Asyia
Nel portone c'e qualcuno che suona
insistentemente.
Rachid si alza al rumore
di una sedia fatta volare per le scale.
Ciò che non era riuscito a fare la
sveglia, il caldo, il pensiero di quella donna.
Raccoglie una maglietta stropicciata e si infila
un paio di
Blue-jeans
profumati.
Solo ieri aveva fatto il bucato.
Avrebbe voluto aprire il frigo e
dispiegare sul tavolo una confezione di marmellata, un paio di tartine di
burro, del caffè.
Si deve accontentare di una fetta di
pane raffermo e un bicchiere di latte, da bere chiudendo il naso perché emana
uno strano odore, perché è in un cattivo stato, forse sta inacidendo.
In bagno si lava per bene i capelli e
si profuma.
Infila nella tasca un po' di “fumo”,
gli può sempre servire.
Asyia
non sapeva quasi niente di
lui, l'aveva incontrato un paio di settimane davanti al sagrato
della chiesa.
Lei
era rimasta sorpresa dall'espressione che aveva sul viso, di fronte a quella
cancellata in ferro e si era messa a sorridere.
Aveva
un cespo di capelli neri e andava a leggere nel parco adiacente.
Si
accovacciava per terra vicino a delle fresche e secolari piante.
Rachid è al
mercato rionale. Un brusio continuo attraversa le varie
bancarelle.
Cus-cus, spezie varie, frutta,
verdura.
Un caleidoscopio di profumi, un
andirivieni di persone più o meno affamate.
Mentre si aggira fra i banchetti
pensa di invitarla a fare una passeggiata sui colli.
Affretta il passo. Si erano dati
appuntamento per le undici.
Si
incontrarono di nuovo. Conosci la storia di questa città, gli chiese, scosse il
capo.
Si
sedette vicino e gli raccontò le gesta, le armi e gli amori che aveva imparato
a scuola, alle superiori, quando con la famiglia si
era trasferita dalle montagne del Medio Atlante.
Raccontava
e lo guardava.
Pelle
delicata, guance rasate.
Un frullar di pensieri lo accompagna,
quando improvvisamente fa appena in tempo ad accorgersi di due uomini che
all'apparenza non mostrano particolari distintivi.
Prova l'impulso di gridare
ma poi tenta la fuga. Non ci riesce.
Cosa cavolo succede, si chiede.
Si tuffa in avanti d'istinto
atterrando sul porfido con la spalla destra.
Un acuto dolore gli addormenta il
braccio. Parte un colpo di pistola che sfiora l'orecchio sinistro. Rachid
rotola sulla schiena e si rigira per guadagnare una situazione
favorevole con un ginocchio a terra.
Un poliziotto con la .45 indietreggia
di un paio di passi e con gli occhi sbarrati fa fuoco.
Un foro si apre al centro della sua
fronte, una voragine.
La sua bocca si muove per cercare di
emettere un grido di terrore ma una fitta lo penetra
dal centro della schiena e si diffonde su tutto il corpo.
Parlando a volte sorrideva, le piacevano le sue
magliette.
Lo aveva invitato a casa, la notte se lo era
ritrovato nel suo letto.
Sulla portiera, alle sue spalle, un
grumo di
materia cerebrale scivola lentamente sui cubetti di porfido, esangue viene
adagiato nella parte posteriore della macchina.
Asyia
alla fine si convince a rimanere a casa. Si siede e finisce di bere il caffè
che le era rimasto nella tazzina.
Sul
tavolo slip, forcine per i capelli, cd masterizzati.
Tanto
anche lui è come gli altri.
Si
sarebbe accorciata i capelli, non era male l'idea di una sua amica
latino-americana.
Lo
faceva ogni volta che avvertiva una particolare malinconia.
- Asyia : significa colei che tende verso i poveri e li
solleva.