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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Ammazzabambini, di massimolegnani 28/09/2018
 

Ammazza bambini

di massimolegnani



Caro Claudio, 
spero che questa mia lettera riesca a raggiungerti. Se succederà, vorrà dire che ho ancora una speranza di salvezza. L’affido ad un commerciante svizzero, uno dei pochi stranieri che possono ancora entrare ed uscire liberamente dalla Paracombia. Mi rivolgo a te perché a suo tempo avevi tentato di farmi desistere da questa avventura. Ci conosciamo poco, è vero, ma confido nel tuo carattere battagliero e nel tuo innato senso di giustizia. Ricordi quando ti spedii quello strano annuncio comparso su Pediatrics da parte del Ministero della Salute di questa minuscola repubblica sudamericana? La Paracombia noi non sapevamo nemmeno dove stesse di preciso, ma il bando prometteva stipendi elevati, un lavoro di grande responsabilità e facili opportunità di carriera e a me queste cose bastavano. Ero nauseato dalla situazione italiana e speravo di convincerti ad affrontare con me l’avventura. Per tua fortuna non ti sei lasciato coinvolgere! Sono comunque partito pieno di aspettative e le prime esperienze qui a Montelivido mi hanno dato ragione. Sono stato ricevuto dal ministro della sanità in persona, il colonnello Soares, che mi ha spiegato quale sarebbe stato il mio compito: riorganizzare la rete di assistenza pediatrica ospedaliera in base a criteri di umanità, efficienza, razionalità. Belle parole che mi hanno infiammato. I primi mesi ho lavorato sodo ottenendo dei risultati lusinghieri: vi erano molti sprechi e gravi incompetenze che ho corretto poco alla volta affrontando difficoltà non di poco conto. Ogni sei mesi relazionavo al ministro che, pur apprezzando la mia opera, mi stimolava ad essere più incisivo. Mi sono dato ancor più da fare, mettendo a disposizione tutta la mia esperienza ed il mio sapere per migliorare l’efficienza delle strutture sanitarie. Sono stato premiato, nel vero senso della parola. Nel corso di una cerimonia a palazzo mi hanno insignito della massima onorificenza per meriti sul lavoro della Paracombia. 
Il giorno seguente il colonnello Soares mi ha convocato, non al ministero ma in un bar del centro, per due chiacchiere informali, aveva specificato. Ma le sue parole furono tutt’altro che chiacchiere: Caro dottor Legnani sono orgoglioso di lei. Lei s’è guadagnata la nostra fiducia, oltre alla nostra riconoscenza. È tempo di passare alla seconda fase del nostro ambizioso progetto: dai dati statistici in mio possesso risulta che le nostre poche risorse tecnologiche sono spesso impegnate da casi disperati che non hanno alcuna possibilità di salvezza; questo comporta l’impossibilità di assistere altri bambini bisognosi e costituisce uno spreco economico insostenibile. Le affidiamo un compito umanitario della massima importanza: lei dovrà visitare gli stessi centri che ha organizzato con tanta maestria e dare precise istruzioni agli operatori su quali bambini assistere. Dovrà esaminare caso per caso tutti i ricoverati e decidere secondo coscienza se è opportuno per ciascuno di loro il proseguimento delle cure. Sarà suo preciso compito offrire agli esclusi una pietosa conclusione delle loro sofferenze. Ci attendiamo da lei la massima collaborazione e l’assoluta segretezza.
Ho cercato di controbattere che i soldi c’erano, bastava stornarli da altre attività meno necessarie e ho aggiunto che era immorale ridurre il livello delle cure negandole proprio ai più bisognosi. Il ministro con molto tatto mi ha spiegato che il Presidente non ammette repliche da parte di chi ha insignito della Gran Croce; questi diverrebbe un suo nemico personale.

Fu il mio unico gesto di ribellione. 
Mi è stato ritirato il passaporto con la scusa di prepararlo per un mio eventuale espatrio e da allora sono costantemente scortato dalla polizia “per la mia incolumità personale”. 
Così da sei mesi sto girando il paese con la mia valigietta e svolgo questo compito ingrato cercando di non commettere ingiustizie. Ma come puoi essere giusto quando stacchi la spina a chi forse ce la potrebbe fare ma deve letteralmente cedere il posto a un altro neonato un poco più fortunato? Cerco di attenermi a criteri oggettivi di giudizio che mi alleggeriscano la coscienza, ma poi capita che una notte nasca, in tua presenza, il figlio del sindaco di Guadalcara: parto precipitoso assai prima del termine e una grave asfissia alla nascita. Probabilità di sopravvivere vicine allo zero. Mi comporto secondo le norme che mi avevano imposto, presto le cure minime al bambino e con espressioni dolenti spiego al padre che non vi è possibilità di salvezza. Nel giro di pochi minuti mi arriva una telefonata del ministro Soares: Legnani faccia il possibile e l’IMPOSSIBILE per il piccolo di cui io moralmente mi considero il padrino. Obbietto che il neonato non ha chances di sopravvivenza se non per pochi giorni e che comunque non ho al momento un respiratore libero. La sua risposta mi raggela: dottore, lei sa benissimo cosa deve fare e ne risponderà direttamente a me, anche con la vita! La telefonata s’interrompe bruscamente su quella minaccia.

Quella notte credo di aver toccato il fondo. Non sono nato eroe e con la vergogna nel cuore ho fatto la cosa più meschina della mia carriera. C’era questo bimbetto, Manolito, che ormai aveva superato il periodo più critico, ce l’aveva quasi fatta. Io l’ho fermato che era quasi sul filo di lana.

E da allora sono capitati altri episodi del genere, in cui oltre alla crudeltà dell’operazione in sé mi veniva imposta una palese violazione di quelle norme da loro stessi propugnate. Nonostante il mio operato fosse mantenuto ufficialmente segreto, la notizia delle nefandezze a cui sono costretto si è diffusa per tutto il Paese seguendo i misteriosi canali dei passaparola sotterranei.

Ormai mi conoscono tutti e ovunque sono additato come il dottor ammazzabambini
Nel frattempo la Paracombia è uscita da tutte le organizzazioni internazionali e io non ho più contatti con l’esterno. In pratica vivo tra due fuochi, il ministro che minaccia nemmeno tanto velatamente di farmi sparire, la gente del popolo che mi lincerebbe volentieri.

Solo tu mi puoi togliere da questa situazione allucinante. Fai conoscere la mia storia in Italia, mobilita la stampa, contatta la Farnesina, fai qualunque cosa mi possa essere d’aiuto.

Salvami, Claudio, ti prego! 

Un abbraccio disperato 
Massimo 

 
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