Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
  Poesie  Narrativa  Poesie in vernacolo  Narrativa in vernacolo  I maestri della poesia  Poesie di Natale  Racconti di Natale 

  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Il quadro, di Miriam Ballerini 10/07/2016
 

Il quadro

di Miriam Ballerini









Nicola fermò la sedia a rotelle sotto un quadro.

Da pochi giorni i suoi figli lo avevano ricoverato in un ospizio, assicurandogli che lì si sarebbero presi cura di lui.

Inforcò gli occhiali da vista e scrutò quel dipinto che, in sé, non aveva nulla di particolare. Raffigurava una scala di pietra che saliva sinuosa in mezzo alle case, passando sotto a un arco prigioniero di un glicine fiorito.

Ad averlo quasi costretto a fermarsi non era stata la noia, né la bravura del pittore: quello che lo avevo inchiodato sotto al dipinto erano stati i ricordi.

Nicola era nato in un paesino della Calabria, affacciato sul mare; ricco di piante d’arancio e fichi d’india. I fichi nascevano abbarbicati sulle rive aride, rendendole verdeggianti con le loro foglie puntute.

La sua casa stava su una salita e vi si arrivava salendo una scala coi gradini di pietra, ognuno con un’altezza diversa; maltagliati e sbeccati dai tanti passi della gente e degli ovini che venivano portati dalle stalle a un pianoro che stava sopra al paese.

Casa sua era a sinistra, quella di Lucia a destra, fra loro un arco, anch’esso di pietra, quasi un braccio teso che teneva unite le loro abitazioni.

Nicola sorrise, allontanando la sedia a rotelle e fermandosi a un paio di metri dalla parete, per meglio ammirare quella porta sul passato.

Era una sera di luna piena e di lucciole quando, proprio sotto quell’arco un po’ sbilenco, lui e Lucia si erano scambiati il primo bacio. Lei odorava di fiori di zagara; lui era arrossito come un peperone! Anzi: come un bel peperoncino piccante!

Si erano assaggiati, scambiandosi odori e sapori, timidi, vergognosi, protetti dalla coperta del buio.

Si erano fidanzati: sposati, avevano avuto due figli; ma se doveva decidere quale fosse stato il giorno più bello della sua vita, non aveva dubbi. Il primo bacio, sotto quel braccio di pietra che li riparava, quasi come l’abbraccio di un caro amico; intorno i profumi che la notte accentuava.

Per un istante gli parve di sentire il profumo delle arance; poi venne richiamato alla realtà dalla cameriera che passava col carrello della frutta.

«Signor Nicola, venga, è pronta la cena».




 
©2006 ArteInsieme, « 014115184 »