Il
quadro
di
Miriam Ballerini
Nicola
fermò la sedia a rotelle sotto un quadro.
Da
pochi giorni i suoi figli lo avevano ricoverato in un ospizio,
assicurandogli che lì si sarebbero presi cura di lui.
Inforcò
gli occhiali da vista e scrutò quel dipinto che, in sé,
non aveva nulla di particolare. Raffigurava una scala di pietra che
saliva sinuosa in mezzo alle case, passando sotto a un arco
prigioniero di un glicine fiorito.
Ad
averlo quasi costretto a fermarsi non era stata la noia, né la
bravura del pittore: quello che lo avevo inchiodato sotto al dipinto
erano stati i ricordi.
Nicola
era nato in un paesino della Calabria, affacciato sul mare; ricco di
piante d’arancio e fichi d’india. I fichi nascevano
abbarbicati sulle rive aride, rendendole verdeggianti con le loro
foglie puntute.
La
sua casa stava su una salita e vi si arrivava salendo una scala coi
gradini di pietra, ognuno con un’altezza diversa; maltagliati e
sbeccati dai tanti passi della gente e degli ovini che venivano
portati dalle stalle a un pianoro che stava sopra al paese.
Casa
sua era a sinistra, quella di Lucia a destra, fra loro un arco,
anch’esso di pietra, quasi un braccio teso che teneva unite le
loro abitazioni.
Nicola
sorrise, allontanando la sedia a rotelle e fermandosi a un paio di
metri dalla parete, per meglio ammirare quella porta sul passato.
Era
una sera di luna piena e di lucciole quando, proprio sotto quell’arco
un po’ sbilenco, lui e Lucia si erano scambiati il primo bacio.
Lei odorava di fiori di zagara; lui era arrossito come un peperone!
Anzi: come un bel peperoncino piccante!
Si
erano assaggiati, scambiandosi odori e sapori, timidi, vergognosi,
protetti dalla coperta del buio.
Si
erano fidanzati: sposati, avevano avuto due figli; ma se doveva
decidere quale fosse stato il giorno più bello della sua vita,
non aveva dubbi. Il primo bacio, sotto quel braccio di pietra che li
riparava, quasi come l’abbraccio di un caro amico; intorno i
profumi che la notte accentuava.
Per
un istante gli parve di sentire il profumo delle arance; poi venne
richiamato alla realtà dalla cameriera che passava col
carrello della frutta.
«Signor
Nicola, venga, è pronta la cena».
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