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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Ricchezza e povertà, di Marina Pasqualini 29/10/2017
 

Ricchezza e povertà

di Marina Pasqualini



Il freddo era pungente. I cartoni e le coperte ne attutivano i morsi, ma di poco. Si coprì ancora meglio e cercò di assopirsi. Ma non era facile. Allora la sua fantasia cominciò a galoppare, la sua memoria a ricordare.

Un bagno profumato, in un’ampia stanza riscaldata. Questo ricordava, allorché il suo ceto borghese le faceva apparire queste, che ormai erano solo miraggi, come cose normali, scontate quasi. E quei pranzi serviti dai camerieri, che quasi l’annoiavano. Ora sarebbe andata volentieri in cucina a pranzare con quelli che erano stati i suoi servitori.

Lei, la signora di alto rango, sposata ad un nobile, molto più grande di lei, era ora diventata una vagabonda. Il marito caduto in disgrazia, le vendite all’asta, affrettate, di ogni loro avere, l’assenza di figli o di altri famigliari che potessero prendersi cura di lei, l’avevano portata a mendicare, e a recarsi alle mense della Caritas. Comprese, una volta di più, come, nella vita, nulla debba essere dato per scontato o per duraturo. Il destino si sarebbe sempre divertito a scompigliare i nostri piani, le nostre certezze, le nostre aspettative.

Una signora di bell’aspetto si fermò a scambiare due chiacchiere con lei. Non voleva apparire invadente né presuntuosa, quindi, con grande delicatezza, le chiese come potesse esserle d’aiuto. Lei aveva recentemente perso sua figlia e si ritrovava, sola, in una grande casa vuota, il marito essendosene già andato, anni addietro e l’altro figlio trasferitosi all’estero.

La donna le sorrise e la ringraziò. Sì, forse avrebbe potuto portarle un cappotto più pesante, o qualche coperta meno logora di quelle di cui disponeva. La signora tornò, il giorno addietro, e portò quanto promesso. Poi la invitò in un bar a bere qualcosa di caldo. E lì, si scaldò anche l’atmosfera tra loro: ambedue colte, ambedue colpite dai drammi della vita, sentirono di avere qualcosa in comune.

Si accomiatarono.

Girandosi più volte nel suo caldo letto, e non riuscendo a prendere sonno, pensando a quell’anima sfortunata che aveva avuto il privilegio di incontrare sul suo cammino, la donna formulò un pensiero, che apparve bizzarro ed azzardato persino a lei stessa, ma che si era insinuato nella sua mente, e non se ne voleva andare. E se l’avesse invitata ad andare a vivere con lei? Tanto suo figlio, con la moglie e i bambini, sarebbe tornato, sì e no, due volte l’anno, a trovare la madre, e poi di camere da letto ne aveva più di due, a disposizione.

Sentendosi già lieta per questa decisione, che avrebbe dovuto avere l’ovvia approvazione di quella che sentiva essere la “sua nuova amica”, si addormentò serena.

 
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