Ammazza
bambini
di
massimolegnani
Caro
Claudio,
spero
che questa mia lettera riesca a raggiungerti. Se succederà,
vorrà dire che ho ancora una speranza di salvezza. L’affido
ad un commerciante svizzero, uno dei pochi stranieri che possono
ancora entrare ed uscire liberamente dalla Paracombia. Mi rivolgo a
te perché a suo tempo avevi tentato di farmi desistere da
questa avventura. Ci conosciamo poco, è vero, ma confido nel
tuo carattere battagliero e nel tuo innato senso di giustizia.
Ricordi quando ti spedii quello strano annuncio comparso su
Pediatrics da parte del Ministero della Salute di questa minuscola
repubblica sudamericana? La Paracombia noi non sapevamo nemmeno dove
stesse di preciso, ma il bando prometteva stipendi elevati, un lavoro
di grande responsabilità e facili opportunità di
carriera e a me queste cose bastavano. Ero nauseato dalla situazione
italiana e speravo di convincerti ad affrontare con me l’avventura.
Per tua fortuna non ti sei lasciato coinvolgere! Sono comunque
partito pieno di aspettative e le prime esperienze qui a Montelivido
mi hanno dato ragione. Sono stato ricevuto dal ministro della sanità
in persona, il colonnello Soares, che mi ha spiegato quale sarebbe
stato il mio compito: riorganizzare la rete di assistenza pediatrica
ospedaliera in base a criteri di umanità, efficienza,
razionalità. Belle parole che mi hanno infiammato. I primi
mesi ho lavorato sodo ottenendo dei risultati lusinghieri: vi erano
molti sprechi e gravi incompetenze che ho corretto poco alla volta
affrontando difficoltà non di poco conto. Ogni sei mesi
relazionavo al ministro che, pur apprezzando la mia opera, mi
stimolava ad essere più incisivo. Mi sono dato ancor più
da fare, mettendo a disposizione tutta la mia esperienza ed il mio
sapere per migliorare l’efficienza delle strutture sanitarie.
Sono stato premiato, nel vero senso della parola. Nel corso di una
cerimonia a palazzo mi hanno insignito della massima onorificenza per
meriti sul lavoro della Paracombia.
Il
giorno seguente il colonnello Soares mi ha convocato, non al
ministero ma in un bar del centro, per due chiacchiere informali,
aveva specificato. Ma le sue parole furono tutt’altro che
chiacchiere: Caro
dottor Legnani sono orgoglioso di lei. Lei s’è
guadagnata la nostra fiducia, oltre alla nostra riconoscenza. È
tempo di passare alla seconda fase del nostro ambizioso progetto: dai
dati statistici in mio possesso risulta che le nostre poche risorse
tecnologiche sono spesso impegnate da casi disperati che non hanno
alcuna possibilità di salvezza; questo comporta
l’impossibilità di assistere altri bambini bisognosi e
costituisce uno spreco economico insostenibile. Le affidiamo un
compito umanitario della massima importanza: lei dovrà
visitare gli stessi centri che ha organizzato con tanta maestria e
dare precise istruzioni agli operatori su quali bambini assistere.
Dovrà esaminare caso per caso tutti i ricoverati e decidere
secondo coscienza se è opportuno per ciascuno di loro il
proseguimento delle cure. Sarà suo preciso compito offrire
agli esclusi una pietosa conclusione delle loro sofferenze. Ci
attendiamo da lei la massima collaborazione e l’assoluta
segretezza.
Ho
cercato di controbattere che i soldi c’erano, bastava stornarli
da altre attività meno necessarie e ho aggiunto che era
immorale ridurre il livello delle cure negandole proprio ai più
bisognosi. Il ministro con molto tatto mi ha spiegato che il
Presidente non ammette repliche da parte di chi ha insignito della
Gran Croce; questi diverrebbe un suo nemico personale.
Fu
il mio unico gesto di ribellione.
Mi
è stato ritirato il passaporto con la scusa di prepararlo per
un mio eventuale espatrio e da allora sono costantemente scortato
dalla polizia “per la mia incolumità personale”.
Così
da sei mesi sto girando il paese con la mia valigietta e svolgo
questo compito ingrato cercando di non commettere ingiustizie. Ma
come puoi essere giusto quando stacchi la spina a chi forse ce la
potrebbe fare ma deve letteralmente cedere il posto a un altro
neonato un poco più fortunato? Cerco di attenermi a criteri
oggettivi di giudizio che mi alleggeriscano la coscienza, ma poi
capita che una notte nasca, in tua presenza, il figlio del sindaco di
Guadalcara: parto precipitoso assai prima del termine e una grave
asfissia alla nascita. Probabilità di sopravvivere vicine allo
zero. Mi comporto secondo le norme che mi avevano imposto, presto le
cure minime al bambino e con espressioni dolenti spiego al padre che
non vi è possibilità di salvezza. Nel giro di pochi
minuti mi arriva una telefonata del ministro Soares: Legnani
faccia il possibile e l’IMPOSSIBILE per il piccolo di cui io
moralmente mi considero il padrino. Obbietto
che il neonato non ha chances di sopravvivenza se non per pochi
giorni e che comunque non ho al momento un respiratore libero. La sua
risposta mi raggela: dottore,
lei sa benissimo cosa deve fare e ne risponderà direttamente a
me, anche con la vita!
La telefonata s’interrompe bruscamente su quella minaccia.
Quella
notte credo di aver toccato il fondo. Non sono nato eroe e con la
vergogna nel cuore ho fatto la cosa più meschina della mia
carriera. C’era questo bimbetto, Manolito, che ormai aveva
superato il periodo più critico, ce l’aveva quasi fatta.
Io l’ho fermato che era quasi sul filo di lana.
E
da allora sono capitati altri episodi del genere, in cui oltre alla
crudeltà dell’operazione in sé mi veniva imposta
una palese violazione di quelle norme da loro stessi propugnate.
Nonostante il mio operato fosse mantenuto ufficialmente segreto, la
notizia delle nefandezze a cui sono costretto si è diffusa per
tutto il Paese seguendo i misteriosi canali dei passaparola
sotterranei.
Ormai
mi conoscono tutti e ovunque sono additato come il dottor
ammazzabambini.
Nel
frattempo la Paracombia è uscita da tutte le organizzazioni
internazionali e io non ho più contatti con l’esterno.
In pratica vivo tra due fuochi, il ministro che minaccia nemmeno
tanto velatamente di farmi sparire, la gente del popolo che mi
lincerebbe volentieri.
Solo
tu mi puoi togliere da questa situazione allucinante. Fai conoscere
la mia storia in Italia, mobilita la stampa, contatta la Farnesina,
fai qualunque cosa mi possa essere d’aiuto.
Salvami,
Claudio, ti prego!
Un
abbraccio disperato
Massimo
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