Inverno
di Enzo Lombardo
Alberi spogli, tra i filari; nidi
scoperti tra stecchi e foglie accartocciate, in
attesa. I passi leggeri sull'erba umida e sulle foglie marce, sono senza storia
e senz'ombra, quasi senza rumore. Sulla strada in leggera salita un ciclista
solitario fa udire il fruscio della catena: ma è già piccolo, una figurina, un
punto lontano sopra il dosso; fra poco scomparirà nella discesa, inghiottito
dalla luce ferma e dal silenzio.
E' bello averti vicino, qui, ora. E
insieme strisciare le palme nei tronchi, sentirne la ruvida pelle e il tepore
del sonno. E insieme socchiudere gli occhi per carpirne l'odore. E ridere
insieme della nostra pazzia, immersi nel grigio e nel grigio volare tra felci
avvizzite e sterpi crocchianti.
Alberi fra gli alberi, le braccia
tese come rami e così girare e girare e incontrarci e stringerci ancora ed
ancora. E non avere paura dell'inverno.
Vedi quella nuvola bassa? E' di un
grigio più grigio. Fra poco non ci vedremo neppure, amore mio. La nebbia ci
toglierà i contorni, i colori: dovrò avvicinare il mio viso al tuo per leggerti
dentro. Si toccheranno i nasi gelati. Ci perderemo felici nella nebbia
attaccati alle labbra.