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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Tre colori: grigio, di massimolegnani 28/02/2016
 

Tre colori: grigio

 di massimolegnani

 

 

Dopo una breve neve piove, ostinatamente.

 Per le strade è una poltiglia di fango, sabbia e sale, peggio che in spiaggia dopo una mareggiata. Un cielo incolore di nuvole e nebbia ristagna annoiato a pochi metri da terra.

Tutto è grigiore, la città si trascina moribonda tra ombrelli cupi, abiti sbiaditi e gente incarognita. Uscirne vivi non è facile e Camillo lo sa. Sente lo spregio di un grigio malevolo che incombe e si diffonde come una malattia, un contagio di rabbia anonima che penetra sotto pelle. Lascia faticosamente il caos cittadino per far ritorno a casa, ormai contaminato da un'ira rancorosa che si porterà addosso fino a sera, come un fazzoletto sporco in tasca.

Ma poi arriva in paese, le case distese a semicerchio sotto la collina, i campi intorno imbiancati di neve molliccia. Nulla è cambiato, piove e incupisce come prima, ma lui, all'improvviso, guardando i tetti nell'ultima luce, scopre nel grigio un colore differente: il fumo scuro dai comignoli anziché puntare al cielo indugia, poi va ad adagiarsi sopra i campi e lì si sposa alla foschia che sale lenta dalla neve.

Camillo guarda e comprende il segreto di questo (in)colore: esso è commistione, contaminazione calda, bianco e nero in ossimoro che rinunciano al proprio sé e si fondono in un unico elemento. Capisce che il grigio in apparenza così scialbo non è che lo specchio opaco del nostro stare sulla terra, il pari di bilancio tra il bene e il male, l'argento e il piombo di cui siamo impastati. Angeli grigi, siamo, sontuosi e immondi, sospesi tra cielo e inferno. Pipistrelli, repellenti ai più, meravigliosi ai topi.

E allora Camillo guarda il crepuscolo in campagna, il cielo basso che quasi buio si fa di madreperla al candido riverbero dei campi, guarda la pioggia mista a neve, le grosse gocce che non sa più se scure o chiare, guarda l'asfalto, l'annaffiatoio in latta, una lamiera sgocciolante, il cerchione di un'auto, l'inferriata dipinta, una grondaia, persino un pezzo di stagnola raccattata a terra, guarda ogni cosa fino a scovare minimi frammenti di quell'unico colore, guarda e si specchia. Ed è un'assoluzione dal proprio essere imperfetto e grigio.

 

 

 

 
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