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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Tre tonalità di giallo, di massimolegnani. 27/05/2016
 

Tre tonalità di giallo

di massimolegnani

 

 

Colza

Claudio solleva le braccia, le unisce sopra la testa e osserva la propria ombra che si proietta laggiù tra i fiori. Vorrebbe tuffarsi in quel mare giallo che non è Cina ma campo di colza. Resta istanti sul bordo del dirupo come un tuffatore sul trampolino prima del tuffo. Tuffarsi, immergersi, confondersi nell'odiato colore tanto simile a lui. Al mattino allo specchio la vede e gli sembra di sentirla la bile che sale inarrestabile, gialli i suoi occhi, gialla la pelle. Tuffarsi e svanire in quel modo al mondo senza lasciare traccia.

Istanti, poi le braccia ricadono inerti, l'attimo è passato. Rinuncia a quella morte improbabile e rassegnato accetta il breve tratto di vita che ancora gli manca.

Quando ripassa di lì la colza è ormai sfiorita.

 

Zafferano

Ricordi l'Abruzzo? Mi è tornato in mente ora per via del giallo che cercavamo e non vedevamo, camuffato com'era da altro colore. Noi, felicemente spersi per paesini e silenzi, viaggiavamo senza meta a caccia di piccoli stupori e ogni giorno c'era qualche meraviglia da ripeterci alla sera. La meraviglia è figlia dell'ignoranza, diceva mio padre con un sottile disprezzo equamente suddiviso tra l'una e l'altra. Ma a volte la meraviglia è l'anticamera della conoscenza: non capivamo quei campi di un viola sterminato su nell'altopiano battuto dal vento. Zafferano, ci disse un pastore e il nostro stupore s'infittì.Ma come, viola? E il giallo zafferano? Quello rise, mica cresce nei campi già in bustine! È un lavoro lungo, da donne.

Ci indicò una casa colonica quasi all'orizzonte. La curiosità ci spinse fino a quella masseria lontana da ogni luogo. Attorno a un enorme tavolo donne di ogni età, le giovani e le vecchie accomunate dall'antichità dei gesti. Ci lasciarono entrare per assistere alla ripulitura dei fiori, dimenticandosi presto di noi. Ognuna aveva ai piedi un sacco di iuta colmo di fiori, ne pescava uno e lo strofinava con una perizia forse già appresa succhiando il seno della madre.

 Le dita, quelle nodose delle anziane quelle sottili di donne poco più che bambine, erano strumenti di pari delicatezza e precisione, perchè solo una minima parte del croco conteneva la polvere preziosa. È come mungere formiche ci disse una ragazzina china sugli stami, confondendo forse mammiferi ed insetti ma rendendo bene la difficoltà del loro lavoro. Il mucchietto d'oro al centro del tavolo intanto cresceva con una lentezza esasperante, ma le donne mostravano una rassegnazione allegra alla fatica che alleviavano con ciarle in un dialetto stretto da cui eravamo esclusi. Magari ridevano dei nostri sguardi da turisti attoniti, e per noi già questo farle ridere sarebbe stato un modo per ripagarle del mondo a parte che ci avevano mostrato.

 

 

 

L'agguato

Lo aspettava nascosto nel folto della tuia, pronto a sbarrargli l'unica via di fuga. Da giorni studiava i suoi spostamenti e sapeva che prima o poi sarebbe comparso lì, attratto dallo splendore del prato alla sera. Non c'era fretta, bastava attendere l'attimo propizio, perché l'attesa è già metà del delitto e l'essere pazienti, immobili ma pronti allo scatto è forse più impegnativo dell'azione stessa. A lui vibravano solo i baffi, impercettibilmente, il resto del corpo un fascio di muscoli trattenuti a stento, come una muta di cani a una battuta di caccia. Non c'era odio in lui né spazio per alcuna emozione, solo una freddezzavouttuosa, il suo era semplicemente un lavoro che andava fatto, e bene. Un lavoro pulito che richiede eleganza di gesti esatti.

Lo vede ma rimane ancora fermo trattenendo anche il respiro. Attende che quello si chini in avanti e solo allora gli balza alle spalle. Nessuna lotta, nessuna possibilità di scampo, sono colpi precisi subito mortali.

A cose fatte giungono in tanti, i pavidi, gli affamati, gli opportunisti, gli adulatori, insomma la solita pessima schiera attorno al banchetto del vincitore.

A notte fonda sul prato rischiarato dalla luna restano poche ossa spolpate, qualche lucente piuma nera e un inconfondibile becco giallo.

 

 

 
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