Tre colori: grigio
di massimolegnani
Dopo una breve neve piove, ostinatamente.
Per le
strade è una poltiglia di fango, sabbia e sale, peggio che in spiaggia dopo una
mareggiata. Un cielo incolore di nuvole e nebbia ristagna annoiato a pochi
metri da terra.
Tutto è grigiore, la città si trascina moribonda
tra ombrelli cupi, abiti sbiaditi e gente incarognita. Uscirne vivi non è
facile e Camillo lo sa. Sente lo spregio di un grigio malevolo che incombe e si
diffonde come una malattia, un contagio di rabbia anonima che penetra sotto
pelle. Lascia faticosamente il caos cittadino per far ritorno a casa, ormai
contaminato da un'ira rancorosa che si porterà addosso fino a sera, come un
fazzoletto sporco in tasca.
Ma poi arriva in paese, le case distese a
semicerchio sotto la collina, i campi intorno imbiancati di neve molliccia.
Nulla è cambiato, piove e incupisce come prima, ma lui, all'improvviso,
guardando i tetti nell'ultima luce, scopre nel grigio un colore differente: il
fumo scuro dai comignoli anziché puntare al cielo indugia, poi va ad adagiarsi
sopra i campi e lì si sposa alla foschia che sale lenta dalla neve.
Camillo guarda e comprende il segreto di questo
(in)colore: esso è commistione, contaminazione calda, bianco e nero in ossimoro
che rinunciano al proprio sé e si fondono in un unico elemento. Capisce che il
grigio in apparenza così scialbo non è che lo specchio opaco del nostro stare
sulla terra, il pari di bilancio tra il bene e il male, l'argento e il piombo
di cui siamo impastati. Angeli grigi, siamo, sontuosi e immondi, sospesi tra
cielo e inferno. Pipistrelli, repellenti ai più, meravigliosi ai topi.
E allora Camillo guarda il crepuscolo in
campagna, il cielo basso che quasi buio si fa di madreperla al candido
riverbero dei campi, guarda la pioggia mista a neve, le grosse gocce che non sa
più se scure o chiare, guarda l'asfalto, l'annaffiatoio in latta, una lamiera
sgocciolante, il cerchione di un'auto, l'inferriata dipinta, una grondaia,
persino un pezzo di stagnola raccattata a terra, guarda ogni cosa fino a
scovare minimi frammenti di quell'unico colore, guarda e si specchia. Ed è
un'assoluzione dal proprio essere imperfetto e grigio.