LA CASA SENZIENTE
“Lui” sarei io.
L'intervistatore sarei io.
Tutto il resto é.
“Io” non sono colui che scrive,
sono un
personaggio creato,
costruito,
al pari di
una lampada.
La lampada
i): Cosa ne pensi di lui?
l): Ha orari strani, mi fa lavorare
anche di giorno, e mi ha collegato a una doppia spina assieme a televisione e
computer. Un bastardo. Spesso mi lascia accesa per ore senza nemmeno stare in
camera, come un bambino seduto in un aula vuota a
guardare una lavagna nera. Io sono quel bimbo, e per quella lavagna è sempre
giorno. Lo odio, ma è il mio padrone, forse morirò prima di lui, o mi capiterà
padrone peggiore, quindi…
Il televisore
t): Io ne vedo tante, ne vedo proprio
tante di cose strane, ma una persona così non pensavo esistesse.
i): Si spieghi meglio.
t): Io vedo continuamente migliaia di
uomini, stupidi e intelligenti, belli o brutti, stanno tutti dentro di me e
hanno una logica, un senso, significati spesso semplici ma per me mai banali.
Chi vede in me spesso riflette, ride,
si confronta. Io pensavo di avervi capito, ma lui è diverso.
Lo vedo nel suo sguardo perduto, lui
non guarda me, guarda oltre, e pensa cose che non ho i mezzi per capire. Io ho
visto sicuramente più cose di lui, eppure quello sguardo mi terrorizza,
mi spoglia e mi pone domande cui mai saprò rispondere.
Il letto
i): E lei, cosa ne pensa?
l): Ho sentito quel che dice quello
stupido, e so perché non capisce. Io lui lo amo, e so che lui ama me, lo vedo.
Stiamo tantissimo assieme, sento che mi apprezza più di ogni altra cosa, so che
tra le mie pieghe ha oliato i cardini del mondo, ha viaggiato oltre il
vero e il falso e ha scoperto cose il cui vago ricordo gli confonde le giornate.
Io lo vedo come una specie di eroe, e quando morirò o lui troverà un altro
ricorderò con orgoglio i lieti riposi e gli stanchi pensieri di colui che mi ha
aperto gli occhi alla vita, più amante che padrone. Penso che la lampada e la
televisione sottovalutino la profondità dei sentimenti globali, e abbiano
scelto di rinunciare alla comprensione umana.
La doccia
d): Devo dire che vederlo qua sotto
tre volte la settimana non è il massimo, a me piacciono gli uomini
ma a lui preferirei una bella donna. Consuma poca acqua però, anche se
mi fa scaldare due o tre minuti prima di entrare. Io
non sono acculturata come chi ha parlato prima, se volete scrivere qualcosa su
di lui vi posso dire che perde già un bel po' di capelli, che non è
accuratissimo nella pulizia e che spesso mi sputa sui piedi catarro denso da
dopo partita a pallone tra fumatori accaniti.
Il frigorifero
f): È un genocida.
Il mostro del secolo. Quando nacqui capii che ero destinato a conservare
alimenti per gli esseri umani, ma mai avrei immaginato di diventare un
obitorio. Polli, conigli, maiali, triglie, salmoni. A noi oggetti ci insegnano a rispettare la vita, e ci vendono a padroni
che per primi la disprezzano. Troppo sangue è passato dentro di me, fui
concepito così pulito e morirò terribilmente sporco. E quella faccia, ha
ragione televisione, dovreste vederlo. Gli occhi da pazzo mentre mi guarda
dentro. Per capire tutti gli uomini
basta una cosa. Tutto quello che metti dentro di me te lo restituisco uguale,
quello che metti in loro diventa merda, e lo devi
buttare nel cesso.
Il cesso
c): Sono contento il mio amico frigo
mi abbia chiamato in causa. Non ci siamo mai visti ma
ci teniamo in contatto io e frigo, all'inizio lo odiavo ma ora siamo amiconi.
Ho capito che non è lui la fonte dei miei mali, o almeno, non direttamente. Io
sono stato destinato a fare un lavoro di merda,
decidono loro quando tapparmi o stapparmi la bocca, e cosa buttarci dentro. Una
volta esagerarono così tanto che mi otturai e vomitai tutto. Fu una cosa
stupenda, mi ripagò di tutti quegli anni di buchi puzzolenti pronti a svuotarmisi dentro. Fui punito a martellate, per ore, da
uno sconosciuto che fingeva di ripararmi. Siamo tutti solo tubi o scatole,
tutti inutili, lo so per certo. Di lui posso dire che pesa meno del padre, ciò
che mi tira puzza meno di ciò che mi tira il fratello e soffre un po' mentre lo
fa. Io non so se soffre per me o per cose sue, ma sono contento comunque.
Lo specchio
s): Non abbiamo mai avuto un buon
rapporto, non gli sono mai piaciuto, rispetto al letto poi non sono mai
esistito. Però a me in fondo piace, soprattutto quando
fa le facce buffe, o si rade, e dovreste vederlo la sera tardi, quando mi
lancia uno sguardo dopo aver pisciato, in quegli occhi non si può non vedere un
uomo solo, spaventato, innamorato e profondo come solo un dio lo saprebbe
creare.
In fondo se loro hanno creato noi,
qualcuno avrà creato loro, ebbene questo qualcuno con lui è andato troppo a
fondo, avrebbe molto da imparare lui da me, per meglio vivere in questa
vita.
Purtroppo non sa guardarmi dritto
negli occhi.