Un
paese dove non esistono dolci
di
Marina Pasqualini
Sono
arrivata ieri sera in questo strano paese. Qui gli zuccheri semplici
sono stati aboliti e con loro torte, pasticcini, caramelle,
cioccolato, cioccolata calda con panna, frittelle. Tutto ciò
che a me ha sempre messo brividi di piacere, alla sola vista.
Ricordo
quando ero piccola e, davanti ad un bel film in bianco e nero, dopo
cena, il papà abbracciava i suoi bambini ed esortava la mamma
a preparare le frittelle. Calde, con zucchero semolato o a velo
sparso sopra. La sola vista e il celestiale profumo riempivano la
casa di gioia.
Da
allora la mia vita è sempre stata scandita dalla felicità
abbinata alla vista, al profumo ed al gusto di detti dolci. Di cui ho
sempre abusato. E che mi hanno causato danni alla salute, con
conseguenti sensi di colpa, frammisti a emicranie e vomito, fino a
crearmi una vera dipendenza.
Per
cui eccomi qua: sono approdata in questo paese, ove i dolci non
esistono.
La
mattina mi sveglio e mi reco alla vicina stalla, ove posso bere latte
appena munto, accompagnato da due fette di pane nero. Il sapore è
squisito. Per ripagare il contadino, rimango un po' ad aiutarlo a
pulire.
Mi
regala anche un giro a cavallo e, in men che non si dica, arriva
mezzogiorno.
Prendo
una bicicletta e mi reco al vicino paese. Qui vedo una trattoria.
Entro. L’ambiente è rustico, con tovaglie a quadretti e
tendine di pizzo. C’è un grande camino acceso sul quale
sta cuocendo la polenta.
Mi
viene servito un piatto semplice ma gustoso: polenta con uccellini
scapati e pezzi di formaggio da poter sciogliere in un altro pezzo di
polenta intonso. Mastico e gusto tutto con soddisfazione.
Il
pomeriggio faccio due passi e vado a riposare sotto un grande albero.
Avevo scordato il suono del cinguettio degli uccellini e delle fronde
che stormiscono al vento. Una musica naturale che mi conduce ad un
sonno ristoratore.
Cerco
un lavoro e lo trovo nella bottega di un falegname: il legno mi ha
sempre affascinato in quanto materia viva. Qui imparerò a
costruire mobili di ogni tipo. E mi guadagnerò da vivere,
grazie ad una antica passione.
La
sera approdo all’unica locanda con pernottamento, e prenoto una
stanza. La cena è parca e il dopocena è molto dolce: si
canta davanti al fuoco e ad un bicchiere di vin brulé.
Il
letto è rigido e quindi fa bene alla mia schiena.
Prima
di addormentarmi realizzo che, ovviamente, per tutta la giornata non
ho addentato dolci. Non solo non mi sono mancati, ma provo un senso
di leggerezza inusuale. Se ne ho fatto a meno oggi, penso che troverò
la dolcezza in mille altre cose della vita.
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