La
matrioska
di
Grazia Giordani
Si
sa che i vecchi cassetti sono miniere di ricordi, veri forzieri del
cuore. Fin da bambina ho amato frugare alla ricerca di spicchi di
vita, perdendomi dentro l’avorio di ingiallite fotografie,
incantata dall’arabesco di pizzi delicati come sogni che
svaniscono all’alba. Il granaio della nonna è stato per
anni una vera miniera. È là che ho trovato il ritratto
della prozia birichina, quella della fuga col violinista (ricordate
il mio racconto Ritratto in cornice ?) e stampe dell’Ottocento
e testi miniati e francobolli che il nonno collezionava e una
rastrelliera di pistole – subito incamerate da mio cugino -, ma
ancora non avevo notato un piccolo stipo (e come avrei potuto, visto
che era un cassetto segreto, che non si vedeva a prima vista)
nascosto in un canterano scricchiolante, ridotto in stato pietoso,
destinato a diventare ormai legna per il caminetto, così
almeno diceva la nonna, poco incline a spender soldi per i restauri
della vecchia mobilia.
Fu
premendo, proprio per caso, con un gesto fortuito, meccanico, non
voluto, che vidi aprirsi quello spazio impensato e nel buio mi
apparve il volto enigmatico di una splendida matrioska.
Il
bisnonno, che adorava viaggiare, era stato in vacanza a San
Pietroburgo, molti anni fa e in quell’occasione, suppongo
avesse acquistato quella bambola multipla, insieme a un colbacco
ormai tutto tarmato e a una provvista di caviale e di vodka, rimasta
proverbiale in famiglia. Per anni si era parlato di quel viaggio; le
bambine di casa avevano giocato con la matrioska, ammirandone il
volto misterioso, le ciglia lunghe, dipinte regolari, sul legno
pallido dello sfondo e la gonna stilizzata, su cui si apriva
l’incanto di petali rossi, brillanti come i fiori di un’eterna
giovinezza. Erano dieci, una dentro l’altra quelle magiche
bamboline.
La
penultima fu dura da aprire, non voleva svitarsi. In effetti, insieme
alla minuscola figlia, conteneva un foglietto, un piccolo quadratino
di cara sottile, un velo leggero, che mi sfuggì tra le dita;
non portava scritto nulla, non vi erano parole leggibili, al centro
solo una macchia rosso-bruna a forma di cuore.
L’ho
riposto nella matrioska e ho richiuso il cassetto.
I
segreti devono morire col loro autore.
Ci
vuole rispetto per i misteri.
Non
bisogna risvegliare gli spettri.
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