Tante
biciclette rosa
di
massimolegnani
Oggi
ho risalito la valle dell’Orco, dal fondovalle fin sotto il
lago Serrù. Qui tra due giorni passerà il Giro, credo
per la prima volta, e io volevo toccare con mano, o meglio col
pedale, le asperità, le strettoie, i punti più arcigni
in cui è probabile che qualcuno attacchi e magari s’involi
solitario fino al traguardo.
È
stata un’esperienza durissima ma gratificante. Subito dopo
Noasca inizia un tratto micidiale, tornanti che sembrano impilati uno
sull’altro in verticale, una breve spianata e poi di nuovo
un’impennata con pendenze al 15% lungo la vecchia strada ,resa
di nuovo praticabile per l’occasione, che evita una galleria di
oltre tre chilometri. Confesso che prima o poi avrei desistito non
fosse stato per l’atmosfera da giorno prima della festa che ho
incontrato lungo tutto il percorso. Non c’era casa che non
fosse pavesata come una nave da crociera, coccarde e nastri rosa
sulle cancellate, festoni colorati che partivano dai tetti,
striscioni di benvenuto per i corridori e soprattutto centinaia di
biciclette sgangherate ridipinte di rosa e fissate alle ringhiere o
legate alle staccionate o a penzolare dai pilastri dei cancelli. A
metà di quei tornanti duri ho incontrato due ragazzi
impegnati ad affrescare la parete di cemento con una scena campestre
che riecheggiava i colori del Giro. Quando dopo alcune ore sono
ridisceso li ho trovati ancora lì a dare gli ultimi ritocchi.
Grandi ragazzi, li avrei abbracciati, ma almeno ci siamo salutati.
Questa è una festa di tutti, mia che fatico oltre le mie
possibilità, delle famiglie che agghindano le case, degli
stradini che tappano le ultime buche e che non ho mai visto lavorare
con tanto fervore, delle signore che ho visto in più punti
ridipingere alcune cappellette votive lungo la strada, anche loro
viste all’andata e riviste ancora all’opera al ritorno.
Ma
poi non è solo l’atmosfera festosa a coinvolgermi, è
la suggestione di percorrere lo stesso asfalto che di lì a
poco sarà teatro dei campioni, salgo e immagino, salgo e mi
sembra di sentire gli incitamenti, salgo e mi confondo, a tratti non
sono più io, sono loro, perché se la velocità è
ben diversa, identica è la sofferenza mia e loro, il timore
di cedere di schianto e la voglia di arrivare, possibilmente primi,
loro, possibilmente e basta, io.
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