Le
pecore del Natale
di
Angela Fabbri
Le
pecore, quiete, scendevano adesso giù dai monti e qualcuna
ogni tanto si girava ancora cercando nel buio dei boschi lassù
le ombre nere che le avevano cacciate via e rotolate giù per i
dirupi.
Il
pastore… Dov’era il pastore, loro compagno e guida?
La
pecora anziana, la vecchia madre, portava avanti adesso la compagnia
delle pecore. Fra gli sterpi e nel buio.
“
Sopravviveremo?
Dobbiamo arrivare in valle. Allora il cielo brillerà di nuovo,
sul vecchio torrente. Questa è la strada che conosco. L’ho
percorsa per anni.
Ma
senza un Pastore, noi, poi, cosa faremo? Cosa faremo di noi? “
Rispose
la luce delle stelle, la voce del torrente, il profumo dell’erba
bagnata.
Così
le Pecore del Natale scesero al piano, dove trovarono altre pecore,
tante altre pecore, innumerevoli altre pecore, ciascun gruppo con il
suo pastore.
Si
mescolarono a loro, attratte dal calore, dall’affettività,
dalla consuetudine. Ma poi… una a una si ritrovarono di nuovo
insieme e una fila di pecore si delineò fra le altre.
<<
Ma dove andate? Perché non restate con noi? >>
“Cerchiamo
un pastore” rispondeva ora all’una ora all’altra la
pecora anziana “Non abbiamo un pastore”
<<
Sono pecore senza pastore? >>
<<
Ma non si è mai sentito! >>
<<
Oh poverette! >>
Intanto,
le pecore senza pastore, uscivano dalla massa di greggi e
s’inerpicavano su una collina, morbida questa, ben lontana
dagli sterpi e dai dirupi che avevano attraversato.
E
lì si accovacciarono e si addormentarono, ignare che intanto
il loro nuovo Pastore era arrivato.
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