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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Serata danzante, di Annamaria Trevale 02/03/2007
 

SERATA DANZANTE

 

La musica sembrava sospesa nell'aria fin dal mattino.

Trattenuta, ma pronta a scatenarsi non appena si sarebbero conclusi i preparativi per quella festa danzante di mezza estate che tutti attendevano da giorni.

Uomini pericolosamente in bilico su scale traballanti si affrettavano a sistemare le ultime decorazioni, a provare le luci, a controllare gli altoparlanti, mentre i ragazzini correvano qua e là a curiosare, intralciando spesso il lavoro degli adulti, in cerca di qualcosa d'insolito che trattenesse la loro attenzione: la consolle che avrebbe fornito le basi musicali in aggiunta ad uno sparuto gruppetto di musicisti sembrava riscuotere il maggior successo, circondata da una piccola folla che non perdeva di vista i movimenti esperti del giovane intento a collegare cavi e amplificatori, le cui dita sfioravano velocemente tasti e leve per verificare che tutto funzionasse a dovere.

Dalla finestra della sua vecchia stanza da ragazzo, che tornava ad occupare ogni estate durante la breve visita rituale alla madre, Marco aveva osservato più volte durante la giornata l'andirivieni dei compaesani impegnati negli ultimi preparativi, frammisto alla curiosità oziosa dei turisti: più tardi si sarebbero riversati tutti quanti nella gran piazza in riva al mare, per partecipare alla festa collettiva, ma ben diverso sarebbe stato lo spirito con cui tutte quelle persone che vedeva passare avrebbero vissuto la serata.

La tradizionale festa danzante di mezza estate, che per la piccola schiera di forestieri che sceglievano di trascorrere le loro vacanze in quel borgo appartato era soltanto un semplice diversivo offerto dal luogo, per gli abitanti aveva sempre costituito un evento imperdibile, legato nei ricordi all'inizio o alla fine di amori, a litigi memorabili, ad annunci di futuri matrimoni o nascite, a ritorni improvvisi di persone rimaste a lungo lontane.

Nemmeno lui, che viveva ormai da molto tempo altrove, in una grande città lontana e tornava al paese raramente, riusciva a scordarlo, per quanto potesse ormai giudicarlo, dall'alto dei suoi cinquant'anni, un pensiero piuttosto sciocco: ed era solo per quel bagaglio di vecchi ricordi che quella sera sperava di rivedere finalmente Laura.

Sua madre si era premurata di raccontargli dell'improvviso ritorno al paese di lei non appena era arrivato, eppure nei pochi giorni precedenti Marco non aveva osato andare a cercarla, e non l'aveva mai incontrata nel corso delle sue lunghe passeggiate solitarie lungo il mare.

Contava semplicemente sul fatto che non sarebbe mancata alla festa danzante di mezza estate, ed infatti poche ore più tardi, quando si decise a raggiungere la piazza, Marco impiegò meno di dieci minuti ad individuare Laura, seduta in un angolo appartato accanto alla famiglia della sorella.

L'abito nero appena scollato, se anche fosse stato scelto in vago segno di lutto, era in realtà così fine ed elegante da donarle terribilmente, modellando il suo corpo ancora snello a dispetto degli anni trascorsi.

Già, ne erano passate davvero tante di stagioni da quando avevano ballato insieme ad una festa di mezza estate, pensò Marco guardandola ancora ad una distanza di sicurezza, perché in mezzo c'erano stati gli allontanamenti, i viaggi, i rispettivi matrimoni, i figli, altre vite in altri mondi per entrambi.

Talvolta si erano incrociati per qualche giorno, durante le vacanze, ma sempre troppo impegnati con le rispettive famiglie per andare oltre qualche saluto e due chiacchiere tirate via di fretta: soltanto da sua madre aveva saputo recentemente del suicidio del marito di Laura, da tempo malato, così come lei doveva aver ricevuto informazioni riguardo al suo divorzio, perché si sa che nei piccoli paesi tutti sanno sempre ciò che accade in ogni famiglia.

La musica inondava già la piazza, molte coppie ballavano.

Le giovani nipoti si erano unite ai loro amici, la sorella danzava col marito e Laura era rimasta sola a sorseggiare pacatamente una bibita.

Gli anziani seduti in gruppo non lontano dal palco che ospitava i musicisti si godevano come sempre lo spettacolo commentando la serata: Marco li salutò brevemente passando davanti a loro, ed ebbe la sensazione precisa che i loro sguardi lo seguissero mentre si faceva strada fra sedie e tavolini fino a Laura.

“Ciao, sono felice di rivederti. Vuoi ballare?”

Forse sarebbe stato più logico fermarsi accanto a lei e dire qualcosa prima d'invitarla, eppure Laura non mostrò il minimo stupore, come se lo stesse aspettando: lo seguì verso la zona trasformata in pista da ballo e si avvicinò a lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

E ballarono. Ballarono a lungo, senza parlare.

Quasi senza accorgersi che gli anziani avevano perso improvvisamente interesse per tutto il resto che non fosse la loro danza, mentre le altre coppie che li circondavano si erano istintivamente allontanate, lasciando più spazio attorno, ed il ragazzo che sceglieva i brani musicali, dopo un breve conferimento con qualcuno, sembrava stranamente orientato a scegliere i vecchi ballabili degli anni '70.

Ci sarebbe stato tutto il tempo l'indomani per raccontarsi le puntate mancanti, forse anche per rintuzzare la curiosità degli anziani, sua madre compresa, e persino per detestare quel mondo pettegolo del piccolo paese da cui erano entrambi fuggiti tanti anni prima, riuscì solo a pensare Marco molto più tardi, mentre continuava a sentire solamente il corpo di Laura contro il suo, la musica da ballo come una sirena ammaliante e la brezza marina che li sfiorava a tratti…ma con delicatezza, per non disturbare.

 

 

 

 

 

 
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