Solitudini
di
Milvia Comastri
La donna indossa un vestito nero, di
seta, a lui sembra di capire. Ai piedi porta sandali di vernice nera, dal tacco
alto e sottile.
Troppo elegante, stonata per questo
posto, pensa l'uomo.
La donna si siede al tavolo vicino alla
finestra, appoggia la borsa sulla sedia accanto.
Nel locale non c'è nessun altro, solo
lui e quella donna e, dietro il banco, il barista che sta svuotando, indolente,
la lavatazzine.
L'uomo pensa di alzarsi, di avvicinarsi
alla donna e dirle una frase qualsiasi, giusto per capire, nella risposta, se
anche la sua voce è fuori posto, lì. Giusto per sentire una voce.
Lei ha preso un libro dalla borsa, e lo
appoggia sul tavolino.
Lui cerca di leggerne il titolo, ma non
ci riesce.
Si immagina che la donna sia una di
passaggio, una giornalista, magari, venuta in paese per scrivere di quel caso,
quello del ragazzino ucciso dal cane.
Potrei avvicinarmi e chiederle: È una
giornalista, lei? E poi sedermi al suo
tavolo e sentire il suo profumo, pensa.
Dalla tasca della giacca tira fuori un
fazzoletto, bianco, grande, e si asciuga il sudore che gli bagna la fronte. La
giacca è abbottonata e gli stringe sul petto e a volte ha l'impressione che gli
stringa anche il respiro.
Una mosca si è posata sul tavolino al
quale lui sta seduto e con le zampette sembra voler pulire l'alone lasciato da
un bicchiere sul ripiano di formica. L'uomo la osserva, inespressivo, poi il
suo sguardo va a cercare la donna.
Gli sembra che lei stia piangendo: un
quasi impercettibile sussultare delle spalle, un accenno di luccicore lungo le
guance. Stringe gli occhi, per vedere meglio, poi gira il viso, imbarazzato.
Pensa alle lacrime delle donne. Pensa a
quelle di sua moglie, quando gli ha detto che lo lasciava per un altro. Le
donne versano lacrime solo per amore, si dice. Anche quando sono loro, ad
andarsene.
Il barista spegne le luci che
sovrastano il bancone e tossicchia.
L'uomo, con la coda dell'occhio, vede
la donna alzarsi e spostare la sedia, che fa un rumore stridente, nel silenzio.
La vede riporre il libro nella borsa, e lasciare qualche moneta sul ripiano del
tavolo. Gli sembra meno elegante, di
quando è arrivata, come se il pianto l'avesse sgualcita.
Quando lei spalanca la porta per uscire, nel
bar entra aria fredda, l'aria troppo fresca di un precoce autunno.
L'uomo, ancor seduto, allontana la
sedia. Poi appoggia le mani sul tavolino, le palme discoste, e solleva il suo
corpo grasso. Mette una banconota sotto il posacenere. Attraversa lentamente il
locale.
La strada è deserta, fuori, e i contorni delle
case inghiottiti dal buio.