La
signora che salutava i treni
di
massimolegnani
- Certo
che la conosco, commissario, anche se è cambiata molto
rispetto a questa foto-tessera; qui sembra una ragazzina, mentre
quella che ho in mente io è una signora, una signora già
di una certa età. Anzi, noi la chiamiamo “la signora del
treno”, che evidentemente qui in stazione non abbiamo molta
fantasia. Non abita a Villanova, in paese non l’ho mai vista.
Compare all’incirca una volta al mese, ma non ha una data
precisa, tipo il 3 del mese o il secondo mercoledì, no, ci ho
fatto caso, non c’è una regolarità nella sue
apparizioni. Arriva con una valigia piuttosto grossa, di quelle con
le ruote, che non hai bisogno del facchino, tanto mica ce l’abbiamo,
noi, il facchino. Compra un biglietto per Torino, seconda classe,
sola andata e anche se arriva con molto anticipo non entra mai in
sala d’aspetto. No, anche d’inverno, va direttamente alla
pensilina e aspetta in piedi, praticamente immobile, senza dare
confidenza a nessuno.
Lei
si chiederà come faccio a ricordarmi di questa donna, con
tutti i passeggeri che partono e arrivano ogni giorno.
Bè,
il fatto è che la signora non parte mai.
Quando
arriva il treno, lei afferra il manico della valigia e fa qualche
passo in avanti scrutando nei vagoni, come se cercasse con lo sguardo
lo scompartimento meno affollato. Ma la gente sale e scende e lei sta
lì.
Le
prime volte il capostazione rimaneva con la paletta alzata ad
aspettare, “forza signora” provava a gridare e allora lei
scuoteva la testa e lui fischiava il via libera un po’
incazzato perchè c’era cascato un’altra volta. Ora
finge d’ignorarla, ma io lo vedo che la guarda infastidito,
come se la signora fosse un disturbo alla precisione delle cose, sa
come sono i capi, credono che tutto dipenda da loro e che tutti
vogliano fargli un dispetto. È l’unico qui che non le
vuole bene. Noialtri che lavoriamo qui, ogni volta la osserviamo da
lontano e ancora ci speriamo che prima o poi lei parta. Vedesse la
dignità con cui si lascia sfilare il treno davanti agli occhi,
come una speranza o una delusione, che poi credo siano la stessa
cosa. E mentre l’ultima carrozza s’allontana, la signora
alza il braccio destro in un saluto composto.
Allora
in stazione cala un silenzio strano, siamo tutti fermi, come fossimo
sconfitti.
E
la signora se ne va con passo lento, per via della valigia. Ha
un’espressione seria ma non particolarmente triste. Sembra che
stia uscendo dal cimitero, ma non dopo un funerale, no, dopo una
visita ormai abituale a qualche suo defunto.
Ma
lei, commissario, perchè voleva sapere? La signora non può
certo aver combinato guai, non è il tipo, mi creda. Tra
qualche giorno dovrebbe ricomparire e magari è la volta che il
treno lo prende veramente! –
-
No, la signora non verrà più a salutare i treni, nè
tanto meno a prenderli. L’abbiamo ripescata ieri dal canale e
ancora non sappiamo cosa le sia successo.-
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