LAME
Il sangue gocciolava con esasperante
lentezza, quasi restio ad abbandonare le vene. Alfio non ci fece caso, era
troppo concentrato sul corpo davanti a lui.
Un corpo morto.
Quella decisione l'aveva presa all'improvviso,
senza alcuna premeditazione. Aveva agito, prima che qualcosa o qualcuno gli
facesse mutare idea.
Ciò che stava per fare, nell'intimo,
lo disgustava, ma sapeva bene che non aveva scelta. Infilò il coltello nella
parte bassa del ventre e con un colpo secco e deciso lo aprì tutto facendo
rotolare fuori gli intestini. Il liquido che li conteneva si mischiò al sangue
formando qualcosa di stomachevole. Pensò che avrebbe dovuto accuratamente
pulire tutti lì intorno.
Avrebbe volentieri evitato quello
scempio, ma quello che stava facendo doveva essere fatto. Ne andava della sua
vita.
Sua moglie non l'aveva mai capito.
Lui l'aveva sopportata abbastanza. Aveva così deciso di porre fine a quella
loro difficile coesistenza. Aveva anche pensato al divorzio, ma per tante
ragioni non era una strada facile. Eppoi sarebbe
stata lunga, troppo lunga.
Passò una mano sulla fronte sudata e
una striscia di sangue gli rimase appena sotto l'attaccatura dei capelli come
dipinto di guerra indiano. Il coltello che stringeva in pugno, per quello che
stava per fare, non sarebbe stato adatto, quindi lanciò uno sguardo alla sua
destra dove una fila di lame parevano in trepidante attesa. Erano nuove di
zecca, erano state comprate per l'occasione. Ne tirò fuori una sottile e affilatissima,
come un bisturi lungo. Non si azzardò a far scorrere il pollice sulla lama,
l'avrebbe tagliato la carne sino all'osso.
Con calma cominciò a staccarle la
pelle di dosso centimetro dopo centimetro. Era difficile, ma doveva staccarla
tutta, non aveva scelta.
Sorrise. In quella situazione il suo
sorriso parve macabro. Divorzio?! Già, avvocati, bambini usati come arma,
tribunali dove tutti ascoltano i fatti tuoi, le intimità svelate, e così via.
No, il divorzio mai! Se fossero stati in un paese più civile, meno bigotto,
sarebbe stato tutto più facile e avrebbe seguito quella strada, ma lì il
divorzio restava sempre qualcosa di lungo e penoso, con tutti a cercare di fari
cambiare idea.
No, c'erano altri sistemi…
Con una certa sorpresa si rese conto
che la pelle veniva via più facilmente del previsto. Merito di quella lama che
avrebbe fatto l'invidia di un chirurgo e che si sarebbe fatta una risata di quei laser di cui tanto si decantavano le qualità.
Lui voleva un qualcosa da sentire in
pugno, qualcosa che luccicava tra le tue mani, che riusciva a muovere con
l'abilità di uno scrittore che guida abilmente la penna sul figlio bianco o di
uno scultore che tira fuori la scultura che ha in mente celata nell'informe
blocco di marmo bianco.
Divorzio… strinse le labbra scuotendo
il capo.
Quando finì, depose con cura
ossequiosa il coltello e guardò il suo lavoro. Ottimo, davvero ottimo. Ghignò.
Scelse una lama larga quanto una
mano, non troppo lunga, anch'essa affilata, ma non come la precedente, del
resto era stata realizzata per compiti molto diversi.
Non ebbe un istante di esitazione.
Con colpi secchi tagliò di netto le
gambe all'altezza del ginocchio. Poi guardò la testa. Si concentrò. Voleva
farlo con un colpo solo. Doveva.
Dritto sul collo, vicinissimo al
mento, ma senza neanche sfiorarlo.
Un colpo secco.
La testa schizzò via.
Rotolò sul pavimento.
Mordendosi le labbra si spostò per
raccoglierla.
Si chinò, la prese.
Fu allora che sentì il rumore.
E le voci.
I suoi figli… maledizione! No, non in
quel momento.
Restò immobile, col cuore che aveva
cominciato a pulsare più del normale. No… non allora. No.
Le voci si avvicinavano concitate.
Alfio pareva statua grondante sudore
e sangue nei quali risaltava il suo viso pallido e bianco come una scultura di Rodin.
Le voci tacquero per pochi istanti.
Poi ripresero, ma più lontane. Per
svanire del tutto.
Lui attesa ancora
qualche minuto prima di riprendere a respirare. Regolarmente.
Con assoluta calma ripose la testa e
afferrò un asciugamano lindo e profumato, col quale si strofinò energicamente
il viso.
E pensò che forse sarebbe stato
meglio non andare avanti per quella notte. Del resto aveva quasi finito.
Fissò la sua opera e si ritenne
soddisfatto, era esattamente quello che aveva in mente di fare.
Strano, si sorprese a pensare di non
odiare quel corpo martoriato, per la verità non provava alcuna emozione a
vederlo così smembrato, squartato lì, davanti a lui.
Sospirò e decise di completare
l'opera.
Così prese la carcassa della capretta
che aveva appena macellato e l'appese al gancio del
suo grosso frigorifero. Mise in busta gli intestini da recuperare e il resto li
buttò nell'apposito contenitore. Poi pose la testina in uno scomparto.
Uscì chiudendo la cella frigorifera
della sua macelleria e, attraverso la porta interna, salì a casa sua. Se avesse
trovato i bambini ancora svegli sarebbe stata necessaria una bella punizione.
Qualche giorno senza play station. Ma dormivano.
Anche sua moglie dormiva
profondamente.
Divorzio? La guardò bene. Una coscia
nuda veniva fuori dalle lenzuola scostate mettendo in
mostra quasi tutto.
Divorzio? Bah! Forse sarebbe meglio
rifletterci un po' su. Magari anche separati in casa sarebbe potuto andar bene.
Osservò il seno, ancora sodo,
sollevarsi e riabbassarsi in un lento tranquillo respiro.
Sì, meglio ripensarci.
Stanco si diresse verso il bagno, si
spogliò e si infilò sotto la doccia canticchiando.