Il
puzzle della vita
di
Marina Pasqualini
Lo
stridere dei freni sulle rotaie la fece sobbalzare. Si era
addormentata ma ora era giunta a destinazione. Si affrettò a
recuperare i suoi bagagli e scese dal treno. Vista l’ora tarda,
vi erano pochissime persone in quella piccola stazione del paesino
ove era approdata, nelle Puglie. Un vecchio capostazione le venne
incontro e a lui chiese informazioni. Purtroppo però, le fu
detto che non vi erano più mezzi per raggiungere il luogo dove
era diretta, né tanto meno taxi. Rabbrividì al pensiero
di quella notte giovane ma l’uomo le offrì di
accomodarsi nella sua guardiola, ad attendere il mattino. Suo
malgrado accettò, non essendovi alternative, ma sentì
gratitudine e così fece. L’uomo si dimostrò un
gradevole compagno. Chiacchierarono amabilmente ma fu lui a sentirsi
grato per quella presenza femminile e fresca che veniva
inaspettatamente a rallegrare quel lasso di tempo che altrimenti si
sarebbe rivelato lungo e solitario, come di consueto.
Le
raccontò gli avvenimenti più eclatanti della sua lunga
vita e parlò come un fiume in piena, lui che era abitualmente
taciturno e, a detta dei suoi compaesani, piuttosto scontroso. Ma di
fronte a quella creatura, si ruppero gli argini della sua abituale
ritrosia. E volle condividere con lei le emozioni del primo incontro
con la sua amata, divenuta sua moglie e poi madre dei suoi figli. E
il dolore per la sua perdita. Ora, che anche i figli se ne erano
andati lontano, era rimasto solo e di lì a poco sarebbe anche
andato in pensione. Ma paventava quel momento. Quel lavoro era un
modo per sentirsi utile, e quindi vivo.
Le
ore trascorsero. Consumarono il caffè che lui teneva in un
thermos e anche lei sentì di potersi aprire con quello
sconosciuto.
Giunse
l’alba e con essa i primi mezzi pubblici iniziarono a
circolare. Marina strinse la mano di colui che non le sembrava più
ormai uno sconosciuto. Al contrario, si erano confidati apertamente
anche cose mai dette prima ad altri, anche loro molto prossimi. Due
anime si erano denudate, annullando tempo e spazio, diversità
di genere e di età, e lo avevano fatto con estrema
naturalezza, entrambe bisognose di essere viste, accolte e
riconosciute.
Il
dialogo era stato autentico, senza sovrastrutture, senza inganni o
desiderio di apparire. Avevano condiviso la fatica del vivere, il
dolore per le cadute, la gioia del proseguo del cammino, nonostante
tutto.
La
paletta in una mano, il fischietto nell’altra, l’uomo
effettuò le manovre di accoglienza del primo treno nella
minuscola stazione. Ma in lui albergava ora il giovane uomo che era
stato e che pareva essersi risvegliato dal torpore dell’oblio.
Fischiò con un’insolita energia dentro a quel
fischietto, mentre un sorriso aleggiava sul suo viso. A vederlo, non
sembrava più lo stesso anziano capostazione della sera prima,
senza progetti o obiettivi da raggiungere. Quell’incontro
inatteso aveva fatto fluire il sangue sulle sue gote, quasi un
defibrillatore che ridona la vita ad un corpo agonizzante.
Dal
canto suo, Marina stava viaggiando a bordo di un vecchio pullman,
verso la sua destinazione. Aveva ereditato una piccola casa in riva
al mare, grazie al testamento di una zia, di cui era appunto l’unica
erede. Grata, aveva in un primo momento pensato di vendere
quell’alloggio che le era sembrato poco fruibile a lei,
abituata a vivere in una grande città del nord. Ma in quel
momento sentì come di potersi sentire a casa, anche lì.
In fondo, lei faceva la cameriera in un ristorante e quella
professione avrebbe potuto essere replicata ovunque e perché
no, anche in quel piccolo centro turistico, di una bellezza
mozzafiato.
E
poi casa, che cosa significava esattamente? Era il luogo ove tessere
una tela di incontri e relazioni, e questo era possibile ovunque,
sulla terra. In fondo lei aveva perso entrambi i genitori ed era
figlia unica. Non aveva un fidanzato, ne aveva avuti, certo, ma nulla
era durato. Non aveva ancora incontrato un compagno con cui fare
progetti, quelli che contano. La sua vita era ancora un foglio bianco
e questo fatto, che solo il giorno prima le era apparso disastroso,
le appariva ora come una splendida opportunità.
Era
stata la magia di quell’incontro? Forse. Si sa che niente
accade per caso. Quel vecchio saggio le aveva sciorinato davanti una
storia, quella della sua vita, e lei aveva capito. Avrebbe scritto la
sua storia con una nuova consapevolezza: avrebbe accettato di
percorrere il suo cammino, ne avrebbe ammirato i paesaggi e
sopportato i cieli bui, avrebbe camminato di buona lena senza
guardarsi indietro. Avrebbe colto gli attimi, come quello che le si
era testè presentato. E l’insieme di innumerevoli attimi
avrebbe costituito una vita ricca e soddisfacente. Avrebbe edificato
il suo puzzle, senza scartare alcuna tessera. Ciascuna sarebbe stata
indispensabile per costruire un intero.
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