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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Via delle Primule di Annamaria Trevale 12/01/2007
 

                    VIA DELLE PRIMULE

 

La cena era quasi terminata, e neanche quella sera li avrebbe trattenuti attorno al tavolo della cucina per un tempo molto lungo, perché da quando anche Martina, la loro seconda figlia, si era sposata e li aveva lasciati soli a convivere in un appartamento divenuto ormai troppo grande per una semplice coppia, Bruno e Paola sembravano aver trovato un tacito accordo per ridurre allo stretto indispensabile i momenti da trascorrere insieme.

Al mattino Bruno si alzava sempre presto, lasciando spesso la moglie tutta raggomitolata nel sonno all'altra estremità del grande letto matrimoniale, si preparava una semplice colazione ed usciva per andare in ufficio, dove si sarebbe trattenuto fino al tardo pomeriggio: per quanto fosse ormai in età pensionabile, non aveva nessuna intenzione di rinunciare alla sua attività di titolare di un'agenzia assicurativa.

Paola, da parte sua, si occupava della conduzione della casa, era iscritta ad un paio di associazioni culturali e si dedicava con entusiasmo ai suoi compiti di giovane nonna.

La sera consumavano rapidamente l'unico pasto comune della giornata, mangiando poco e parlando ancora meno, dopodiché Paola s'installava davanti alla televisione in salotto, mentre Bruno, se nessun programma era in grado di catturare il suo interesse – cosa che accadeva sempre più raramente – preferiva rinchiudersi nella stanza che era stata un tempo di Roberto, il figlio maggiore ammogliato già da diversi anni, ed ora trasformata in una sorta di suo rifugio personale, a leggere o ad ascoltare un po' di musica grazie al potente impianto stereo.

Saltuariamente trascorrevano qualche serata in compagnia di vecchi amici, ma la loro vita sociale non poteva dirsi particolarmente intensa, e del resto non era nemmeno il caso di lamentarsi troppo: dopotutto, trentasei anni di convivenza non sono uno scherzo, e quante sono le coppie che si arrendono ben prima?

Quella sera, tuttavia, Paola era apparsa più loquace del solito, e si era dilungata a raccontare al marito i particolari del pomeriggio trascorso facendo visita ad un'amica trasferitasi da poco in una nuova abitazione.

Vedessi com'è grazioso l'appartamento di Claudia! Si è liberata di tutti quei mobili così cupi e massicci della vecchia casa, e ha scelto un arredamento moderno, in colori chiari. Ha conservato solo i quadri, qualche soprammobile, le fotografie…”

“Forse cambiare ambiente le servirà a lasciarsi alle spalle più in fretta quei mesi trascorsi a curare Marco prima che morisse” osservò Bruno pensieroso, al quale la dimora degli amici di gioventù di cui stavano parlando era sempre sembrata francamente opprimente, gremita come la poteva ricordare di pesanti mobili di legno scuro, e di fitti tendaggi attraverso i quali la luce faticava a penetrare anche in piena estate, secondo un gusto che non aveva mai condiviso.

“Hai ragione! Claudia avrebbe piacere a salutarti, e mi ha chiesto se una sera, o una domenica pomeriggio, andiamo a trovarla insieme, ti va?”

“D'accordo, volentieri. Dov'è questa casa nuova?”

“Non te l'ho già detto? In quel quartiere dove le strade hanno tutte nomi di fiori: la sua è in via delle Primule al numero 18.”

Bruno sentì quell'indirizzo rimbombargli nella testa come se un braccio invisibile gli avesse sferrato un pugno inatteso, ma riuscì a mantenere il controllo delle sue emozioni.

Temendo che la voce potesse tradirlo, allungò la mano per prendere il bicchiere e bevve una lunga sorsata di vino prima di riprendere la conversazione.

“Ah, ho capito dove si trova. Una bella zona…”

“Sì, molto graziosa: sono edifici abbastanza recenti, i più vecchi avranno al massimo una ventina d'anni, quasi tutti circondati da giardini. Claudia ha cercato un nuovo alloggio da quelle parti perché così non è molto lontana da sua nipote, che è l'unica parente giovane che le è rimasta qui in città da quando Andrea è stato trasferito a Genova, ti ricordi?”.

Andrea, l'unico figlio di Claudia, era impiegato presso un istituto di credito.

“Certo che me lo ricordo, è partito tre anni fa, poco prima del matrimonio di Martina! Ma non doveva trattarsi di un trasferimento temporaneo, come premessa per la promozione a funzionario?”

Paola si strinse nelle spalle e cominciò a sparecchiare:

“Non saprei, ma per il momento sembra proprio che debba restarsene a Genova ancora per un po'!”

Bruno lasciò la cucina con sollievo e andò a rinchiudersi nel suo rifugio, mentre Paola caricava la lavastoviglie e si preparava a guardare un vecchio film.

Via delle Primule. Da quanti anni non passava da quelle parti? Dopotutto non è difficile, abitando in una grande città, vivere come se certe strade non esistano neppure, se non si è obbligati ad andarci per qualche ragione precisa. Ed ora un'inevitabile visita a Claudia l'avrebbe costretto a rimettere piede in quel luogo dopo molto tempo…

Già, quanti anni erano trascorsi, ormai?

Diciannove, gli comunicò un rapido calcolo mentale, ed erano davvero tanti, sottolineò implacabile una maligna voce interiore: un'infinità di cose erano mutate, da allora, nella sua vita personale e nel mondo attorno a lui.

A quel tempo il numero 18 di via delle Primule era un bell'edificio appena costruito, perché il quartiere stava iniziando a nascere proprio allora, come un unico, immenso cantiere da cui sorgevano eleganti palazzi circondati da giardini, e lì aveva preso alloggio una collega trasferita da un'altra sede della società per la quale lavorava ed assegnata al suo ufficio: Mara.

Bruno poteva ricordarne ancora il viso, gli occhi verdi, i capelli castani striati di riflessi ramati, la voce calda e sensuale…Una donna affascinante, di cui si era innamorato come uno stupido adolescente, dimenticandosi d'avere più di quarant'anni, una moglie e due figli in giovane età.

Per qualche mese aveva vagheggiato cambiamenti impossibili della propria esistenza, inseguendo troppe chimere, ma in definitiva era stata Mara a decidere anche per lui, cambiando lavoro a sua insaputa e scegliendo di scomparire da un giorno all'altro prima che fra loro accadesse nulla di veramente irreparabile.

Diciannove anni di silenzio, di rimpianti, di pensieri sfuggenti che a volte lo assalivano all'improvviso: eppure Bruno era rimasto fedele a sua moglie e non aveva fatto il minimo tentativo di rivedere Mara o di sapere cosa ne fosse stato di lei nel frattempo.

Solo una volta, alcuni anni dopo la sua sparizione, aveva ceduto alla tentazione di cercare il suo nome sull'elenco telefonico cittadino, ma non avendolo più trovato ne aveva dedotto che si fosse sposata o trasferita altrove, e non l'aveva mai più cercata.

Era così assurdo pensare che ora il destino stesse per offrirgli l'occasione di tornare dopo tanto tempo in via delle Primule, la stessa strada dove talvolta aveva timidamente riaccompagnato a casa Mara dopo il lavoro…

Del resto, che importanza avrebbe avuto, ormai?

Nei giorni successivi, Bruno si sforzò di ricacciare nel dimenticatoio i suoi ricordi concentrandosi nel lavoro, cosa neanche poi troppo difficile poiché si era in uno dei periodi più caldi dell'anno, fitto di impegni e scadenze da rispettare, e la tensione dei suoi collaboratori era già alle stelle. Paola nel frattempo si ammalò di una fastidiosa bronchite, e il progetto di andare a far visita a Claudia fu momentaneamente accantonato.

Passò così più di un mese, durante il quale Martina comunicò ai genitori di aspettare un bambino, perciò dovette considerare che presto si sarebbe ritrovato nonno per la seconda volta: in fondo non gli dispiaceva, per quanto a volte si sentisse ancora troppo giovane, o almeno certamente lontano dal cliché del nonno tradizionale, lui che era ancora in piena attività, praticava diversi sport e non aveva certo un aspetto canuto e solenne.

Il sabato successivo, Paola gli comunicò che per l'indomani erano stati invitati a pranzo da Claudia.

“Non ti dispiace, vero? Ha insistito tanto per vedere anche te!”

Bruno assentì. Si era quasi dimenticato di Claudia e della sua casa nuova, e stavolta accolse la notizia senza particolare emozione, persuaso che tornare in via delle Primule non avrebbe avuto il potere di turbarlo più di tanto: dopotutto, il ricordo di Mara non era stato abbastanza potente da interferire con i mille problemi della sua routine quotidiana, quindi perché preoccuparsi?

Diciannove anni erano davvero tanti, e il quartiere appariva completamente trasformato, tanto che Bruno stentò quasi a riconoscere sia la strada, sia il palazzo che Paola gli indicava e che presentava una facciata del tutto diversa da quella che ricordava, presumibilmente ridipinta di recente.

“A che piano sta Claudia?” domandò Bruno fermandosi davanti al riquadro dei citofoni.

“Terzo. Guarda che ci dovrebbero essere soltanto le iniziali, CF.

Bruno lasciò correre lo sguardo lungo la fila di nomi, vide quello che non avrebbe mai voluto trovare e sussultò: proprio sotto la targhetta “CF”, ne splendeva un'altra con un doppio cognome “Ferrarini- Bianco”, dalla quale capì in un istante che, oltre ad essersi stabilita nella stessa casa di Mara, Claudia si era installata addirittura sullo stesso piano e che, come se non bastasse, era molto probabile che la donna che aveva amato tanto tempo prima non avesse mai smesso di abitare in quell'edificio.

Semplicemente, doveva essersi sposata non più di due anni dopo essere sparita dalla sua vita, facendo intestare l'abbonamento telefonico al nome del marito e scomparendo così dall'elenco cittadino: non si era preoccupata poi molto di nascondersi, rifletté Bruno con amarezza, perché doveva averlo giudicato fin dall'inizio un codardo che non avrebbe mai lasciato la famiglia per lei, come, in effetti, era stato, e chissà se ne era valsa davvero la pena.

“Oh, eccovi qua! Che piacere rivederti, Bruno!”

Claudia li attendeva sulla soglia del suo appartamento non appena uscirono dall'ascensore sul pianerottolo del terzo piano, ma mentre l'abbracciava Bruno non poté fare a meno di lanciare una rapida occhiata alla porta chiusa alla sua sinistra. Solo in quel momento cominciò a rendersi conto che Mara poteva realmente trovarsi lì, oltre una parete spessa pochi centimetri, e quel pensiero gli provocò una contrazione allo stomaco che lo tormentò a lungo.

Fu un incubo visitare la casa di Claudia, sforzandosi di esprimere qualche complimento di circostanza per non deluderla, e poi restarsene seduto per un paio d'ore accanto a Paola su un fiammante divano a fiori azzurri, cercando di partecipare alla conversazione senza sussultare ad ogni rumore proveniente dalla parete alle sue spalle, quella che sapeva confinare con l'appartamento adiacente, ma ad un certo punto, con enorme sollievo, Bruno si accorse che Paola stava consultando l'orologio e si affrettò ad osservare che forse era giunto il momento di tornare a casa.

Mentre iniziava il rituale scambio dei saluti, risuonò all'improvviso una musica a volume piuttosto alto, e Claudia sospirò:

“L'unico inconveniente di questa casa: i vicini!”

“I soliti ragazzacci con lo stereo sempre al massimo?” domandò Paola incuriosita, ma l'amica scosse il capo:

“No, si tratta di una coppia senza figli. Due brave persone, per carità, e mi fanno anche tanta pena, poveretti…”

Sulle spine, Bruno non poté fare a meno d'intervenire a sua volta: “Perché, scusa? Hanno qualche problema?”

“Direi di sì. Sono entrambi piuttosto malandati: il marito, soprattutto, è molto più anziano della moglie, e non esce quasi mai di casa, pare abbia avuto un grave incidente anni fa ed ora cammina a fatica. La cosa peggiore, poi, è che sembra sia rimasto lesionato all'udito e così spesso tiene la televisione e lo stereo ad alto volume, per questo mi disturbano un po', ma naturalmente non posso protestare troppo…”

Parlando avevano raggiunto l'anticamera, dove la musica giungeva più attutita, e già Bruno pensava con sollievo al fatto che entro pochi minuti si sarebbe ritrovato per strada, e poi in auto, altrove, lontano da quella casa, quando Claudia aggiunse un ultimo commento a bassa voce:

“E poi la signora, povera donna, quando l'incontro sulle scale è così gentile, mi chiede scusa per il fastidio ma la vedo sempre tanto triste e malinconica. Dev'essere anche più giovane di me ma ha un aspetto stanco, trascurato, da persona precocemente invecchiata: malvestita, con i capelli tutti grigi, senza un filo di trucco… Non credo abbia una vita facile accanto al marito in quelle condizioni!”

Mara dunque si era ridotta così? Era questo che il destino aveva riservato alla donna affascinante di cui Bruno aveva serbato un ricordo segreto per tanto tempo: un matrimonio tardivo che si era presumibilmente trasformato in un calvario accanto ad un uomo infermo? Che crudeltà…

Fuori era già buio e la temperatura era scesa notevolmente. Paola finì di abbottonarsi il cappotto rabbrividendo leggermente, e infilò il braccio sotto a quello del marito cercando riparo accanto a lui, ma non poté fare a meno di notare la sua andatura troppo rigida.

“Che freddo! Stai bene? Mi sembri un po' strano, oggi.”

Bruno si sforzò di sorridere e si strinse alla moglie ignara: “Ma no, cosa dici! Sarà un po' di malinconia, dopotutto è stato triste rivedere Claudia così da sola, senza Marco….”. le disse, mentendo per tranquillizzarla.

Paola annuì: “E' vero. Ma cosa vuoi farci, mio caro, purtroppo invecchiamo e la gente attorno a noi cambia, oppure se ne va prima del tempo.

“Hai ragione, invecchiamo….” Bruno salì in auto, avviò il motore e manovrò lentamente per immettersi nel traffico del tardo pomeriggio domenicale: riuscì persino a non voltarsi indietro neppure una volta per lanciare uno sguardo verso le finestre illuminate al terzo piano di via delle Primule 18.

 

 

 

 

 

 

 

 
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