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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Un paese dove non esistono i dolci, di Marina Pasqualini 19/02/2018
 

Un paese dove non esistono dolci

di Marina Pasqualini



Sono arrivata ieri sera in questo strano paese. Qui gli zuccheri semplici sono stati aboliti e con loro torte, pasticcini, caramelle, cioccolato, cioccolata calda con panna, frittelle. Tutto ciò che a me ha sempre messo brividi di piacere, alla sola vista.

Ricordo quando ero piccola e, davanti ad un bel film in bianco e nero, dopo cena, il papà abbracciava i suoi bambini ed esortava la mamma a preparare le frittelle. Calde, con zucchero semolato o a velo sparso sopra. La sola vista e il celestiale profumo riempivano la casa di gioia.

Da allora la mia vita è sempre stata scandita dalla felicità abbinata alla vista, al profumo ed al gusto di detti dolci. Di cui ho sempre abusato. E che mi hanno causato danni alla salute, con conseguenti sensi di colpa, frammisti a emicranie e vomito, fino a crearmi una vera dipendenza.

Per cui eccomi qua: sono approdata in questo paese, ove i dolci non esistono.

La mattina mi sveglio e mi reco alla vicina stalla, ove posso bere latte appena munto, accompagnato da due fette di pane nero. Il sapore è squisito. Per ripagare il contadino, rimango un po' ad aiutarlo a pulire.

Mi regala anche un giro a cavallo e, in men che non si dica, arriva mezzogiorno.

Prendo una bicicletta e mi reco al vicino paese. Qui vedo una trattoria. Entro. L’ambiente è rustico, con tovaglie a quadretti e tendine di pizzo. C’è un grande camino acceso sul quale sta cuocendo la polenta.

Mi viene servito un piatto semplice ma gustoso: polenta con uccellini scapati e pezzi di formaggio da poter sciogliere in un altro pezzo di polenta intonso. Mastico e gusto tutto con soddisfazione.

Il pomeriggio faccio due passi e vado a riposare sotto un grande albero. Avevo scordato il suono del cinguettio degli uccellini e delle fronde che stormiscono al vento. Una musica naturale che mi conduce ad un sonno ristoratore.

Cerco un lavoro e lo trovo nella bottega di un falegname: il legno mi ha sempre affascinato in quanto materia viva. Qui imparerò a costruire mobili di ogni tipo. E mi guadagnerò da vivere, grazie ad una antica passione.

La sera approdo all’unica locanda con pernottamento, e prenoto una stanza. La cena è parca e il dopocena è molto dolce: si canta davanti al fuoco e ad un bicchiere di vin brulé.

Il letto è rigido e quindi fa bene alla mia schiena.

Prima di addormentarmi realizzo che, ovviamente, per tutta la giornata non ho addentato dolci. Non solo non mi sono mancati, ma provo un senso di leggerezza inusuale. Se ne ho fatto a meno oggi, penso che troverò la dolcezza in mille altre cose della vita.

 
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