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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  L'Opera dei Pupi al Consiglio Comunale, di Salvo Zappulla 26/03/2016
 

L' Opera dei Pupi al Consiglio Comunale

di Salvo Zappulla

 

 

 

Quando l'anziano puparo fu chiamato a restituire la sua anima a Dio, nessuno in paese la considerò una disgrazia, del resto quel brav'uomo i suoi anni sulla Terra li aveva ben spesi; i pupi, grazie alla sua voce e alla maestria delle braccia, avevano allietato le serate di tanta povera gente. Un tempo era stata gremita la sala del modesto teatro, ma ora l'Opera dei Pupi aveva perso gran parte del suo fascino. Orlando e Rinaldo, posti “a singolar tenzone” erano stai soppiantati da più moderne forme di spettacolo, il cinema prima e poi la televisione, che spadroneggiavano. I due paladini  si accontentavano: qualche apparizione sporadica, magari in occasione di ricorrenze importanti, era sufficiente a tener vivo l'orgoglio e la dignità professionale. “Ma ora? Cosa accadrà ora?” era l'angosciosa domanda che l'intero gruppo dei pupi si poneva.

Con la morte del loro padrone si spegneva anche la speranza di quei pochi momenti di ribalta. Nessuno succedeva al puparo, i suoi figli erano emigrati verso lidi lontani e,  nella zona,  altri che esercitassero la professione non ne esistevano.

“Che ne sarà di noi?” si chiedevano impotenti i derelitti pupi. “Quale destino ci aspetta? Vogliono forse abbandonarci in qualche umido scantinato?”.

L'Orlando furioso, già collerico per indole, fremeva dalla rabbia: “Giammai mi piegherò ad una vita da pensionato! Ho un'immagine, io, un passato glorioso da difendere!” Provò a tirare due colpi di Durlindana, ma i suoi arti rigidi e pesanti rimasero inerti.

 Senza la mano sapiente del suo maestro, altro non era che ferrame.

 I pupi  dovevano dunque considerare chiuso il loro ciclo? Davvero per loro non c'era più spazio nell'Olimpo degli artisti?

Fortunatamente qualcuno ebbe a cuore il loro destino: l'Amministrazione comunale, particolarmente sensibile al problema dell'arte, rilevò i pupi, patrimonio storico di tutto il paese. Spolverati e lucidati a dovere, per qualche tempo vissero una seconda giovinezza. Esposti al pubblico, nella sala consiliare, in occasione della festa del santo patrono, suscitarono la curiosità e l'ammirazione dei visitatori. Insomma, da attori protagonisti a semplici pezzi da baraccone, non era il massimo della loro aspirazione,  in quel periodo di crisi dovevano però accontentarsi. L'importante era mantenere ancora un ruolo attivo in società.

Passò qualche tempo e, purtroppo, i nostri eroi tornarono nel dimenticatoio. Si susseguirono le stagioni, si susseguirono anche le amministrazioni comunali ma Orlando, Rinaldo e il resto della compagnia non rividero più la luce. Giacevano ammucchiati nel sottoscala della sala consiliare, ruderi destinati alla spazzatura.

Ma… una notte di Gennaio si verificò un fattaccio. Era una notte senza stelle, la pioggia batteva forte come a voler penetrare dentro le viscere dell'inferno e soffiava un vento gelido di tramontana così violento da scuotere le campane delle chiese, che cominciarono a suonare svegliando l'intero paese.

 La gente, colta di soprassalto, si chiedeva smarrita cosa stesse accadendo. E, mentre i più intrepidi scendevano nelle strade sfidando la furia del tempo, qualcosa di stupefacente avveniva all'interno della sala consiliare. Forse per magia o perché investiti dalla scarica di un fulmine, i pupi si erano animati e, stimolati da energie proprie, avevano iniziato a danzare e a riprendere le antiche sfide.

Quanti ebbero l'ardire di salire fin dentro il municipio, attirati dal fragore dei colpi di durlindana, assistettero a uno spettacolo straordinario. Ancor oggi, con gli occhi brillanti di commozione, parlano di un'esperienza fantastica, irripetibile. “Orlando saltava da un banco all'altro come indemoniato! Dovevate vederli: che scintillio, che sfavillar di lame! Uno spettacolo grandioso!”.

La notte dell'Opera dei Pupi nell'aula consiliare, nessuno la dimenticherà. Per questo, quando in quell'interno si svolge il dibattito politico e la discussione diventa particolarmente accesa, tanto da far risuonare le voci alterate fino alla piazza sottostante, se qualcuno chiede cosa stia accadendo, si sente rispondere malignamente: “Niente, niente, è in atto l'Opera dei Pupi!”.

 

 
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