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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Calma e pacatezza (alle poste), di Leonardo Colombi 07/04/2007
 

Calma e pacatezza (alle poste)

 

L'ufficio postale era affollato quel giorno. Era sabato. Ma a ben pensarci era sempre così: tranne che in rari casi, a qualsiasi ora ci si andasse si trovavano poche persone agli sportelli e decine e decine in attesa dietro di loro.

Pensionati che attendevano la possibilità di ritirare la pensione, altri che speravano di prelevare o versare dai propri libretti postali. E poi ancora gente con bollette in mano, con lettere da spedire, vaglia postali, raccomandate, lettere minatorie, pacchi contenenti antrace... Alcuni anche con posta non propria da riconsegnare. Nessuno invece era lì per acquistare uno qualsiasi dei prodotti che l'azienda tentava di vendere: cd musicali, calendari, collezioni di francobolli, film…

Dopotutto, da quando in qua le poste erano divenute in centro commerciale?

Probabilmente il frutto di accurate analisi di mercato, di riflessioni e domande a cui le Poste Italiane avevano cercato di dare risposta.

Una risposta sbagliata.

E al contempo persisteva nell'offrire alla clientela un servizio scadente, inefficiente. Era più che evidente osservando le espressioni dei clienti in coda: alcuni erano lì dentro da pochi minuti, molti erano in attesa da ore. Una graziosa signorina, addirittura, stava allattando un bambino, concepito, portato in grembo e partorito in attesa del proprio turno.

Secondo alcune voci poi, qualcuno degli anziani era entrato in pensione mentre attendeva il suo turno per pagare una bolletta truffa della Telecom.

Ma di questo gli operatori al di là del vetro non si curavano. Come dargli torto? Non era mica colpa loro. Certo, un po' di responsabilità l'avevano pure ma non era un loro problema. Anzi, sembrava che se la passassero benone nonostante la moltitudine di gente e tutti gli sportelli recanti la scritta “Aperto”.

Beh, in effetti quelli presidiati erano solamente due o tre, ma anche questo sembrava non essere un problema loro. Alla fin fine, i clienti in fila non avevano idea delle oscure dinamiche legate all'inutile burocrazia, alle nuove regole antiterrorismo (i vecchi di oggi non si sa mai cosa ti possono combinare...basta una pastiglia sbagliata al mattino e poi…), a insensate dinamiche postali che prevedono la compilazione di moduli e moduli, ambigui e mal pensati da riconsegnare completi in tutte le loro parti perché possano poi essere inseriti nel cestino.

Per non parlare delle pause caffè o delle chiacchiere spensierate mentre sul volto dei clienti solo una maschera di sentimenti, un tragico miscuglio di sconforto, follia e odio furibondo per il tempo perduto e che mai più verrà recuperato.

Ingrati! Dovrebbero ringraziare perché invero è solo in luoghi d'inutile attesa come quello che hanno modo di esercitare quella virtù che solo i forti possiedono!

Ma non tutti la pensavano allo stesso modo, o almeno, non lo pensava l'uomo appena entrato. Indossava un passamontagna nero: solo gli occhi chiari di un colore grigio verde e la bocca con cui minacciare erano scoperti.

Non appena entrò, il suo fedele kalashnikov parlò per lui una raffica di saluti e una benevola presentazione. I proiettili forarono il soffitto mentre la gente prendeva ad urlare terrorizzata!

“State zitti, figli di puttana! Zitti!”

Un'altra raffica in aria e poi il fucile puntato ad altezza d'uomo. Si fece silenzio.

Il nuovo arrivato incuteva paura tanto era il rancore che dimostravano i suoi modi e quei suoi folli occhi chiari.

“E ora a terra! Tutti!”

La sua voce ruppe il silenzio con violenza. Loro malgrado, tutti i presenti gli obbedirono.

Alcuni piangevano temendo il peggio, altri erano sbiancati e non riuscivano nemmeno a respirare. Il cuore degli anziani pompava forsennato tanto che già qualcuno di loro era prossimo a raggiungere la soglia infarto.

Ma all'uomo non importava niente, non gliene fregava proprio nulla di quei perdenti in coda alle poste!

Anzi, a passi decisi si diresse verso uno degli sportelli presidiati. Avanzava guardingo osservando ora a destra ora a sinistra: qualcuno avrebbe potuto addirittura tentare un gesto eroico ed insensato.

Per cosa poi?

Per i soldi che in quel luogo circolavano?

Per i dati sulla privacy con tutta probabilità già ripetutamente violati?

Oppure per il posto in fila che da ore aveva stoicamente mantenuto?

Ma nessuno si mosse: lo temevano come la morte.

“Tu!”

Glaciale, l'uomo si rivolgeva ora ad una delle operatrici, una signora paffuta dall'accento meridionale che tremava e piagnucolava accovacciata a terra in un disperato tentativo di nascondersi all'aggressore.

“Tu! Alzati, presto!”, nonostante la presenza del vetro separatore teneva il fucile puntato all'altezza della fronte della donna. Ribellarsi era inutile: sarebbe bastato un colpo o due a mandarlo in frantumi e a colpirla.

Lei, tremante e spaventata, con gli occhi lucidi, si alzò lentamente. Teneva le mani in alto in segno di resa.

“Presto ti ho detto! Non farmi incazzare, stronza! Avvicinati!”

Sempre più terrorizzata si avvicinò al banco: pochi centimetri la separavano dalla canna del fucile.

Cosa voleva da lei quell'uomo?

I soldi dell'ufficio postale?

I dati di qualche conto?

“Prendi!”

L'uomo le passò dei fogli attraverso lo spioncino: lei li osservò stupita.

Non riusciva a comprendere le intenzioni dell'aggressore.

“Muoviti!”, l'uomo tornò ad urlarle contro mentre al contempo sparava qualche colpo in aria. Iniziava ad innervosirsi

L'operatrice chiuse gli occhi d'istinto e si irrigidì. Poi riprese il controllo e con mani tremolanti afferrò le bollette che l'altro gli aveva allungato.

“Muoviti!”, nuovamente la voce bassa e carica di rancore del criminale.

E mentre lei inseriva i dati al terminale lui controllava che nessuno degli altri si muovesse.

“State calmi, ok? Tra poco sarà tutto finito…”, disse loro.

Poi, rivolto all'operatrice: “Allora? Hai fatto? Quant'è?”

Cosa? L'operatrice non si capacitava di quel che stava accadendo…

Quant'è?”, le chiese di nuovo.

“Ah, ecco…sono 317 euro e 45 centesimi…”

Col fucile sotto il braccio, recuperò il denaro dal portafoglio e lo porse alla donna. Ebbe un po' di difficoltà con i centesimi per via del fucile che rischiava di cadergli ma alla fine ce la fece, senza inutili sprechi di colpi per di più.

“Ha messo tutto, vero? Anche quella dell'Enel?”

“Si, si, ho messo tutto”, la risposta dell'operatrice sempre meno spaventata e al contempo sorpresa.

“Perfetto! Arrivederci allora!”, afferrate le bollette, la salutò con cortesia. Un attimo dopo era fuori, diretto verso la propria auto.

Seduto all'interno finalmente poté togliersi il passamontagna e verificare le ricevute delle bollette appena pagate.

Soddisfatto, mise in moto e accese l'autoradio: i Godspeed You, Black Emperor suonavano per lui. E tutto, improvvisamente, sembrava migliore.

Distrattamente volse lo sguardo a sinistra. Dall'auto parcheggiata accanto vide un pensionato scendere con la tipica lentezza degli anziani ed indossare qualcosa sopra il giubbotto: una panciera con bombe al tritolo incorporate. Quindi, dopo essersi infilato un passamontagna in testa e aver recuperato il detonatore si avviò verso gli uffici postali a ritirare la pensione.

Scuotendo la testa, “Questi vecchi…” disse tra sé e sé l'uomo mentre nascondeva il proprio kalashnikov dietro al sedile del passeggero.       

 

 

 

 

 
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