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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Con me o senza di me, di Marina Pasqualini 21/11/2017
 

Con me o senza di me

di Marina Pasqualini



Forse era arrivato troppo in fretta quel momento troppo spesso auspicato? ‘ Ma quando se ne andranno tutti?’ Quando oberata da borse del calcio da lavare, compiti ed esami, letti disfsatti e pranzi e cene da sfornare ininterrottamente, si lamentava e rivolgeva una sconsolata preghiera al Cielo: ‘Ma quando avrò un po' di pace?’

E la pace tanto agognata era lì, si presentava ora al suo cospetto in tutta la sua vastità, come un foglio bianco da riempire. Ma aveva un sapore diverso da quello che si era sempre immaginata. Né dolce né amaro. Era come il tanto gettonato ‘silenzio assordante’. Ora sì la casa restava in ordine, i letti perfettamente ma inutilmente rifatti. E in quelle tre stanze vuote lei si aggirava ora come in un museo, pieno di ricordi, troppi e dolorosi per la loro bellezza. Anche l’ultimo dei suoi tre figli maschi se ne era andato all’estero, per lavoro. Aveva finalmente cercato di rompere quel cordone ombelicale che lei, forse a sua stessa insaputa, aveva cercato di mantenere in vita per dare un senso alla propria di vita, da casalinga, dedita completamente alla cura della famiglia.

E quella mattina aveva acceso il computer a aveva visto quella foto di lui, seduto sorridente su un trono di ferro, scultura di una piazza della città in cui ora risiedeva. E aveva associato quella foto al fatto che lui ora finalmente fosse seduto sul trono della sua nuova indipendenza, in primis da lei, che si era prodigata a sua stessa insaputa per farlo sentire in un nido caldo, il migliore che si possa desiderare. Era stata egoista, ora lo sapeva.

Avrebbe fatto meglio a riprogrammare il proprio cervello a questa nuova vita. Pena quella malinconia che invadeva troppo spesso la sua anima. Poi pensò alla sera precedente, allorchè era seduta in un ristorante con il marito, per tentare di esorcizzare quella solitudine. Aveva visto una famiglia di una spettacolare bellezza: marito e moglie giovani e una schiera di ben quattro figli piccoli tutti intorno a un tavolo di una vitalità mozzafiato. E aveva sorriso anzi di più, non era riuscita a non fare i più sinceri complimenti a quei genitori per il loro coraggio. Si era sentita rispondere che se fossero arrivati altri figli, sarebbero stati ben accetti.

E sempre durante quella serata, le era giunto un messaggio, sul cellulare, ove una sua amica le aveva comunicato la scomparsa del marito, nonchè la vastità del suo incommensurabile dolore.

Aveva allora considerato, una volta di più, come la vita fosse piena di stazioni, a cui sostare per ripartire subito dopo. Stava ora, in questa nuova luce, rivalutando quello che fino a poco fa, le era sembrato un ‘dolore’. In fondo nessuno era scomparso per sempre, al contrario ognuno era andato ad edificare il proprio nido, come era nella natura delle cose. Aveva visto figli di madri vedove non andarsene per fare compagnia alla propria madre, e lo aveva considerato ingiusto. Ed ora cosa stava facendo? Stava ritrattando tutti i suoi sani principi, per puro egoismo?

No, avrebbe fatto tacere immediatamente quella vocina fastidiosa che tentava di insidiare il suo benessere.

Se lo ami lo lasci’ aveva scritto una volta, quando il suo secondo figlio se ne era andato. Allora era più facile, gliene restava un altro in casa da servire e dare più senso alla sua vita di madre a tempo pieno.

Ora era la sua nuova libertà, a tempo pieno, a spaventarla. Come l’avrebbe riempita? Ma il modo lo avrebbe trovato, e avrebbe regalato ai suoi figli la libertà di fare altrettanto. Senza di lei.

 
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