Con
me o senza di me
di
Marina Pasqualini
Forse
era arrivato troppo in fretta quel momento troppo spesso auspicato? ‘
Ma quando se ne andranno tutti?’ Quando oberata da borse del
calcio da lavare, compiti ed esami, letti disfsatti e pranzi e cene
da sfornare ininterrottamente, si lamentava e rivolgeva una
sconsolata preghiera al Cielo: ‘Ma quando avrò un po' di
pace?’
E
la pace tanto agognata era lì, si presentava ora al suo
cospetto in tutta la sua vastità, come un foglio bianco da
riempire. Ma aveva un sapore diverso da quello che si era sempre
immaginata. Né dolce né amaro. Era come il tanto
gettonato ‘silenzio assordante’. Ora sì la casa
restava in ordine, i letti perfettamente ma inutilmente rifatti. E in
quelle tre stanze vuote lei si aggirava ora come in un museo, pieno
di ricordi, troppi e dolorosi per la loro bellezza. Anche l’ultimo
dei suoi tre figli maschi se ne era andato all’estero, per
lavoro. Aveva finalmente cercato di rompere quel cordone ombelicale
che lei, forse a sua stessa insaputa, aveva cercato di mantenere in
vita per dare un senso alla propria di vita, da casalinga, dedita
completamente alla cura della famiglia.
E
quella mattina aveva acceso il computer a aveva visto quella foto di
lui, seduto sorridente su un trono di ferro, scultura di una piazza
della città in cui ora risiedeva. E aveva associato quella
foto al fatto che lui ora finalmente fosse seduto sul trono della sua
nuova indipendenza, in primis da lei, che si era prodigata a sua
stessa insaputa per farlo sentire in un nido caldo, il migliore che
si possa desiderare. Era stata egoista, ora lo sapeva.
Avrebbe
fatto meglio a riprogrammare il proprio cervello a questa nuova vita.
Pena quella malinconia che invadeva troppo spesso la sua anima. Poi
pensò alla sera precedente, allorchè era seduta in un
ristorante con il marito, per tentare di esorcizzare quella
solitudine. Aveva visto una famiglia di una spettacolare bellezza:
marito e moglie giovani e una schiera di ben quattro figli piccoli
tutti intorno a un tavolo di una vitalità mozzafiato. E aveva
sorriso anzi di più, non era riuscita a non fare i più
sinceri complimenti a quei genitori per il loro coraggio. Si era
sentita rispondere che se fossero arrivati altri figli, sarebbero
stati ben accetti.
E
sempre durante quella serata, le era giunto un messaggio, sul
cellulare, ove una sua amica le aveva comunicato la scomparsa del
marito, nonchè la vastità del suo incommensurabile
dolore.
Aveva
allora considerato, una volta di più, come la vita fosse piena
di stazioni, a cui sostare per ripartire subito dopo. Stava ora, in
questa nuova luce, rivalutando quello che fino a poco fa, le era
sembrato un ‘dolore’. In fondo nessuno era scomparso per
sempre, al contrario ognuno era andato ad edificare il proprio nido,
come era nella natura delle cose. Aveva visto figli di madri vedove
non andarsene per fare compagnia alla propria madre, e lo aveva
considerato ingiusto. Ed ora cosa stava facendo? Stava ritrattando
tutti i suoi sani principi, per puro egoismo?
No,
avrebbe fatto tacere immediatamente quella vocina fastidiosa che
tentava di insidiare il suo benessere.
‘Se
lo ami lo lasci’ aveva scritto una volta, quando il suo secondo
figlio se ne era andato. Allora era più facile, gliene restava
un altro in casa da servire e dare più senso alla sua vita di
madre a tempo pieno.
Ora
era la sua nuova libertà, a tempo pieno, a spaventarla. Come
l’avrebbe riempita? Ma il modo lo avrebbe trovato, e avrebbe
regalato ai suoi figli la libertà di fare altrettanto. Senza
di lei.
|