mi hai
dato e saputo insegnare, per tutti i valori onesti e belli che mi hai fatto
comprendere!
E non parliamo poi del dolore
provato per la morte di mia sorella Lucia, la madre di Angela, che per un male
improvviso ed incurabile ci lasciò in età ancora giovanile, quando Angela
aveva appena sette anni ed aveva ancora tantissimo bisogno di lei. Da quel momento
Angela è diventata per me la figlia mai avuta e inconsciamente sempre
desiderata.
Ha voluto intraprendere anche lei la
carriera di ballerina, ma con meno successo, perché ha molteplici interessi più
di me e quindi il suo tempo lo divide tra varie attività e poi lei, al
contrario di me, giustamente vuole crearsi anche una famiglia.
Con quanto guadagnato durante
la mia carriera artistica ho potuto permettermi di comperare questa villa,
non a caso chiamata “Scarpetta rosa”, nella quale sono venuta a
vivere dopo aver smesso di girovagare per il mondo. L'unico lusso che mi son
concessa!
In una sala di questo edificio ho voluto
perpetuare il mio passato, allestendo la “Sala dei Ricordi”. In
essa sono immortalati tutte le istantanee e le prove tangibili dei successi
che mi tengono molta compagnia.
I ricordi, siano essi oggetti
concreti o solo pensieri, chiusi in un cassetto come sogni impossibili o
esposti come quadri di valore, non vanno mai tacitati, né diventare oggetto di
rimpianti e nostalgie. I ricordi devono vivere semplicemente per testimoniare
la storia, la propria vita, servono ad immortalare solamente momenti tristi o
allegri di un passato vissuto e basta, altrimenti potrebbero essere causa di
spiacevoli depressioni, perché...
i brutti ricordi li ho lasciati
come orme di piedi
sul bagnasciuga del mare
là dove onda dopo onda
con sollievo e impazienza
con gratitudine e felicità
con gioia e batticuore
per sempre cancellati saranno…
i ricordi belli li ho scolpiti
su rocce dure e granitiche
là dove né l'erosione del mare
né la furia del vento
né ogni forza della natura
riuscirà a scalfire mai,
lasciandoli inviolabili nel tempo
indelebili nell'eternità.
Ecco, questi sono i ricordi per me,
qualcosa da vivere e godere in tranquillità, con animo sereno, quando si è
consci che alla vita si è dato tutto e dalla vita si è ricevuto tanto, forse
anche più di quanto meritavamo, proprio come nel mio caso. Devo riconoscere e
ringraziare Dio d'essere stata molto fortunata nel corso degli anni, ma anche
tanto testarda, da volere ottenere ad ogni costo - giorno dopo giorno - sempre
quanto desideravo. Nessuno ostacolo mi ha fermato, ovviamente senza mai
calpestare nessuno, solo con onestà e determinazione sono andata avanti, con
tanto orgoglio e fierezza, sempre a testa alta e con onore... quando si vuole,
si può!
A volte guardandomi indietro e
rivedendo l'intero film della mia vita, mi sembra d'aver vissuto ad occhi
aperti dentro una meravigliosa favola d'altri tempi, oppure d'aver goduto di un
celestiale regalo calatomi dal cielo dentro un cesto colmo di felicità.
Forse l'aver sempre creduto che una
“favola vera” può diventare realtà quando il sogno che racconta si
può vivere davvero, per me è stato motivo di stimolo nell'andare sempre avanti,
senza arrendermi davanti alle immancabili umane difficoltà...
...e la danza è stata la “favola
vera” della mia vita, perché danzare è stato il solo sogno rincorso e
raggiunto!
♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥
Attimo di pausa interminabile al
termine del quale Angela, con un groppo alla gola per il coinvolgimento emotivo
vissuto, mi dice:
“Grazie, zia Elisa, per questa
meravigliosa storia d'amore che mi hai voluto narrare. Spero solo di riportarla
nel migliore dei modi, cercando di trasmettere ai lettori tutte le emozioni da
te vissute e narrate. Mi auguro che per loro questi tuoi intensi momenti
possano essere una scuola di vita ed un esempio da seguire, soprattutto per
quelle giovanissime e numerose ragazze che nell'attuale società, stordite ed
illuse da facili messaggi mediatici, credono di arrivare al successo senza
fare sacrifici”.
“No, Angela, grazie a te, invece,
per aver avuto la pazienza d'ascoltarmi! Senza vantarmi più di tanto, mi
auguro davvero di poter essere un esempio da seguire per la nuova generazione.
La vita è meravigliosa proprio perché ti permette di scegliere la via da seguire,
tanto nel bene quanto nel male, rendendo ognuno attore e artefice della propria
esistenza. Certo, a volte bisogna fare anche i conti con il proprio destino,
sempre in agguato dietro l'angolo e che talvolta per noi sembra già segnato,
ma almeno combatterlo o cercare di ribellarsi alle sue testardaggini, è un modo
per vivere più intensamente e con maggior convinzione le proprie idee, per
realizzare i propri desideri... altrimenti che senso avrebbe la parola “vivere”, se
fossimo già tutti rassegnati?”.
Così dicendo il mio sguardo,
sognante e sorridente, ritorna a posarsi sulla ballerina del carillon, dal viso
lucido e marmoreo, la quale - senza mai sbagliare un passo - da anni continua
a piroettare su se stessa con cadenza lenta e costante, senza ricevere
applausi da nessuno, ma felice ed estasiata di perpetuare nel tempo il grande
sogno della sua vita - della mia vita - quello di danzare.