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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Tante biciclette rosa, di massimolegnani 25/07/2019
 
Tante biciclette rosa

di massimolegnani



Oggi ho risalito la valle dell’Orco, dal fondovalle fin sotto il lago Serrù. Qui tra due giorni passerà il Giro, credo per la prima volta, e io volevo toccare con mano, o meglio col pedale, le asperità, le strettoie, i punti più arcigni in cui è probabile che qualcuno attacchi e magari s’involi solitario fino al traguardo.

È stata un’esperienza durissima ma gratificante. Subito dopo Noasca inizia un tratto micidiale, tornanti che sembrano impilati uno sull’altro in verticale, una breve spianata e poi di nuovo un’impennata con pendenze al 15% lungo la vecchia strada ,resa di nuovo praticabile per l’occasione, che evita una galleria di oltre tre chilometri. Confesso che prima o poi avrei desistito non fosse stato per l’atmosfera da giorno prima della festa che ho incontrato lungo tutto il percorso. Non c’era casa che non fosse pavesata come una nave da crociera, coccarde e nastri rosa sulle cancellate, festoni colorati che partivano dai tetti, striscioni di benvenuto per i corridori e soprattutto centinaia di biciclette sgangherate ridipinte di rosa e fissate alle ringhiere o legate alle staccionate o a penzolare dai pilastri dei cancelli. A metà di quei tornanti duri ho incontrato due ragazzi impegnati ad affrescare la parete di cemento con una scena campestre che riecheggiava i colori del Giro. Quando dopo alcune ore sono ridisceso li ho trovati ancora lì a dare gli ultimi ritocchi. Grandi ragazzi, li avrei abbracciati, ma almeno ci siamo salutati. Questa è una festa di tutti, mia che fatico oltre le mie possibilità, delle famiglie che agghindano le case, degli stradini che tappano le ultime buche e che non ho mai visto lavorare con tanto fervore, delle signore che ho visto in più punti ridipingere alcune cappellette votive lungo la strada, anche loro viste all’andata e riviste ancora all’opera al ritorno.

Ma poi non è solo l’atmosfera festosa a coinvolgermi, è la suggestione di percorrere lo stesso asfalto che di lì a poco sarà teatro dei campioni, salgo e immagino, salgo e mi sembra di sentire gli incitamenti, salgo e mi confondo, a tratti non sono più io, sono loro, perché se la velocità è ben diversa, identica è la sofferenza mia e loro, il timore di cedere di schianto e la voglia di arrivare, possibilmente primi, loro, possibilmente e basta, io.


 
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