L’isola
della speranza
di
Miriam Ballerini
Maira
si era imbarcata ore prima, assieme a tanti altri.
Spruzzi
salati le raggiungevano il volto dalla pelle color della pece.
Sua
madre le si era addormentata al fianco, sfinita, con la mano stretta
nella sua.
Ogni
volta che la bambina si guardava intorno, incontrando sguardi
disperati quanto il suo, sentiva fra le dita quelle più
nodose, ma tenaci, della donna. Anche nel sonno non scioglieva quel
legame, l’unico che le fosse rimasto.
Il
cielo era di un blu intenso, quasi sfacciato; sporcato dalle nuvole
che accompagnavano il loro viaggio.
Alcuni
si mossero, facendo ondeggiare pericolosamente il gommone che li
stava portando nell’isola greca di Kos.
«L’isola»,
urlò un uomo, poco convinto.
Maira
guardò oltre le teste di capelli crespi: tanti capi dello
stesso colore, umidi di acqua marina, come il suo. Solo le teste
delle donne, avvolte in foulard colorati, spiccavano come un’offesa
fra il centinaio di persone ammassate, pigiate verso un unico
destino.
Le
coste dell’isola si fecero più vicine; Maira adocchiò
alcune abitazioni bianche, nivee fra il blu del cielo e l’azzurro
selvaggio delle acque del mare.
Non
sapeva nemmeno cosa fosse la Grecia e tutte le sue isole, dove fosse,
quanto distasse dalla casa che lei e la madre avevano abbandonato
giorni prima, sfuggendo a un attacco kamikaze.
Sapeva
solo che quell’isola, per loro, rappresentava l’essenza
della salvezza; lo sboccio di una nuova vita.
Il
loro scafista li fece buttare in acqua. Il mare accolse Maira e la
madre come un freddo abbraccio, fu come essere catturati da tanti
tentacoli che le sbatacchiavano fra le onde.
Si
sentì sollevare e, accanto a sé, un uomo che non
parlava la sua lingua, la condusse fino a riva.
Per
pochi attimi perse la stretta della mano di sua madre; ma subito dopo
la risentì, salda nella sua.
«Siamo
arrivate, Maira».
«Sì,
mamma». La bambina alzò gli occhi al cielo, inseguendo
il volo folle di alcune sule.
Benedisse
la sabbia bianca dell’isola, quella terra che, forse, sarebbe
stata terreno fertile nel quale fare attecchire la loro speranza di
vita.
|