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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  La sedia nel cielo, di Mario Malgieri 07/03/2007
 

 

La sedia nel cielo

 

Larry era un bambino ricco solo di fantasia, la testolina sempre piena di sogni.
Viveva in un paese lontano, al di là dell'oceano, alla periferia di una grande, grandissima città dove i sogni li fabbricavano in serie e tutti li potevano vedere: bastava comperare un biglietto per andare al cinema del quartiere e i sogni di celluloide erano lì.
Larry, fra tanti sogni, ne aveva uno più grande di tutti, uno che lo accompagnava ogni sera prima di addormentarsi e gli faceva compagnia ogni notte: lui voleva librarsi nel cielo, lui voleva volare.
Così metteva da parte i pochi centesimi che la mamma gli dava per qualche lavoretto sbrigato in casa e, quando al cinema c'era un film dove protagonisti erano gli aviatori, o comunque nella storia c'era un volo, un aeroplano, una mongolfiera, insomma qualunque cosa si staccasse da terra, lui era lì in platea, col suo sacchetto di popcorn, a bearsi di quelle immagini e a salire verso il cielo con la sua fantasia.
Naturalmente da grande avrebbe fatto il pilota, non c'era alcun dubbio sulla sua vocazione.
Se l'inizio della storia pare una favola, tutto quello che viene dopo è la realtà che quasi tutte le persone devono sperimentare quando, loro malgrado, lasciano l'infanzia e si ritrovano immersi nella crudezza della vita da adulti, dove ben di rado le aspirazioni infantili vengono realizzate.
Nel caso di Larry, ci pensò la natura a inchiodarlo inesorabilmente a terra: la sua vista era troppo difettosa e mai avrebbe potuto ottenere un brevetto che gli permettesse di volare su qualunque macchina costruita dall'uomo.
Per colmo di sfortuna, Larry viveva non lontano da uno dei più grandi e trafficati aeroporti del mondo. Così, ogni giorno, mentre si recava al suo lavoro, un lavoro che mai gli avrebbe dato occasione di volare, era costretto a vedere e sentire centinaia di aeroplani passare sopra di lui, quasi a sbeffeggiarlo.
"Un uomo non può soltanto stare seduto a guardare", fu la prima cosa che dichiarò a chi gli chiedeva il perchè di ciò che aveva fatto.
Semplicemente, un bel giorno Larry si ribellò al suo destino.
Un suo vicino aveva una sedia da giardino che proprio sembrava fatta apposta per quello che lui aveva in mente, e così gliela chiese in prestito per qualche giorno, promettendo di non rovinargliela in alcun modo. Il suo vicino si stupì un poco di quella richiesta, ma Larry era un bravo ragazzo, forse solo un po' con la testa nelle nuvole, e così gli diede la sedia.
Poi Larry mise mano ai suoi risparmi. Conosceva un negozio dove vendevano dei giocattoli tecnologici, anche molto sofisticati. Con fare innocente entrò e chiese di comperare ben quarantacinque palloni per esperimenti, di quelli che i ragazzi usano per mandare in cielo qualche povera ranocchia, o magari un altrettanto sfortunato gattino. Aveva fatto i suoi conti, che poi si rivelarono clamorosamente errati, ed era sicuro che quarantacinque fosse il numero giusto.
Con i suoi palloni chiusi in un grosso scatolone e riposti nel cassone del camioncino, Larry passò in un altro negozio, questa volta di forniture industriali, e acquistò una grossa bombola di elio.
Infine, era la mattina di un venerdì di Luglio, il suo progetto prese la forma definitiva.
Assicurò la sedia del vicino a terra, con una robusta corda.
Fissò alla sedia una specie di imbragatura, che aveva costruito in garage, e ci collegò i quarantacinque palloni, che poi gonfiò uno per uno con l'elio della bombola.
Subito la sedia iniziò a tirare verso l'alto, come se fosse stata contagiata dalla voglia di azzurro di Larry, ma lui non era ancora pronto.
Prese la sacca col suo equipaggiamento speciale, non era poi così sognatore da ignorare i rischi e le necessità di un progetto tanto balzano.
Ci aveva messo una bottiglia di coca-cola, una piccola ricetrasmittente da radioamatore e una pistola ad aria compressa. Era di sicuro il più bizzarro equipaggiamento che un aspirante Icaro avesse mai messo insieme. Infine prese un coltello.
Si sedette sulla seggiola, si imbragò a sua volta e poi usò il coltello per tagliare la corda che teneva ancorata la sedia.
Volava!
Stava salendo verso il cielo, proprio come aveva sempre sognato.
Dondolando dolcemente assieme alla seggiola, guardava la sua casa, il prato, le strade, gli alberi, farsi sempre più piccoli, piccoli... accidenti!
Aveva calcolato di alzarsi di un centinaio di metri, forse centocinquanta. Ma continuava a salire, salire sempre più in alto, tirato dai palloni ansiosi di raggiungere la stratosfera.
- Torre, qui volo TWA-114, avvistato uomo su sedia a quota 15000 piedi, ripeto, uomo su sedia a quota 15000 piedi, verticale sopra Long Beach ! -
- Qui torre a volo TWA-114, disturbi di comunicazione, ci pare che abbiate detto di aver avvistato uomo su sedia a 15000 piedi, prego ripetere comunicazione corretta. -
- Torre, qui volo DA-030, confermo avvistamento, uomo su sedia a quota 15000 piedi, sta bevendo Coca Cola e ci saluta con la mano!-
Questi, più o meno, furono i messaggi che scambiarono due aerei di linea con la torre di controllo dell'aeroporto di Los Angeles, il 2 Luglio 1982.
Larry era arrivato a circa 4500 metri di altezza e aveva freddo.
All'inizio la felicità lo aveva quasi stordito: stava davvero volando! Era una sensazione stupenda, era il sogno di tutta una vita che si realizzava. E c'era riuscito da solo, aveva costruito col suo ingegno una macchina volante e ora era libero di alzarsi tra gli uccelli, sospinto solo dal vento.
Doveva comunicare la sua gioia a qualcuno. Prese la sua ricetrasmittente e si mise in contatto con degli amici radioamatori, raccontando quello che stava facendo. Alcuni lo presero per uno scherzo, ma uno di loro ebbe la prontezza di spirito di azionare un registratore. In seguito, avrebbe venduto quel nastro alle radio e alle televisioni di tutti gli Stati Uniti, racimolando un bel gruzzolo.
Ma Larry non aveva previsto di arrivare tanto in alto ed era vestito da Luglio sulla costa californiana: jeans e maglietta. Iniziò a battere i denti e anche ad avere un po' di paura, già due grossi aerei di linea gli erano passati vicino, facendo ondeggiare paurosamente la sua sedia. Lui non aveva resistito alla tentazione e li aveva salutati con la mano, mentre spavaldamente si portava alla bocca la bottiglia di Coca Cola. Immaginava le facce attonite dei piloti e gli venne alla mente quella frase che tante volte aveva letto nei fumetti: "Cos'è, un aereo? Un uccello?" "No, è SuperLarry!", si rispose orgoglioso.
Ma l'ascesa pareva non volersi arrestare e il suo respiro diventava affannoso, nuvolette di vapore gelido uscivano dalla sua bocca ad ogni respiro e subito andavano ad incrostare di ghiaccio i suoi capelli.
Con mano malferma impugnò la pistola ad aria compressa, aveva studiato a tavolino il modo di scendere, seppure non da così in alto, e lo mise in atto.
Sparò, forando un pallone. Nessun risultato, continuava a salire; poi sparò ancora e ancora, in preda al panico, forando numerosi palloni. Finalmente la salita si arrestò.
"Non avrò esagerato?" si chiese con terrore, quando si accorse di iniziare a scendere velocemente.
A volte la fortuna è dalla parte dei folli, e se quel giorno c'era un folle bisognoso di quell'aiuto era proprio Larry.
Scendendo, la densità dell'aria aumentava e di conseguenza aumentava pure la spinta a salire dei palloni rimasti. La discesa rallentò, divenne dolce, mentre il suolo si avvicinava lentamente e la sedia, spinta dal vento, sembrava diretta verso una zona deserta e priva di ostacoli. Improvvisamente, nel campo visivo di Larry comparvero, alti e minacciosi, i piloni di una linea elettrica ad alta tensione. Terrorizzato, si chiese se la sua fine sarebbe stata quella orribile di essere ridotto a un tizzone ardente da una scarica di molte migliaia di Volt.
Ma
la fortuna aveva deciso di dare davvero una mano all'uomo che aveva continuato a sognare per tutta la vita. I cavi dei palloni si attorcigliarono a quelli della linea elettrica, provocando un corto circuito di dimensioni colossali, tanto da privare di elettricità buona parte della città di Los Angeles.
Ma
la sedia, con un Larry spaventatissimo, prese terra dolcemente sul terreno sottostante, senza che un graffio o un'ustione scalfissero la sua pelle.

La sedia fu restituita intatta al vicino, e Larry non volò mai più.
La sua storia stupì e commosse il pubblico di tutta la nazione, per qualche mese ebbe fama, notorietà e pure guai con la giustizia, visto che ciò che aveva fatto andava contro decine di leggi e regolamenti federali.
Poi, inevitabilmente, fu dimenticato.
Ma lui non dimenticò mai quelle poche ore dove il suo sogno si realizzò, dove assaporò la totale felicità e la vera libertà. E non riuscì mai più a trovare il suo equilibrio e una ragione per vivere.
Così, era passata una decina d'anni, l'uomo che aveva volato sopra una sedia come in una favola, prese la sua pistola ad aria, la stessa che gli aveva permesso di tornare sulla terra, e l'usò per abbandonarla di nuovo, e questa volta per sempre.


Nota: Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e a persone realmente esistite non è casuale.

 

 
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