Non
di sole megere è popolato il mondo
di
massimolegnani
E
poi ti capita di non trovare da dormire dove meno te l’aspetti.
Saint Vincent, stazione termale e casinò, ha più
posti-letto che abitanti, ci sei arrivato a botta sicura dopo una
giornata su e giù per smisurati colli e un vento contro che ha
reso feroci anche i pochi chilometri in pianura. Ma locande,
pensioncine e alberghi non hanno un buco per te. Ti mancherebbe solo
di provare al Billia dove dovresti però lasciare la bici in
baratto per un letto e poi le troppe stelle ti disturbano, tu sembri
uno charlot sui pedali, loro, dal fattorino al maitre, sono fatti per
l’ostentazione.
C’è
ancora un albergo defilato a cui bussare, purtroppo è di lusso
ma è così nascosto tra le case che t’ispira quasi
fiducia e poi sei troppo stanco per tentare altri paesi più
lontani.
L’arrivo
è trionfale: troppo tardi ti accorgi dell’inclinazione
del cemento, un vero e proprio scivolo, e infatti scivoli con la
ruota sottile e stramazzi a terra davanti alle porte scorrevoli che
beffarde scorrono ad accoglierti. Istintivamente ti guardi intorno
ancora terra, ti ha visto solo l’addetta alla reception, poco
male, da lei già prima non t’aspettavi nulla di buono.
Invece ti sorride e non è di scherno quel sorriso che ti
accompagna fino a che arrivi al bancone barcollando sui tacchetti .
Sei furibondo per la caduta e per il luogo troppo elegante, chiedi
una stanza con una stizza preventiva mentre grondi sudore e sangue
sul tappeto. Per lei la trovo, di sicuro non la lascerò
andare via in queste condizioni. Le sue parole ti spiazzano, la
guardi incredulo mentre consulta seria il suo computer. È
infagottata in una divisa dal taglio maschile che non le rende merito
e già di suo non è una bellezza sfolgorante, eppure ha
una voce e un modo che ti stregano. Ecco ho una singola libera.
Non è delle migliori, manca la vista sulle montagne e
l’arredamento è un po’ spartano, ma è
tranquilla ed ha il vantaggio di essere vicina, qui al piano-terra,
così non ha da camminare tanto su quelle scarpette precarie.
Svapora
d’incanto la tua espressione corrucciata e ti apri come un
cielo dopo il temporale. Lei non lo sa, o forse sì, ma la
sua offerta corrisponde ai miei criteri di comodità, le
rispondi rilassato. Come non bastasse ti suggerisce di sistemare la
bici nel corridoietto d’anticamera. È la prima volta che
ti capita, di solito la bici finisce in scantinati scomodi o in
garage aperti a rischio furto. Sei talmente meravigliato che ti
dimentichi di ringraziarla, ma forse il tuo sorriso dice tutto.
Un
bussare discreto, è di nuovo lei, armata di cotone e cerotti.
Se permette le medico il gomito, dice con naturalezza, come se
quello fosse il suo modo abituale di accudire i clienti. Ti
disinfetta la sbucciatura, la deterge e la incerotta con pochi gesti
sicuri. E adesso si riposi, ti raccomanda uscendo e tu
ubbidiente come un bambino piombi in un sonno istantaneo prima ancora
della doccia
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