La cena
era quasi terminata, e neanche quella sera li avrebbe trattenuti attorno al
tavolo della cucina per un tempo molto lungo, perché da quando anche Martina,
la loro seconda figlia, si era sposata e li aveva lasciati soli a convivere in
un appartamento divenuto ormai troppo grande per una semplice coppia, Bruno e
Paola sembravano aver trovato un tacito accordo per ridurre allo stretto
indispensabile i momenti da trascorrere insieme.
Al
mattino Bruno si alzava sempre presto, lasciando spesso la moglie tutta
raggomitolata nel sonno all'altra estremità del grande letto matrimoniale, si
preparava una semplice colazione ed usciva per andare in ufficio, dove si
sarebbe trattenuto fino al tardo pomeriggio: per quanto fosse ormai in età
pensionabile, non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua attività di
titolare di un'agenzia assicurativa.
Paola, da
parte sua, si occupava della conduzione della casa, era iscritta ad un paio di
associazioni culturali e si dedicava con entusiasmo ai suoi compiti di giovane
nonna.
La sera
consumavano rapidamente l'unico pasto comune della giornata, mangiando poco e
parlando ancora meno, dopodiché Paola s'installava davanti alla televisione in
salotto, mentre Bruno, se nessun programma era in grado di catturare il suo
interesse – cosa che accadeva sempre più raramente – preferiva rinchiudersi
nella stanza che era stata un tempo di Roberto, il figlio maggiore ammogliato
già da diversi anni, ed ora trasformata in una sorta di suo rifugio personale,
a leggere o ad ascoltare un po' di musica grazie al potente impianto stereo.
Saltuariamente
trascorrevano qualche serata in compagnia di vecchi amici, ma la loro vita
sociale non poteva dirsi particolarmente intensa, e del resto non era nemmeno
il caso di lamentarsi troppo: dopotutto, trentasei anni di convivenza non sono
uno scherzo, e quante sono le coppie che si arrendono ben prima?
Quella
sera, tuttavia, Paola era apparsa più loquace del solito, e si era dilungata a
raccontare al marito i particolari del pomeriggio trascorso facendo visita ad
un'amica trasferitasi da poco in una nuova abitazione.
“Vedessi com'è grazioso l'appartamento di Claudia! Si è
liberata di tutti quei mobili così cupi e massicci della vecchia casa, e ha
scelto un arredamento moderno, in colori chiari. Ha conservato solo i quadri,
qualche soprammobile, le fotografie…”
“Forse
cambiare ambiente le servirà a lasciarsi alle spalle più in fretta quei mesi
trascorsi a curare Marco prima che morisse” osservò Bruno pensieroso, al quale
la dimora degli amici di gioventù di cui stavano parlando era sempre sembrata
francamente opprimente, gremita come la poteva ricordare di pesanti mobili di
legno scuro, e di fitti tendaggi attraverso i quali la luce faticava a
penetrare anche in piena estate, secondo un gusto che non aveva mai condiviso.
“Hai
ragione! Claudia avrebbe piacere a salutarti, e mi ha chiesto se una sera, o
una domenica pomeriggio, andiamo a trovarla insieme, ti va?”
“D'accordo, volentieri. Dov'è questa
casa nuova?”
“Non te
l'ho già detto? In quel quartiere dove le strade hanno tutte
nomi di fiori: la sua è in via delle Primule al numero 18.”
Bruno
sentì quell'indirizzo rimbombargli nella testa come
se un braccio invisibile gli avesse sferrato un pugno inatteso, ma riuscì a
mantenere il controllo delle sue emozioni.
Temendo
che la voce potesse tradirlo, allungò la mano per
prendere il bicchiere e bevve una lunga sorsata di vino prima di riprendere la
conversazione.
“Ah, ho capito dove si trova. Una
bella zona…”
“Sì,
molto graziosa: sono edifici abbastanza recenti, i più vecchi avranno al
massimo una ventina d'anni, quasi tutti circondati da giardini. Claudia ha
cercato un nuovo alloggio da quelle parti perché così non è molto lontana da
sua nipote, che è l'unica parente giovane che le è rimasta qui in città da quando Andrea è stato trasferito a Genova, ti ricordi?”.
Andrea,
l'unico figlio di Claudia, era impiegato presso un istituto di credito.
“Certo
che me lo ricordo, è partito tre anni fa, poco prima del matrimonio di Martina!
Ma non doveva trattarsi di un trasferimento temporaneo, come premessa per la
promozione a funzionario?”
Paola si strinse nelle spalle e
cominciò a sparecchiare:
“Non
saprei, ma per il momento sembra proprio che debba restarsene a Genova ancora
per un po'!”
Bruno
lasciò la cucina con sollievo e andò a rinchiudersi nel suo rifugio, mentre
Paola caricava la lavastoviglie e si preparava a guardare un vecchio film.
Via delle Primule. Da quanti anni non
passava da quelle parti? Dopotutto non è difficile, abitando in una grande
città, vivere come se certe strade non esistano
neppure, se non si è obbligati ad andarci per qualche ragione precisa. Ed ora
un'inevitabile visita a Claudia l'avrebbe costretto a rimettere piede in quel
luogo dopo molto tempo…
Già, quanti anni erano trascorsi,
ormai?
Diciannove,
gli comunicò un rapido calcolo mentale, ed erano davvero tanti, sottolineò
implacabile una maligna voce interiore: un'infinità di cose erano mutate, da
allora, nella sua vita personale e nel mondo attorno a lui.
A quel
tempo il numero 18 di via delle Primule era un bell'edificio
appena costruito, perché il quartiere stava iniziando a nascere proprio allora,
come un unico, immenso cantiere da cui sorgevano eleganti palazzi circondati da
giardini, e lì aveva preso alloggio una collega trasferita da un'altra sede
della società per la quale lavorava ed assegnata al suo ufficio: Mara.
Bruno
poteva ricordarne ancora il viso, gli occhi verdi, i capelli castani striati di
riflessi ramati, la voce calda e sensuale…Una donna affascinante, di cui si era
innamorato come uno stupido adolescente, dimenticandosi d'avere più di quarant'anni, una moglie e due figli in giovane età.
Per
qualche mese aveva vagheggiato cambiamenti impossibili della propria esistenza,
inseguendo troppe chimere, ma in definitiva era stata Mara a decidere anche per
lui, cambiando lavoro a sua insaputa e scegliendo di scomparire da un giorno
all'altro prima che fra loro accadesse nulla di veramente irreparabile.
Diciannove
anni di silenzio, di rimpianti, di pensieri sfuggenti che a volte lo assalivano
all'improvviso: eppure Bruno era rimasto fedele a sua moglie e non aveva fatto
il minimo tentativo di rivedere Mara o di sapere cosa ne fosse stato di lei nel
frattempo.
Solo una
volta, alcuni anni dopo la sua sparizione, aveva ceduto alla tentazione di
cercare il suo nome sull'elenco telefonico cittadino, ma non avendolo più
trovato ne aveva dedotto che si fosse sposata o
trasferita altrove, e non l'aveva mai più cercata.
Era così
assurdo pensare che ora il destino stesse per offrirgli l'occasione di tornare
dopo tanto tempo in via delle Primule, la stessa strada dove talvolta aveva
timidamente riaccompagnato a casa Mara dopo il lavoro…
Del
resto, che importanza avrebbe avuto, ormai?
Nei
giorni successivi, Bruno si sforzò di ricacciare nel dimenticatoio i suoi
ricordi concentrandosi nel lavoro, cosa neanche poi troppo difficile
poiché si era in uno dei periodi più caldi dell'anno, fitto di impegni e
scadenze da rispettare, e la tensione dei suoi collaboratori era già alle
stelle. Paola nel frattempo si ammalò di una fastidiosa bronchite, e il
progetto di andare a far visita a Claudia fu momentaneamente accantonato.
Passò
così più di un mese, durante il quale Martina comunicò ai genitori di aspettare
un bambino, perciò dovette considerare che presto si sarebbe ritrovato nonno
per la seconda volta: in fondo non gli dispiaceva, per quanto a volte si
sentisse ancora troppo giovane, o almeno certamente lontano dal cliché del
nonno tradizionale, lui che era ancora in piena attività, praticava diversi
sport e non aveva certo un aspetto canuto e solenne.
Il sabato
successivo, Paola gli comunicò che per l'indomani erano stati invitati a pranzo
da Claudia.
“Non ti
dispiace, vero? Ha insistito tanto per vedere anche te!”
Bruno
assentì. Si era quasi dimenticato di Claudia e della sua casa nuova, e stavolta
accolse la notizia senza particolare emozione, persuaso che tornare in via
delle Primule non avrebbe avuto il potere di turbarlo più di tanto: dopotutto,
il ricordo di Mara non era stato abbastanza potente da interferire con i mille
problemi della sua routine quotidiana, quindi perché preoccuparsi?
Diciannove
anni erano davvero tanti, e il quartiere appariva completamente trasformato,
tanto che Bruno stentò quasi a riconoscere sia la strada, sia il palazzo che
Paola gli indicava e che presentava una facciata del tutto diversa da quella
che ricordava, presumibilmente ridipinta di recente.
“A che
piano sta Claudia?” domandò Bruno fermandosi davanti al riquadro dei citofoni.
“Terzo.
Guarda che ci dovrebbero essere soltanto le iniziali, CF.”
Bruno
lasciò correre lo sguardo lungo la fila di nomi, vide quello che non avrebbe
mai voluto trovare e sussultò: proprio sotto la targhetta “CF”, ne splendeva
un'altra con un doppio cognome “Ferrarini- Bianco”,
dalla quale capì in un istante che, oltre ad essersi stabilita nella stessa casa di Mara, Claudia si era
installata addirittura sullo stesso
piano e che, come se non bastasse, era molto probabile che la donna che aveva
amato tanto tempo prima non avesse mai smesso di
abitare in quell'edificio.
Semplicemente,
doveva essersi sposata non più di due anni dopo essere sparita dalla sua vita,
facendo intestare l'abbonamento telefonico al nome del marito e scomparendo
così dall'elenco cittadino: non si era preoccupata poi molto di nascondersi,
rifletté Bruno con amarezza, perché doveva averlo giudicato fin dall'inizio un
codardo che non avrebbe mai lasciato la famiglia per lei, come, in effetti, era
stato, e chissà se ne era valsa davvero la pena.
“Oh, eccovi
qua! Che piacere rivederti, Bruno!”
Claudia
li attendeva sulla soglia del suo appartamento non appena uscirono
dall'ascensore sul pianerottolo del terzo piano, ma mentre l'abbracciava Bruno
non poté fare a meno di lanciare una rapida occhiata alla porta chiusa alla sua
sinistra. Solo in quel momento cominciò a rendersi conto che Mara poteva
realmente trovarsi lì, oltre una parete spessa pochi centimetri, e quel
pensiero gli provocò una contrazione allo stomaco che lo tormentò a lungo.
Fu un
incubo visitare la casa di Claudia, sforzandosi di esprimere qualche
complimento di circostanza per non deluderla, e poi restarsene seduto per un
paio d'ore accanto a Paola su un fiammante divano a fiori azzurri, cercando di
partecipare alla conversazione senza sussultare ad ogni rumore proveniente
dalla parete alle sue spalle, quella che sapeva confinare con l'appartamento
adiacente, ma ad un certo punto, con enorme sollievo, Bruno si accorse che
Paola stava consultando l'orologio e si affrettò ad osservare che forse era
giunto il momento di tornare a casa.
Mentre
iniziava il rituale scambio dei saluti, risuonò all'improvviso una musica a
volume piuttosto alto, e Claudia sospirò:
“L'unico inconveniente di questa
casa: i vicini!”
“I soliti ragazzacci con lo stereo
sempre al massimo?” domandò Paola incuriosita, ma l'amica scosse il capo:
“No, si
tratta di una coppia senza figli. Due brave persone, per carità, e mi fanno
anche tanta pena, poveretti…”
Sulle
spine, Bruno non poté fare a meno d'intervenire a sua volta: “Perché, scusa?
Hanno qualche problema?”
“Direi di
sì. Sono entrambi piuttosto malandati: il marito, soprattutto, è molto più
anziano della moglie, e non esce quasi mai di casa, pare abbia avuto un grave incidente anni fa ed ora cammina a fatica. La cosa
peggiore, poi, è che sembra sia rimasto lesionato all'udito e così spesso tiene
la televisione e lo stereo ad alto volume, per questo mi disturbano un po', ma
naturalmente non posso protestare troppo…”
Parlando
avevano raggiunto l'anticamera, dove la musica giungeva più attutita, e già
Bruno pensava con sollievo al fatto che entro pochi minuti si sarebbe ritrovato
per strada, e poi in auto, altrove, lontano da quella casa, quando Claudia
aggiunse un ultimo commento a bassa voce:
“E poi la
signora, povera donna, quando l'incontro sulle scale è così gentile, mi chiede
scusa per il fastidio ma la vedo sempre tanto triste e
malinconica. Dev'essere anche più giovane di me ma ha
un aspetto stanco, trascurato, da persona precocemente invecchiata: malvestita,
con i capelli tutti grigi, senza un filo di trucco… Non credo abbia una vita
facile accanto al marito in quelle condizioni!”
Mara
dunque si era ridotta così? Era questo che il destino aveva riservato alla
donna affascinante di cui Bruno aveva serbato un ricordo segreto per tanto
tempo: un matrimonio tardivo che si era presumibilmente trasformato in un
calvario accanto ad un uomo infermo? Che crudeltà…
Fuori era
già buio e la temperatura era scesa notevolmente. Paola finì di abbottonarsi il
cappotto rabbrividendo leggermente, e infilò il braccio sotto a quello del
marito cercando riparo accanto a lui, ma non poté fare a meno di notare la sua
andatura troppo rigida.
“Che freddo! Stai bene? Mi sembri un
po' strano, oggi.”
Bruno si
sforzò di sorridere e si strinse alla moglie ignara: “Ma no, cosa dici! Sarà un
po' di malinconia, dopotutto è stato triste rivedere Claudia così da sola,
senza Marco….”. le disse, mentendo per tranquillizzarla.
Paola
annuì: “E' vero. Ma cosa vuoi farci, mio caro, purtroppo invecchiamo e la gente
attorno a noi cambia, oppure se ne va prima del tempo.”
“Hai
ragione, invecchiamo….” Bruno salì in auto, avviò il motore e manovrò
lentamente per immettersi nel traffico del tardo pomeriggio domenicale: riuscì
persino a non voltarsi indietro neppure una volta per lanciare uno sguardo
verso le finestre illuminate al terzo piano di via delle Primule 18.