Non
sono nato eroe
di
massimolegnani
Ecco,
forse dovrei stare dietro le sbarre come un delinquente, perché
essere tiepido alla vita, defilato, asociale, è una
dissociazione a delinquere.
È
che non sopporto quelli pronti a lacerarsi la camicia e a denudare il
petto che non sbaglino la mira gli sputi e i pugni, ben raramente le
pallottole, tanti nemici tanta gloria che la gloria è la
massima ambizione, quelli con la schiena incline agl’ideali a
far da propulsore, la testa bassa a caricare, il braccio alto a
minacciare, quelli che oggi è il bianco per cui si muore di
metafora, domani è il nero che nel frattempo s’è
invertita la corrente, ma non importa, l’importante è
stare di profilo, quello migliore per la luce. Solo due me ne ricordo
assurdi e belli, tremendamente autentici: in una piazza della Cina
l’uno a fermare la ferraglia cingolata con la sola sua
presenza, e, all’opposto punto della palla, l’altro a
morire per protesta facendosi lui stesso palla di fuoco. No, non sono
nato eroe, un poco di coraggio me lo son cucito addosso per
necessità, come un vestito a toppe in cui ci ballavo dentro,
ma la paura quella sì mi è nata con la nascita che
ancora la sento sulla testa la minaccia, donna
di 28
settimane sta sanguinando,tieniti pronto,
e nell’attesa non ci dormo e non ci campo, e li maledico, sì
li maledico, la madre e il figlio che mi accorciano la vita, che poi
al momento buono può essere che lavori bene, sai, calmo e
deciso, magari mi capita che salvo quel ragnetto, SALVO!, che parola
da vergogna così intrisa di vigliaccheria.
Lo
so che mi sognavi eroe o almeno coraggioso, ma nemmeno, ti bastava
uomo, pronto al bel gesto, alla difesa nobile, alla battaglia sotto i
riflettori e ti fa male vedermi fermo lì nella penombra,
immobile, che la luce, l’azione, il sacro fuoco, il tintinnio
delle medaglie mi mettono a disagio. Il mio ideale è sempre
stato Barbagallo che in terza media ancora non aveva un nome, solo
quel cognome, barbagallo, pronunciato minuscolo dai compagni, come
una presa per il culo. Mai fatto a pugni barbagallo, mai uno sputo
dato, qualcuno ricevuto, mai difeso nessuno, tantomeno se stesso. Ma
Barbagallo tornando a casa un giorno in pieno inverno s’è
tolto il cappotto e l’ha messo sulle spalle a un poveraccio e
quante botte s’è preso a casa, il
cappotto l’ho perso, non so dove l’ho lasciato,
e giù botte a questo figlio deficiente che gli sarebbe bastato
dire il vero ma sarebbe stato come tradire il gesto.
E
nel mio piccolo qualche rara volta ho fatto il barbagallo, sai, ma a
furia di minimizzare, nascondere, tacere, non ricordo più
quando e cosa e come. Che poi, comunque, anche ricordassi non te lo
verrei a dire.
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