Ricchezza
e povertà
di
Marina Pasqualini
Il
freddo era pungente. I cartoni e le coperte ne attutivano i morsi, ma
di poco. Si coprì ancora meglio e cercò di assopirsi.
Ma non era facile. Allora la sua fantasia cominciò a
galoppare, la sua memoria a ricordare.
…Un
bagno profumato, in un’ampia stanza riscaldata. Questo
ricordava, allorché il suo ceto borghese le faceva apparire
queste, che ormai erano solo miraggi, come cose normali, scontate
quasi. E quei pranzi serviti dai camerieri, che quasi l’annoiavano.
Ora sarebbe andata volentieri in cucina a pranzare con quelli che
erano stati i suoi servitori.
Lei,
la signora di alto rango, sposata ad un nobile, molto più
grande di lei, era ora diventata una vagabonda. Il marito caduto in
disgrazia, le vendite all’asta, affrettate, di ogni loro avere,
l’assenza di figli o di altri famigliari che potessero
prendersi cura di lei, l’avevano portata a mendicare, e a
recarsi alle mense della Caritas. Comprese, una volta di più,
come, nella vita, nulla debba essere dato per scontato o per
duraturo. Il destino si sarebbe sempre divertito a scompigliare i
nostri piani, le nostre certezze, le nostre aspettative.
Una
signora di bell’aspetto si fermò a scambiare due
chiacchiere con lei. Non voleva apparire invadente né
presuntuosa, quindi, con grande delicatezza, le chiese come potesse
esserle d’aiuto. Lei aveva recentemente perso sua figlia e si
ritrovava, sola, in una grande casa vuota, il marito essendosene già
andato, anni addietro e l’altro figlio trasferitosi all’estero.
La
donna le sorrise e la ringraziò. Sì, forse avrebbe
potuto portarle un cappotto più pesante, o qualche coperta
meno logora di quelle di cui disponeva. La signora tornò, il
giorno addietro, e portò quanto promesso. Poi la invitò
in un bar a bere qualcosa di caldo. E lì, si scaldò
anche l’atmosfera tra loro: ambedue colte, ambedue colpite dai
drammi della vita, sentirono di avere qualcosa in comune.
Si
accomiatarono.
Girandosi
più volte nel suo caldo letto, e non riuscendo a prendere
sonno, pensando a quell’anima sfortunata che aveva avuto il
privilegio di incontrare sul suo cammino, la donna formulò un
pensiero, che apparve bizzarro ed azzardato persino a lei stessa, ma
che si era insinuato nella sua mente, e non se ne voleva andare. E se
l’avesse invitata ad andare a vivere con lei? Tanto suo figlio,
con la moglie e i bambini, sarebbe tornato, sì e no, due volte
l’anno, a trovare la madre, e poi di camere da letto ne aveva
più di due, a disposizione.
Sentendosi
già lieta per questa decisione, che avrebbe dovuto avere
l’ovvia approvazione di quella che sentiva essere la “sua
nuova amica”, si addormentò serena.
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